Una foto di gruppo: Tomasiello è al centro, Ginobili il primo sulla destra (Courtesy of Gianluca Tomasiello)

di Alessandro Aita

Gianluca Tomasiello, per gli amici e per gli addetti ai lavori Rino, è un playmaker/guardia classe 1980, cresciuto nella originale Juvecaserta (lo Sporting Club Juventus fallito nel 1998) e che, nei suoi anni migliori, ha dimostrato di essere un ottimo giocatore di A2 e di B1, soprattutto con la maglia della Virtus Siena di cui è stato per cinque anni capitano e MVP della Coppa Italia di categoria nel 2008. Negli anni è stato compagno di squadra di numerosi ragazzi che cercavano di imparare da lui, leader in mezzo al campo, e qualcuno è riuscito a carpire i suoi segreti ed arrivare fino in massima serie, come Tommaso Laquintana, Matteo Imbrò e Marco Portannese. Con trentotto anni sulle spalle Rino continua ancora a giocare a pallacanestro, nel San Nicola Basket Cedri in serie C Gold campana, ma quando era lui il ragazzino diciottenne di belle speranze, colui che doveva mettersi dietro ai ‘santoni’ della squadra ed imparare, ha avuto un compagno di squadra speciale. Un ragazzo argentino dall’atletismo e dal naso importanti, alla prima esperienza lontano dalla sua madre terra. E che vent’anni dopo ha concluso una carriera sfavillante ai San Antonio Spurs: Emanuel Ginobili. Invece di raccontare il solito ‘Narigòn’, con un articolo che poteva avere il retrogusto amaro di un epitaffio, abbiamo preferito fare un identikit del primo Manu arrivato in Italia, un ragazzino imberbe ma già con la testa da professionista, grazie all’aiuto di Rino Tomasiello che abbiamo disturbato durante il riscaldamento per un allenamento con San Nicola.

Ginobili a Reggio Calabria Courtesy of CalabriaSport24)

La prima cosa a cui ho pensato – ci dice Tomasiello – appena ho saputo del ritiro di Manu è stata la presentazione della squadra che vinse quel campionato di A2. Si presentò al roster con un foglietto delle statistiche, si avvicinò a me e mi disse “Come c***o fai a essere un playmaker ed avere soli 25 assist in una stagione?”. Questa frase, detta da un ragazzo di 21 anni alla prima esperienza al di fuori dall’Argentina, mi è rimasta dentro e mi fa pensare molto alla mia carriera. Non ho mai pensato tanto alle statistiche, ma più a giocare per la squadra, mettere i compagni in ritmo; e forse, le parole che mi ha detto hanno influito anche sulla mia storia cestistica”. In una frase, Ginobili ha mostrato già tutto il suo carisma, ed aveva soltanto ventuno anni. E tecnicamente? Basta un piccolo aneddoto che ci fa capire la sensibilità tecnica di Manu, che si aveva a che fare con qualcuno fuori dal normale: “Il sabato mattina a fine allenamento, si faceva una gara di tiro da metà campo. Ai tempi c’erano ancora le lire, ben cinquantamila in palio, e partecipavano quasi sempre le stesse quattro persone, fra cui Manu. Il nostro era un roster esperto, pieno di talento, con giocatori del calibro di Santoro e Sydney Johnson, ma almeno l’80% di queste gare è stata vinta da lui. Aveva un senso del canestro a quell’età che era qualcosa di eccezionale, un’esplosività fuori dal comune ed un gran senso del contatto. Aveva una grandissima voglia di allenarsi, non dava mai l’impressione di essere già ‘arrivato’ ma voleva sempre migliorarsi, entrò con grande umiltà in quella squadra che poi vinse il campionato, giocando tanti minuti”. Per Manu, così come per Rino, era la prima esperienza al di fuori di casa, ma lo stesso Tomasiello lo ricorda come perfettamente ad agio: Non mi ha mai dato l’impressione di essere fuori posto. Ai tempi era già fidanzato con quella che divenne sua moglie, che faceva avanti e indietro dall’Argentina, ma riuscì a tamponare la sua assenza. L’essere un sudamericano nel sud Italia lo ha aiutato molto, poi in una città come Reggio Calabria dove abbiamo incontrato gente disponibilissima, tanto è vero che anche io ne conservo un gran bel ricordo nonostante io fossi un giocatore di contorno in una squadra di altissimo livello. Manu era molto legato al gruppo italiano, andavamo spesso a cena fuori tutti insieme, io lui e Grappasonni andavamo a cenare in un ristorante cinese quasi una volta a settimana. Già ai tempi era un ragazzo molto generoso e allo stesso tempo di grande carisma”. Il salto di qualità della carriera di Ginobili arrivò in maglia Virtus Bologna, e Rino Tomasiello ne fa subito un quadro preciso:Mi stupì subito a Bologna; a Reggio non aveva quella continuità che ebbe subito dopo. Un nostro fisioterapista, Giacomo Borsari, ci disse che Danilovic iniziò la preparazione e vide questi ragazzi poco più che ventenni con enorme atletismo e talento, decidendo di ritirarsi nonostante fosse all’apice della sua carriera. Capì che questi ragazzi avrebbero fatto le fortune della Virtus assieme ad Ettore Messina sulla panchina”.

Sessione di allenamento della Reggio Calabria 1998/99, che quell’anno venne promossa in A1 (Courtesy of Gianluca Tomasiello)

Ma nonostante tutto, lo stesso Tomasiello aveva delle remore sul futuro cestistico dell’argentino: Non dava la sensazione che avrebbe fatto la carriera che ha avuto: credo lo debba alla sua tenacia e al suo talento. Io venni trasferito a Campli all’inizio della stagione 99/2000, quindi feci la preparazione assieme al gruppo e assieme a lui. Quella fu l’estate in cui venne scelto al Draft NBA, ma non ci parlò mai del suo futuro e delle sue prospettive. Anzi, non sembrava nemmeno interessato, non si alzò su un piedistallo per il risultato raggiunto ma continuò a lavorare seriamente per migliorarsi”. Tanto lavoro ed umiltà nonostante il talento, sono questi gli ingredienti che hanno contribuito a rendere Manu Ginobili un pezzo di storia dei San Antonio Spurs: Proprio questo lo ha fatto diventare il campione che è: l’ha apprezzato e rispettato tutta la NBA, emergendo in un mondo dove, soprattutto all’arrivo di Manu, i giocatori americani sono un po’ presuntuosi pensando di essere i migliori; adesso, con il costante arrivo di europei di tutto rispetto il mondo americano sta cambiando pensiero, e Manu ha certamente contribuito a questo cambio di visione”. Un Manu determinato, ma concentrato sul presente e su ogni partita. Che si integrò alla perfezione, ma senza dimenticare i suoi affetti. Emerge un quadro di un Ginobili già abbastanza maturo a soli ventuno anni, ma che non sapeva di avere ancora tanta strada da percorrere, ben vent’anni di pallacanestro a livelli celestiali. Ma per Rino Tomasiello, qual è stato il cimelio più importante di questa avventura? Una foto di gruppo, scattata appena abbiamo vinto il campionato. Io mi ritrovo per terra, di fianco a Manu e, non ricordo nemmeno il perché, durante lo scatto gli strizzai le parti intime venendo così nella foto! Spero di fartela vedere al più presto”.