Peppe Ponzoni, delegato per l’Italia della Federazione Internazionale Maxibasket, Dino Meneghin e il vescovo di Aleppo alla presentazione dell’iniziativa per la costruzione del campo di basket ad Aleppo (Foto Paolella)

Il campo da basket di Keita ha favorito lo sviluppo di una nutrita attività femminile

Regalare un campo di basket ai bambini di Aleppo, in Siria, il sogno sta per realizzarsi. L’iniziativa era partita ormai due anni fa, frutto della generosità dei giocatori italiani del Maxibasket (veterani dai 40 agli 80 anni). Subito erano arrivate le offerte da parte dei ‘nonni’ del basket per i nipotini di Aleppo. Poi il black-out della pandemia aveva raffreddato tutto. Adesso si riparte, anche perché è stato completato il versamento della prima parte dei finanziamenti.
L’ultimo tassello dei finanziamenti l’ha messo la LIBA  (Legends International Basketball Association) che, nonostante i nomi inglesi, è italianissima, ed è composta da nomi illustri del basket di casa nostra, a cominciare dal presidente Carlo Caglieris, vincitori di scudetti e, in azzurro, di un campionato europeo. Era fatale che LIBA e Maxibasket si incontrassero sulla strada di Aleppo: un po’ perché parecchi giocatori ancora in attività col maxibasket (come Peppe Ponzoni e Giorgio Papetti) figurano anche nello staff della LIBA, e poi perché la LIBA ha per scopo di portare a termine “iniziative sociali di largo respiro mirate a migliorare le condizioni esistenziali di tanti ragazzi che hanno la sfortuna di essere nati in luoghi dove è quasi impossibile praticare qualsiasi attività sportiva”.

Il campo di basket donato dagli Amici del Basket di Verona a Gerico, in Terrasanta

Ora è difficile immaginare bambini più sfortunati di quelli di Aleppo, città sottoposta a quasi nove anni di bombardamenti e ridotta in parte in macerie.
Nella martoriata città siriana di Aleppo è stato cancellato dai bombardamenti anche ogni spazio per gli sport e i giochi. I maturi giocatori di maxibasket hanno perciò pensato a come rimediare.
Quella di Aleppo non è l’unica iniziativa con la quale i ‘nonni’ italiani del basket hanno donato un campo di basket nei paesi più poveri. Aprono la serie gli appassionati di Pesaro, che alla soglia degli Anni Novanta scelsero nell’immenso Sahara il pezzo di deserto del Paese più povero del mondo, il Niger, nella fascia del Sahel. Qui nel villaggio di Keita, fu realizzato un campo di basket che fu subito

Sul campo di Keita, nel Sahel (Niger) realizzato dagli appassionati pesaresi si svolgono partite a ciclo continuo  per tutto il giorno

assai frequentato tutto il giorno e che ebbe il merito di facilitare la coesione fra le tre etnie di Keita (Tuareg, Haussa, Peuls). La vicenda ebbe imprevisti risvolti romantici. Il pesarese Stefano Panzieri, che era rimasto a fare l’istruttore a Keita si era innamorato di una ragazza, la figlia del primo ministro del Niger. Fu amore e matrimonio. Sono nati tre figli; la famiglia vive a Pesaro, dove Stefano ha aperto una tabaccheria. Appena può torna a Keita, dai suoi ex allievi.
Poi fu la volta  degli Amici del Basket di Verona, che nel 2011 fecero sorgere a Gerico, In Terrasanta, un bellissimo campo da basket con tanto di illuminazione notturna.
Ma i cestofili pesaresi, affiancati dal distretto Lions locale, non rimasero a guardare. E di nuovo, trascinati dalla propria generosità, individuarono a Wolisso, in Etiopia, la località dove costruire un campo da basket. Il progetto fu firmato dall’ingegner Alberto Paccapelo, ex giocatore, dirigente e attivo anche nell’iniziativa di Keita. Pesaro è davvero una città speciale per il basket, capace

non solo di grandi imprese sportive, ma anche in grado di far fiorire la passione per i canestri anche in un deserto africano.
Proprio mentre sta partendo la costruzione del campo di Aleppo, dall’Africa parte l’appello per realizzare un campo di basket. L’appello lo lancia padre Leonard dall’oratorio di Kaengesa che ospita 360 ragazzi, futuri sacerdoti. Il seminario è in Tanzania, nella regione di Rukwa. I maxi-giocatori italiani e i ‘leggendari’ del basket, illustri ex della Liba, sono chiamati a un’altra impresa e si stanno organizzando.

La località di Aleppo è stata proposta da Papa Francesco, che ha ricevuto a Roma un folto gruppo di giocatori di maxibasket.

  L’ Operazione Aleppo sarebbe probabilmente rimasta un pio desiderio se non se ne fosse interessato don Mario Zaninelli, sacerdote ed ex delle giovanili del Simmenthal. Grazie a lui l’iniziativa è arrivata addirittura alla Santa Sede e ha avuto il beneplacito di Papa Francesco, che due anni fa ricevette una folta rappresentanza di maxigiocatori.
Fondamentale è stata la disponibilità dell’Associazione Pro Terra Sancta, la quale ha recepito il progetto e ne ha curato i particolari, data la sua competenza in

Gli scolari di Wolisso, in Etiopia aspettavano un campo. Pesaro ha accontentato anche loro.

una zona in cui è già attiva.   Ma il campo è solo una parte dell’iniziativa dei maxi-giocatori. Sarà necessario infatti inviare ad Aleppo istruttori di basket, preparare allenatori locali con appositi corsi per i quali anche uno fra i più titolati allenatori del nostro basket, Valerio Bianchini, ha dato la sua disponibilità.
Ecco infine il codice IBAN, intestato all’Associazione Pro Terra Sancta:  IT56R0501812101000014400444, al quale è possibile mandare contributi per dotare il campo di basket ad Aleppo di tensostruttura e di spogliatoi. Già, perché il progetto prevede una spesa totale di 80 mila euro.
Mario Natucci