La delibera dell’ultimo Consiglio Federale che ha deciso che dalla stagione sportiva 2015/16 i campionati giovanili maschili siano definiti nelle categorie Under 20, 18, 16, 15, 14 e 13 ha suscitato non poche reazioni da parte delle società della Penisola. Le società si chiedono il motivo di questo cambiamento già dalla prossima stagione e affermano che nessuno ne sentiva il bisogno. Anche perché, secondo loro, le spese che dovranno sostenere, aumenteranno di sicuro: con una categoria in più da gestire, saranno chiamate a far fronte ad ulteriori costi per pagare allenatori, palestre, trasferte, tasse gara, ecc. ecc.
Per fare un po’ di chiarezza sull’argomento, abbiamo voluto sentire il parere del Presidente del Settore Giovanile maschile, Minibasket e Scuola Eugenio Crotti.

Presidente, molte società da nord a sud sono sul piede di guerra a seguito di questa delibera: «Innanzitutto partirei col dire che si tratta di una scelta tecnica: i nostri tecnici Pianigiani, Capobianco e Bocchino sono arrivati a questa decisione per mille ragioni. Eravamo rimasti gli unici in Europa a mantenere le categorie con annate “dispari”: abbiamo voluto non tanto uniformarci agli altri paesi europei, ma, dato che non produciamo atleti di alto livello, ci è sembrata un’idea sensata quella di allungare di un anno l’attività giovanile. Le società, quando si è sparsa la voce che volevamo tornare alle categorie “pari”, anzichè chiederci informazioni, hanno iniziato a tempestare la FIP di lettere e mail, sparando a zero sulla Federazione, senza nemmeno sapere come sono andate le cose». E come sarebbero andate? «Si era deciso che si sarebbe tornati alle categorie pari a partire dalla stagione 2016/17 in modo da poter dar tempo alle società di organizzarsi e prepararsi per tempo. Quando però una trentina di società hanno fatto pervenire alla FIP lettere che contestavano il sistema e il Presidente Federale, allora Gianni Petrucci si è arrabbiato e ha portato in Consiglio Federale la proposta di iniziare con le nuove categorie già dalla prossima stagione. Il Consiglio ha votato sì e si è arrivati alla delibera: da notare che io sono stato l’unico a votare no».

Molte società, anche blasonate, che si sono coalizzate e hanno fatto pervenire le proprie perplessità alla FIP via lettera, non hanno ricevuto risposta: «Queste società sono state poco furbe, a mio avviso: invece di fare riunioni “carbonare”, perché non le hanno fatte aperte magari a qualche rappresentante delle Federazione come il sottoscritto, ad esempio? Diciamo che queste coalizzazioni hanno avuto effetto controproducente: noi cerchiamo il dialogo con le società perché il nostro e il loro interesse deve essere il medesimo». Parliamo di questa nuova categoria, l’Under 20: non pensa che sarà una categoria decimata, dato che molti ’96 il prossimo anno giocheranno con le rispettive prime squadre? «Non sono convinto che sarà decimata l’U20: nelle categorie più alte, saranno pochissimi i ragazzi che giocheranno sia con la prima squadra che con l’U20. Mi fanno ridere quelli che dicono: noi non faremo l’Under 20; chi non sapeva dove piazzare i ’96 l’anno prossimo può farli giocare un anno in più, senza contare che guadagnano un anno di formazione italiana. E poi, a partire dal dicembre 2016, lo svincolo sarà a 20 anni e non più a 21».

Con una categoria in più, i costi per le società aumenteranno con l’U20 che giocherà di lunedì e l’U18 il giovedì: «Una società non è obbligata a iscriversi a tutti i campionati: può fare delle scelte in base alle annate di cui dispone e alla propria programmazione. Le spese non aumenteranno: l’U18 Eccellenza sarà come l’attuale U17 e non si andrà fuori regione nella prima fase. La formula è ben sperimentata e soltanto nella seconda fase, con i gironi da 6, si andrà al massimo due volte fuori regione». Parliamo degli Europei giovanili: noi con le categorie dispari, riuscivamo comunque a competere nelle categorie pari agli Europei: anzi, mai come in questi anni abbiamo ottenuto risultati con le nostre Nazionali. Perché cambiare? «Non vedo perché i risultati non possiamo ottenerli lo stesso. Non capisco perché le società non possano avere un minimo di apertura mentale. Il mondo è degli agnostici: la nostra è una scelta sbagliata? Benissimo, verifichiamola, valutiamo queste nuove opportunità e poi diamo giudizi. Da noi si fa il contrario, si spara subito a zero e si dice: “tutto sbagliato”».