Ahi, ahi, ahi. Maggio è iniziato, i playoff si avvicinano e si rivedono, nell’Olimpia, quasi scientificamente, ataviche crepe del passato.
La banda Pianigiani, dice, di fatti, addio al primo posto in regular season, regalando, forse, l’impresa salvezza ad una Pesaro incredula di poter scartare un simile regalo.
Ma più che la partita da brividi di domenica scorsa, a preoccupare sono i potenziali corsi e ricorsi storici: ricordate lo scorso anno, quando la squadra, allora di Repesa, accentuò, proprio in questo periodo, i balbettii, rivelatisi poi fatali nella caporetto contro Trento?
Ecco, la storia dovrebbe essere maestra di vita. Figure come quella dell’anno scorso non sono più ammissibili.
Eppure, la lezione non pare averla assimilata molto bene la società stessa.
Provate ad aprire i giornali, a leggere il nostro sito(meglio) o a curiosare in giro, già troverete, da settimane, notizie del tipo: triennale milionario per Nedovic, 5 milioni di dollari per tre anni a Mike James (ma questi due non rischiano di fare scopa?), accordo raggiunto per Della Valle. Se tutte queste notizie, come sembra, siano destinate a diventare realtà tra meno di due mesi, vuol dire che della storia ci si è fatti beffe.
Come possono trapelare simili spifferi, quando ci si avvia al momento clou di una stagione già così complicata per l’EA7?
Va benissimo la programmazione a medio-lungo termine (sin qui, però, dai risultati insoddisfacenti), ma non si può già parlare di mercato mentre c’è lo scudetto, obiettivo salva stagione, da inseguire.
E, infatti, sarà un caso, ma la lunga striscia vincente, di un gruppo che sembrava aver trovato un minimo di quadra, si è spezzata proprio quando sono aumentate le chiacchiere da bar.
E’ vero, con Brescia è andata come è andata e, arrendersi di fronte alla Leonessa di quest’anno, ci può stare, ma lo scempio della partita contro Pesaro è il chiaro sintomo di una squadra che inizia, pericolosamente, a svagarsi: staccare la spina può rivelarsi pericoloso, soprattutto perché riattaccarla, d’un tratto, nei playoff, può rivelarsi tutt’altro che agevole.
Proli, recentemente, ha dato i voti alla stagione (sentenza sospesa in attesa del “giudizio” scudetto) ed ha scisso le valutazioni: da tifoso ha dato un 6 stiracchiato, da massimo dirigente “almeno un 7”.
Capisco che si cerchi di difendere il proprio operato, evitando di mettere ulteriormente tutto e tutti in discussione ora che si avvicina il rettilineo (o strappo, meglio) finale, ma il 7 ci pare, onestamente, inspiegabile visti i perenni affanni in Italia, una Coppa Italia giocata in quel modo e un Eurolega tremenda. Al 7, semmai, si potrà arrivare cucendosi il Tricolore sul petto, il minimo visti gli investimenti fatti.
Chi lo scudetto non vuole proprio saperne di scucirselo è Venezia, sempre più lanciata verso il primo posto in regular season e favorita numero 1 in ottica playoff.
Per non farsi mancare niente, De Raffaele e soci si vogliono regalare anche la medaglia del primo successo in campo europeo: una coppa non dell’elevato prestigio ma, comunque, una tappa importante per una società in crescita esponenziale e, sempre più, caratterizzata da un dna vincente.

W. De Raffaele esulta per la vittoria ( Foto Alessandro Montanari 2017 )

La Reyer ha una profondità smisurata nel roster e gerarchie definite che la stessa Milano si sogna. Anche Sosa inizia ad essere coinvolto nel sistema, come evidenziato dalla prima prova davvero convincente contro Capo d’Orlando (a proposito, Mazzon è quasi spacciato dopo il blitz di Pesaro al forum), il nucleo italiano, con Tonut e De Nicolao su tutti, è affidabile, Daye è il principale talento offensivo, Bramos un tiratore esperto e mortifero, Haynes uno che quando azzecca la striscia non si ferma più.
Sarà scudetto di nuovo? Impossibile sbilanciarsi in una previsione così azzardata, soprattutto perché nei playoff il tempo cambia più rapidamente che in montagna: possiamo, però, dire che questa Umana ha i galloni di favorita.
Intanto, in zona playoff, il quadro inizia a definirsi.
Una Avellino mai realmente ripresasi dopo lo smacco in Coppa Italia con Cremona, vede in pericolo, persa la partita in casa con Sassari, anche il fattore campo nel primo turno playoff.
Trento, come sempre, mette le marce alte quando il bello si avvicina, poi, a chiudere la griglia, 3 squadre a pari punti, nell’ordine: Varese, Cantù e Bologna.
La squadra di Caja non si ferma più e, battendo Brindisi, ha consolidato il sesto posto e può mettersi al sicuro domenica prossima, sconfiggendo Cremona in casa.
Cantù può blindarsi espugnando il campo della disperata Orlandina e, intanto, ha spazzato via, nell’ultimo turno, le poche, residue velleità di post season di una triste Reggio Emilia, che si prepara a salutare Menetti e Dalla Salda e ad un ridimensionamento di budget e ambizioni nella prossima stagione.
La Virtus si è presa due punti vitali a Pistoia ma è attesa dal difficile impegno interno contro una Sidigas ferita.

