Mario Boni entra in area contrastato fallosamente da Atkinson - Foto di Savino Paolella

Mario Boni entra in area contrastato fallosamente da Atkinson – Foto di Savino Paolella

SALONICCO Vincere una medaglia d’oro “mondiale” può costare qualche sacrificio di ordine “calorico”. Se ne rende conto SuperMario Boni, reduce dal superlativo successo con la Nazionale Over 50 al Mondiale di MaxiBasket ottenuto contro la Slovenia (79-73) in una sfida caratterizzata dai 46 punti (in 38′ di gioco) del campione codognese, cannoniere principe della manifestazione.

«Rimango a Salonicco per un’altra decina di giorni in vacanza, solo che girando in città mi riconoscono tutti e mi vogliono ospite a pranzo o cena: io vorrei stare leggero, ma in questi casi si mangia alla grande e non si può rifiutarespiega SuperMario scelto dall’Aris come testimonial della campagna abbonamenti per la nuova stagione -. Abbiamo fatto la conferenza stampa: è stato incredibile, io ho lasciato il cuore in questo posto».

Boni ha vinto una Korac e una coppa di Grecia nelle due stagioni (1996-1998) giocate con l’Aris: sufficiente per rimanere in cima alla preferenze dei tifosi locali. «La semifinale e finale mondiali le abbiamo disputate all’“Alexandrion”, la casa dell’Aris, dove ho giocato anche io: è stato emozionante entrare sul parquet sotto gli stendardi delle vittorie sapendo che due sono anche “miei”continua il leader della squadra azzurra -. Era il teatro giusto per suggellare la nostra vittoria contro la Slovenia: non è stato facile, gioca un bel basket. Prendere l’oro è una bella soddisfazione».

Il jump mortifero di Mario Boni, 46 punti

Il jump mortifero di Mario Boni, 46 punti

Umberto Acerbi, l’altro codognese in azzurro, ha fatto la sua parte.

«È il collante della squadrasentenzia SuperMario -. Sempre sereno, sempre positivo».

“Umba” torna in Italia soddisfatto.

«Io ho fatto una piccola parte in una squadra con elementi di grido, con lunga esperienza ad alto livello: l’importante è fare parte del gruppocommenta Acerbi -. Il bilancio è soddisfacente, l’organizzazione ottima, la squadra si è dimostrata competitiva: un’esperienza pazzesca. Mario? Lui è il “top”, si è inserito benissimo in un gruppo insieme da anni mettendosi a disposizione di compagni e coach. Mi intrigava parecchio la possibilità di fare il Mondiale con Mario a Salonicco, dove lui aveva giocato. È stato come tornare ai tempi della Fulgor e dell’oratorio di Codogno».

Il ricordo che rimane?

«Il discorso di ringraziamento finale di Alberto Bucci è stato toccante e parecchio emozionante: è una persona super e un grande coach».

SuperMario Boni e Umberto Acerbi, medaglia d’oro mondiale al collo, non hanno il minimo dubbio.

Luca Mallamaci – Il Cittadino