Alberto Bucci istruisce un azzurro ‘Over’ nel corso di una delle tante partite internazionali di maxibasket (Foto Paolella)

La stampa ha reso omaggio a Alberto Bucci, uno dei personaggi più grandi  del nostro basket, a buon diritto entrato nella Hall of Fame d’Italia. I giornali, dando la notizia della sua scomparsa alla soglia dei suoi 71 anni, hanno elencato la serie dei suoi trionfi, che è a dir poco sontuosa: 3 scudetti (Virtus Bologna 1984, 1994, 1995), 4 Coppe Italia (Virtus Bologna, 1984, 1997; Scaligera Verona, 1991; VL Pesaro, 1992), Supercoppa Italiana (Virtus Bologna 1995). Pochi ricordano che la sua straordinaria carriera di allenatore si arricchì di una serie impressionante di trionfi in campo internazionale nel maxibasket, cioè il basket giocato dai 40 anni in su. Era ormai in età da pensione, ma seppe guidare gli azzurri “Over” sui campi di tutto il mondo conquistando 5 titoli mondiali e 7 titoli europei, senza contare le medaglie d’argento e di bronzo.
Si dirà che il maxibasket è un’espressione minore dello sport dei canestri, ma così non è. Prima di tutto perché è un movimento in enorme espansione, e poi perché la

La grinta di coach Bucci mentre dirige un allenamento dei suoi azzurri (Foto Paolella)

concorrenza è fortissima. Agli ultimi mondiali, disputati in Italia a Montecatini erano iscritte – tanto per dire – ben 375 squadre provenienti da tutto il mondo. Vale la pena ricordare le parole dello stesso Bucci: “Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che è basket. Ho vinto tanto con gli azzurri ‘Over’: Riva, Carera, Boni… Qualcuno di loro potrebbe ancora giocare in A2. I bambini dovrebbero vederli in campo, capirebbero lo spirito con cui si deve giocare”. Ecco, lo spirito, il cuore: ai suoi giocatori, basket o maxi che fosse Bucci riusciva a trasmettere lo spirito vincente, la voglia di lottare, quella voglia che lo ha animato per tutti i giorni della sua vita, fin da quando, a sei mesi, fu colpito da paralisi infantile. Da quella patologia crudele uscì zoppo, ma riuscì poi a correre in modo trionfale sulla via del successo fino ai suoi ultimi giorni, fino a diventare un personaggio fondamentale nella storia del basket.
I tifosi della Virtus  lo amano per aver guidato la loro squadra al sospirato scudetto

Buccia compiaciuto e felice assiele alla nazionale Over 45 subito dopo la conquista del titolo mondiale Over 45 a Natal, in Brasile.

della stella (oltre agli altri due, arrivati a distanza di 10 anni). I tifosi veronesi lo amano perché portò la loro Scaligera alla conquista della Coppa Italia, unico allenatore a vincere quel trofeo con una squadra di A-2. I tifosi livornesi  lo amano perché fece loro assaporare – sia pure per qualche minuto – la gioia dello scudetto nella combattutissima finale con Milano. I tifosi fabrianesi lo amano per aver portato la loro squadra in serie A-1.
Ma tutti i tifosi dei colori dell’Italia, senza distinzione di città, lo amano per i titoli mondiali e europei conquistati con gli azzurri del maxibasket, gli unici azzurri vincenti in un lungo periodo in cui la nazionale è stata a digiuno di successi.
Dan Peterson, che fu suo fiero avversario per anni, confessava di non essere riuscito a inquadrare Alberto Bucci dal punto di vista tecnico, a scoprire quali fossero i segreti tattici dei suoi successi.
Il suo segreto era semplice. Era quello che abbiamo descritto qui sopra: lo spirito

Al ritorno di uno dei successi internazionali, Bucci si gode la vista del trofeo appena conquistato (Foto Paolella)

che riusciva a infondere nei suoi giocatori. Perché Bucci, che pure conosceva molto bene il basket, è stato soprattutto un grande motivatore. E in questa veste era chiamato spesso da grandi aziende che avevano bisogno di dare una svolta positiva, vincente, ai loro dirigenti e ai loro dipendenti.
Alberto Bucci era ormai fuori dal mercato degli allenatori quando nel 2007 Peppe Ponzoni, delegato FIMBA per l’Italia, lo chiamò dandogli la responsabilità di direttore tecnico degli azzurri del maxibasket. Mai scelta fu più azzeccata. L’Italia degli ‘Over’ era all’epoca ben poca cosa. All’attivo c’erano un titolo europeo e un paio di medaglie d’argento mondiali, ma nella graduatoria internazionale il suo peso era trascurabile.  Bucci convocò in alcuni raduni i giocatori, li catechizzò a suo modo, e i risultati si videro subito. L’anno seguente arrivarono tre titoli europei nelle categorie Over 40, 45 e Over 35 femminile.
Nel 2009 gli azzurri conquistarono il primo titolo mondiale nella categoria Over

Oltre che un eccezionale motivatore, coach Bucci era un gran conoscitore del basket. Eccolo in un time out illustrare ai suoi azzurri lo schema da adottare nel corso dei mondiali 2009

45. A ogni competizione internazionale FIMBA gli azzurri non solo vincevano almeno un titolo, ma si facevano ammirare per la qualità del basket che mettevano in campo. Con Bucci il movimento del maxibasket fece un prepotente scatto in avanti. Non solo: in varie città d’Italia si innescò un forte spirito di emulazione che indusse altre rappresentative a cimentarsi nelle competizioni della FIMBA. Oltre a Bologna e a Pesaro si mossero Milano, Napoli, Roma, Jesi, Lucca, e tutte diedero il loro bravo contributo allo sviluppo del basket ‘maxi’, dagli Over 40 agli Over 70. Sicché oggi in Europa l’Italia occupa saldamente il 6° posto con 17 medaglie vinte nei vari campionati continentali disputati (10 d’oro, 5 d’argento e 2 di bronzo). Davanti a noi ai primi tre posti ci sono Russia (92 medaglie), Slovenia (25 medaglie) e Germania (29 medaglie).
Nel ranking dei campionati mondiali l’Italia è al 7° posto con 15 medaglie vinte (8 d’oro, 6 d’argento e 2 di bronzo).
Il ricordo di Bucci rimarrà sempre fra tutti i componenti del maxibasket. Rimarrà il suo esempio di ottimo tecnico, rimarranno le sue sfuriate, spesso capaci di raddrizzare le partite, rimarrà soprattutto l’esempio del suo coraggio e del suo grande cuore.
Mario Natucci