Lonzo Ball non è passato dal college per una semplice passerella

Lonzo Ball non è passato dal college per una semplice passerella

UCLA; Baylor; Gonzaga; Oregon; Arizona: queste sono solo alcune delle squadre più interessanti di una costa ovest che sembra quantomai intrigante e competitiva quest’anno. Sottolineata da diversi anni di buio del suo programma più rappresentativo, UCLA, la West Coast è stata per diverso tempo -e in fondo ancora è- la sorella minore di una East Coast che può contare su tutti quei programmi che fanno incetta di titoli NCAA sin dal post-Arizona dell’era Lute Olson: è del 1997  infatti l’ultimo titolo NCAA finito sulla costa ovest. Che vent’anni dopo il college basketball possa tornare terra di dominio di un programma proveniente dalle terre della caccia all’oro? Forse non è probabile, ma certamente è quantomai possibile.

UCLA sta avendo il miglior inizio stagionale della sua storia recente: il record è un 10-0 che include vittorie su Kentucky (sul campo dei Wildcats) ed una vittoria appena ottenuta nella notte contro la Michigan di Zak Irvin: in entrambe le partita i Bruins hanno dimostrato la varietà del proprio arsenale, la capacità di tutto il suo quintetto di colpire da oltre l’arco e il valore assoluto dei suoi due freshmen di punta T.J. Leaf e Lonzo Ball. Ball è ancora altalenante per quel che concerne le sue serate al tiro, ma anche quando il pallone non entra riesce ad essere fondamentale per la squadra in mille modi, tra cui in primis la circolazione di palla. T.J. Leaf è un 2.10 in grado tanto di movimenti eleganti in post quanto di essere mortifero dalla distanza (50% da tre in stagione e dotato di un tiro dalla media pressoché immarcabile). Le peculiarità dei Bruins non vanno però a scapito di una fisicità che è stata messa in mostra anche contro la sempre pericolosa (e sempre giovane) Kentucky, con  UCLA che è presto riuscita a prendere le misure dei Wildcats e ad annichilire la loro veemenza fisica, punendoli poi dall’altra parte del campo con una circolazione di palla ben superiore a quella degli avversari. Vero è che UCLA sconfisse Kentucky anche l’anno scorso, ma non a Lexington e le sensazioni in ottica del prosieguo della stagione ci sembrano molto differenti. I Bruins ci sembrano avere una solidità che mancava dai tempi della coppia Love-Westbrook.

Se l’ora numero 2 del ranking UCLA torna a sentirsi nominare nella lista delle squadre con possibilità di Final Four dopo diversi anni di iato, lo stesso non può dirsi per Gonzaga che per l’ennesimo anno consecutivo si sente dire che questa potrebbe essere la stagione giusta per le sue prime Final Four. Per questo motivo eviteremo di dirlo anche noi, certo è che gli Zags appaiono molto solidi e competitivi grazie al ritorno di un Karnowski che, è giusto ricordarlo, scese in campo solo per cinque partite lo scorso anno, e l’arrivo di transfer come Williams-Goss (da Washington) e Jordan Mathews (California). Asso nella manica di questi Zags è poi il freshman Zach Collins, lungo già dotato di raffinatissimi movimenti in post e che viaggia a oltre 10 punti e 5 rimbalzi di media in 17 minuti di utilizzo. Grazie a questo vario, ma ben amalgamato, gruppo di talenti la squadra di Few è ora detentrice della miglior partenza nella storia del programma (10-0)  con vittorie su Florida, Arizona, Iowa St. etc. e non vorremmo sbilanciarci, ma sembrerebbe possedere il potenziale (e il calendario) per portare a termine una perfect season da qui al torneo NCAA: alcune trasferte di conference saranno toste e la perfect season in realtà tende ad essere un presagio non troppo positivo in ottica di Torneo NCAA, ma queste aspettative danno la misura di quanto gli Zags quest’anno possano davvero puntare in alto.

Una squadra che troppo spesso negli ultimi anni è parsa creare entusiasmi precoci nei propri confronti per poi tendenzialmente deluderli nel corso della stagione è Baylor, ma quest’anno la trama per i Bears pare differente: privi di talenti esaltati dai giornalisti e ai nastri di partenza della stagione con poche aspettative, i ragazzi di Drew sono ora detentori di un record di 8-0 che comprende una vittoria di 17 contro Oregon, una di 15 contro MSU, una vittoria di misura contro Louisville ed una vittoria di 15 contro Xavier, sostanzialmente l’ultimo test prima dell’inizio della stagione di Big 12 che si aprirà con una trasferta contro Oklahoma. I Bears devono ancora affrontare una vera trasferta e sicuramente avranno qualche alto e basso in una conference ostica come la Big 12, tuttavia al momento sono una delle 4-5 squadre più piacevoli da veder giocare, possiedono fluidità di gioco, inventiva ed uno “spirito libero” che li rende particolarmente piacevoli da vedere. La squadra di Drew è profonda ed infarcita di giocatori non esaltati dalla stampa, ma solidi e in molti casi al terzo anno: se questo non sarà l’anno buon per una Final Four, col ritorno di giocatori quali Motley, Lecomte, Freeman, Acuil Jr. etc. (abbiamo nominato non a caso i primi quattro realizzatori, tutti nell’anno da junior) Drew può sentirsi protetto da una buona assicurazione per il futuro.

Fuori dall’ovest continuano ovviamente ad esserci molte squadre che costituiscono la crema dell’NCAA: Indiana è insieme a UCLA una delle squadre offensivamente più velenose di tutta la Division I e ne ha pagato le conseguenze (oltre che a quelle del caldissimo tifo di Bloomington) un’altra candidata alle Final Four (e armata offensiva) come North Carolina, sconfitta all’interno di una ACC/Big Ten Challenge che però è stato comunque ampiamente vinta dalla ACC. Buone notizie per Duke che ha ritrovato, o sarebbe meglio dire trovato dato che non avevano ancora debuttato, Bolden e Tatum: il secondo si è già reso indispensabile all’interno delle gerarchie Blue Devils: carattere, eleganza nei movimenti, fisicità da professionista e grande varietà di conclusioni ne lasciano intravedere l’enorme potenziale, già ben messo in mostra contro Florida, partita in cui il freshman si è reso autore di 22 punti e 8 rimbalzi in 29 minuti. In un mese potremmo trovarci davanti al miglior giocatore della nazione. Coach K e co. rimangono invece ancora in attesa del delicatissimo Giles, la cui situazione fisica presenta più ombre di quella degli altri freshman, ma non dovrebbe impedirgli il previsto ritorno su un campo da basket il prossimo 19 dicembre: i bambini di Durham saranno probabilmente più esaltati per questo ritorno che non per l’arrivo di Santa Claus. Ah, se in questo turbinio di freshmen vi foste dimenticati di chi era già qui negli anni passati un piccolo memento fresco di nottata: