UPS & DOWN – Viaggiano ancora a gonfie vele i Golden State Warriors (56-13) che non accennano a diminuire la velocità di crociera in una regular season dominata in lungo e in largo. L’obbiettivo minimo di vincere la division è ad un passo – i Clippers sono distanziati di 11 partite e mancano appena 13 gare alla fine della regular season – a 40 anni di distanza dall’ultima volta. Già qualificati ai playoff dai primi di marzo, ed a 7.5 gara di vantaggio sui Grizzlies per lo scettro della Western Conference, coach Steve Kerr ha iniziato a fare turnover per far riposare i suoi in vista dei playoff, beccandosi pure qualche critica da parte dei tifosi avversari. In una lettera aperta diffusa alla Associated Press, Kerr ha riposto così:

Ci sono due parti che hanno ragione in questa storia. Nessuno sbaglia e io non posso certo biasimare i tifosi. Ho sentito alcuni tifosi, ho ricevuto qualche mail, storie di persone che hanno guidato per ore per arrivare al palazzetto e hanno speso diversi soldi per comprare i biglietti. Nutro molta stima per queste persone. Veramente. Ed è molto complicato. Penso sia uno dei pensieri di Adam Silver quello di affrontare il discorso del calendario. E’ importante, perchè i nostri fans si meritano di vedere il miglior prodotto possibile. Se qualcuno spende i suoi soldi deve poter vedere i migliori giocatori in campo. D’altro canto, come allenatori, noi dobbiamo fare ciò che è meglio per preparare i nostri team a un anno veramente lungo, logorante e dispendioso.

In tutto questo, Steph Curry continua a giocare da MVP, senza mettere su cifre altisonanti, ma regalando un highlight dietro l’altro facendo divertire i tifosi. Steve Kerr può permettersi di amministrare Andrew Bogut e Dreymond Green e post All Star Game nessun Warrior gioca più dei 33 minuti di media di Klay Thompson. Nell’ultima settimana, complice l’infortunio alla caviglia di Thompson che ne avrà ancora per qualche giorno, hanno alzato il livello del proprio gioco Harrison Barnes e Andre Iguodala, ma soprattutto nessuna “second unit” regge il loro passo.

I Los Angeles Clippers (46-25) hanno da poco recuperato Blake Griffin che si era dovuto fermare per quasi un mese e mezzo a causa di un’infezione al gomito destro e che ha richiesto un intervento chirurgico. In questo lasso di tempo la squadra di Doc Rivers ha rimediato 9 vittorie a fronte di 6 sconfitte portando a casa una serie di successi importanti contro Rockets, Mavericks, Spurs, Grizzlies e Thunder. Tutto merito della premiata ditta Chris Paul & DeAndre Jordan, che ha raggiunto un intesa invidiabile. Con questi due a prendersi tutte le attenzioni difensive, è emerso JJ Redick che dalla pausa dell’All Star Game sfiora il 20ello di media con il 44% da tre punti ed il 97% ai liberi, colpendo da ogni zona del campo con il suo tiro mortifero. In piena emergenza – si è fermato anche Jamal Crawford – coach Rivers sta ottenendo più di quanto era lecito aspettarsi da parte di Austin Rivers, Glen Davis e Hedo Turkoglu.

Dopo un periodo di assestamento post trade deadline i Phoenix Suns (38-33) stanno risalendo la china e non vogliono mollare la presa sulla speranza di fare i playoff. Il record delle ultime partite parla di 7 vittorie e appena 3 sconfitte e la sfuriata di Markieff Morris verso il proprio pubblico – a suo dire i tifosi avevano perso interesse verso la squadra e non incitavano i giocatori – è servita a scuotere la squadra che di ritorno dal tour ad est di inizio marzo ha perso solo una volta tra le mura amiche, contro gli Hawks.

I fratelli Morris sono l’anima di una squadra che attorno a loro si sta costruendo un’identità dopo aver cambiato molto a stagione in corso. Eric Bladsoe è la principale fonte di punti della squadra di Jeff Hornacek e sta giocando il suo miglior basket stagionale – nelle ultime 5 partite ha scollinato 4 volte oltre i 20 punti e 1 volta ha segnato 34 punti, peraltro career high – ed in Arizona si aspettano molto da Brandon Knight, che è partito piano, ha dovuto adattarsi a giocare spesso da guardia ed è stato frenato da un guaio alla caviglia.

I Sacramento Kings (24-45) hanno già iniziato a porre le basi per la prossima stagione nominando George Karl come Head Coach lo scorso 17 febbraio. La ricetta dell’ex Coach Of The Year 2013 è stata semplice: correre, correre correre. Nonostante il record perdente – 6-11 da quando Karl è sul pino – i Kings sono una delle squadra più piacevoli da vedere perchè giocano un basket tutto incentrato sull’attacco. Un approccio che piace alla dirigenza e che libera il talento dei giocatori a roster, in particolare quello di Rudy Gay, che da quando Karl è al timone viaggia a quasi 25 punti di media. Ray McCollum ha colto al volo l’occasione arrivata con l’infortunio di Darren Collison ed è diventato il playmaker titolare della squadra – viaggia a quasi 11 punti di media con 4.5 assist in 28 minuti da quando è starter – trovando il Andre Miller un mentore extra lusso. DeMarcus Cousins continua a incantare le platee NBA a suon di doppia doppie (41 in stagione) e giocate di una classe sopraffina, ma soprattutto continua a stare fuori da guai con gli arbitri, segno di maturità che fa ben sperare i tifosi dei Kings.