Klaudio Ndoja (Foto Virtus Pallacanestro Bologna)

Ramagli ha fatto assaggiare il parquet al neo arrivato Wilson ma sarà costretto a lottare con le unghie e con i denti per mantenere il piazzamento playoff, in una stagione costellata dagli infortuni.
Dietro spingono Cremona e Sassari.
La Vanoli si è rifatta sotto a -2 dalla zona spareggi, domando, nel derby, Brescia e, adesso, si giocherà tutto a Varese: perdere lo scontro diretto vorrebbe dire salutare la compagnia.
Sassari anche, espugnando Avellino, ha ritrovato un guizzo inatteso. Il colpo dell’ex Markovski ha alimentato le speranze della Dinamo chiamata, tuttavia, ad un’altra impresa esterna a Trento, sperando in passi falsi di almeno una delle tre squadre avanti in classifica.
Anche perché sarà difficile ipotizzare clamorosi ribaltoni all’ultima giornata, quando Bologna, Varese e Cantù se la vedranno con squadre che non hanno più nulla da chiedere al campionato (rispettivamente: Reggio Emilia in trasferta, Torino in trasferta e Brindisi in casa).
Dove i playoff si sono già disputati è in Eurolega.
Abbiamo, dunque, il quadro delle pretendenti alla corona continentale che si assegnerà a Belgrado dal 18 al 20 maggio prossimi.
Tutto nella norma per quanto riguarda Cska, Fener e Real, tutte alla seconda partecipazione di fila all’atto conclusivo.
Pronostici, dunque, scontati e lotto delle partecipanti alla Final Four che ha rischiato di essere identico a quello di Istanbul 2017.
Poi è arrivato un signore, da giocatore tra i migliori play della storia del basket europeo, che ha deciso di firmare un’impresa destinata a rimanere nei libri di storia.
Quel signore di nome da Sarunas e di cognome Jasikievicius ed ha trasferito tutta la sua immensa genialità dal campo alla panchina, portando tra le magnifiche quattro lo Zalgiris Kaunas.

Una sorpresa che era lecito aspettarsi magari, visto lo straordinario percorso in regular season dei lituani, ma, sbattere fuori l’Olympiacos della vecchia volpe Spanoulis, è pur sempre un’impresa.
Ebbene, Jasikievicius ci è riuscito ergendosi a leader incontrastato di un gruppo pronto a buttarsi nel fuoco per il suo mentore, capace di creare un blocco granitico di giocatori forti si, ma non fenomeni.
Lo Zalgiris è l’underdog di questa edizione di Eurolega ma non è soltanto la squadra miracolo capace di fare guerriglia. Tutt’altro.
Jasi ha creato un giocattolino capace di regalare grande pallacanestro attraverso un gioco arioso e spumeggiante, proprio come piaceva fare a lui quando indossava canotta e pantaloncini. Testimonianza ne sono i 101 punti rifilati ad una difesa rognosa come quella dell’Olympiacos nella decisiva gara 4.
Il giocatore copertina è Kevin Pangos, sloveno-canadese, prodotto di Gonzaga, capace di diventare, sotto la guida del Play per eccellenza, uno dei migliori play della rassegna: le cifre sono eloquenti, 12.7 punti e 6 assist di media, con il 47% dall’arco.
Strepitoso anche l’apposto di Brandon Davies e di un Jankunas stellare per tutto l’anno, senza dimenticare l’equilibratore Micic, l’atletismo di Toupane e l’esperienza, dalla panchina, di Beno Udrih. Insomma un cocktail perfetto, shekerato dal miglior barman d’Europa, Jasikivicius.
Occhio, allora, che non ci sarebbe da stupirsi se accadesse un qualcosa di ancora più grosso che ci faccia rendere conto di quanto già appare piuttosto evidente: Sarunas Jasikievicius è nel gotha europeo degli allenatori.

Jacopo Romeo