I Los Angeles Lakers (18-50) senza infamia e senza lode continuano il loro percorso di avvicinamento al draft 2015 forti del quartultimo record complessivo NBA che tradotto in soldoni significa la possibilità di scegliere nelle prime 5 posizioni senza dover cedere il diritto di scelta ai Sixers. La disgraziata stagione gialloviola ha assunto contorni storici perchè era dal 1961, quando la franchigia era ancora di stanza a Minneapolis, che non perdevano così tante partite di regular season. Coach Byron Scott, complici gli infortuni che hanno tolto di mezzo prima Nash e Randle, poi Bryant e Nick Young, non è mai riuscito a trovare il bandolo della matassa e nell’ultimo mese ha dovuto fare di necessità virtù: dal 20 febbraio in poi il solo Wayne Ellington ha giocato più di 30 minuti e solo Robert Sacre ha giocato meno di 20 minuti a gara. Nelle ultime 15 partite ben 6 giocatori stanno segnando in doppia cifra di media, guidati da Jeremy Lin top scorer con 14 punti ad allacciata di scarpe.

HOT – Con il principale terminale offensivo fuori per infortunio, ci ha pensato Chris Paul a rassicurare i tifosi dei Clippers giocando le ultime 15 partite ad un livello mostruoso in cui ha confezionato 20 punti e 12 assist ad allacciata di scarpe, facendo rientrare il suo nome nella corsa al titolo di MVP. Il suo pick & roll con DeAndre Jordan ha mietuto vittime su vittime ed ha permesso ai Clippers di rimanere in carreggiata. Ha alternato con maestria le sue sfuriate realizzative senza mancare di rifornire i compagni. Il suo mid-range game è risultato immarcabile e nella sua metà campo ha tenuto sottomedia tutti i playmker NBA che hanno incrociato il suo percorso, a partire da Russell Westbrook per finire con Steph Curry.

 

La shot chart di Chris Paul realizzata da Kirk Goldsberry di Grantland.

NOT – Da quando George Karl ha preso il posto di Tyron Corbin sulla panchina dei Sacramento Kings, l’attacco è salito di livello (Top 10 offensive rating, e Top 3 in pace) ma di pari passo è crollata la difesa. Il loro Defensive Rating nell’era Karl è il peggiore della lega con oltre 110 punti subiti per 100 possessi, tale da far sembrare quello di Timberwolves, Knicks e Lakers accettabile. Dal 4 marzo al 18 marzo hanno subito oltre 100 punti per 9 gare consecutive e per ben 8 volte hanno concesso più di 110 punti agli avversari. Ovviamente hanno vinto solo 1 partita in questo lasso di tempo.

UNEXPECTED – Nella mediocrità diffusa della stagione gialloviola l’unico barlume di speranza è dovuto a Jordan Clarkson, che da quando è stato promosso in quintetto lo scorso 23 gennaio, ha prodotto 13.6 punti, 4.5 assist, 4.5 rimbalzi e 1.6 recuperi di media giocando 29.2 minuti a gara. Dopo aver fatto la spola tra la D-League e la panchina dei Lakers come cambio di Kobe Bryant ad inizio stagione, con l’infortunio di numero 24 ha avuto più minuti a disposizione in cui ha mostrato lampi di talento che fanno ben sperare e che lo hanno reso una dei beniamini della tifoseria.

STATSDeAndre Jordan è stato il primo giocatore negli ultimi 22 anni a catturare più di 14 rimbalzi per 15 partite consecutive.

Dalla pausa dell’All Star Game ad oggi viaggia a quasi 12 punti ma soprattutto 18 rimbalzi rimbalzi di media – scollinando 4 volte sopra le 20 carambole catturate in una partita –  tirando con il 65% dal campo. Un impatto del genere a rimbalzo rapportato su 36 minuti e sulla % di rimbalzi presi sul totale dei rimbalzi di squadra disponibili non si vedeva dai tempi di Wilt Chamberlain.

INJURIESJamal Crawford, il sesto uomo dei Clippers, è fuori ormai da 9 partite per un colpo al polpaccio che ha provocato un versamento molto profondo e non ha ancora ripreso ad allenarsi con i compagni. Doc Rivers rassicura che il suo recupero procede bene ma ancora non è stata fissata la data del suo rientro in campo.

Mercoledì 18 marzo, a quasi un mese di distanza dall’infortunio patito contro i Celtics del 22 febbraio scorso Nick Young si è sottoposto ad una tomografia computerizzata che ha evidenziato una parziale frattura della rotula del ginocchio sinistro. Secondo lo staff medico dei Lakers non è necessaria un operazione chirurgica e la condizione del ginocchio di Young verrà valutata su base settimanale.

Brandon Knight dei Suns ha saltato le ultime 6 gare per un infortunio alla caviglia ma dovrebbe recuperare per la partita di mercoledì prossimo contro i Kings, così come Marcus Thornton, che per un problema al piede ha saltato gli ultimi 3 incontri.

Stagione finita invece per Darren Collison, play dei Kings, che per un problema all’anca non gioca dal 2 febbraio scorso.