Intervista al giovane duo dell’Armani Milano, che ieri ha letteralmente sconquassato la Turchia

 

PORTOROSE – Il giorno dopo la grande vittoria contro la Turchia splende il sole, sulla spedizione di Italbasket. Non potrebbe essere altrimenti. L’Italia sorride, consapevole della sua forza e lanciatissima verso la partita di domani con la Finlandia.

A Portorose pranziamo sul mare, a fianco di Nando Gentile e signora (domani una bella intervista esclusiva) e a una comitiva di 12 tifosi finlandesi, che a quest’ora temiamo abbiano finito le scorte di birra del malcapitato ristorante. Belin se bevono, sti’finnici… Di donne in loro compagnia, ahimé, manco l’ombra. Un enigma che stiamo cercando di sciogliere, col determinante contributo di Werther Pedrazzi.

Assieme ad altri colleghi, abbiamo incontrato ed intervistato il duo dei giovani leoni che ieri hanno maciullato la Turchia: Niccolò Melli ed Ale Gentile, 42 anni in due ma classe (ed esperienza) da autentici veterani. Sentiamoli.

NICCOLO’ MELLI

D. La prestazione di ieri è una tua rivincita personale?

R. No, non gioco per vendetta o per dire ‘ci sono anche io’. Gioco in maniera tranquilla, al servizio della squadra.

D. E in vista di domani contro la Finlandia? A questo punto, che obiettivi vi ponete?

R. Le nostre intenzioni sono sempre state quelle di passare il turno.  Domani giochiamo contro la Finlandia, vincendo di fatto passeremo, quindi i nostri paletti devono sempre essere quelli di giocare ogni giorno con determinazione ferrea. Una volta passato il turno,  eventualmente, vedremo che girone troveremo.

D. Niccolò, sei un 1991 ma ieri hai giocato come un veterano. E’ stata una conferma delle tue doti o un deciso passo in avanti?

R. Non mi piace incensarmi, ieri è stata la punta di un iceberg fatto di lavoro silenzioso. Non abbiamo ancora vinto  nulla, non rimarrà negli annali. Però viviamo per vincere e giocare delle belle partite, quindi è una grande soddisfazione,  mia e del team..

D. A un certo punto hai preso un rimbalzo prepotente e hai mosso vigorosamente i gomiti.. Avevi contro un pacchetto lunghi impressionante..

R. Il loro impatto su di me è stato devastante, e lo sento anche oggi..  Quanto a loro, più che avermi sentito non  mi hanno preso, ho cercato di sgusciar via essendo più piccolo. La Turchia è una squadra blasonatissima, con campioni che guadagnano moltissimo, eppure noi non abbiamo abbassato la testa neppure un second.

D. Hedo Turkoglu, alla fine, sembrava un animale ferito nell’orgoglio.. Ha cercato di caricarsi la squadra, forse rimanendo stupito dalla grinta di ragazzi giovani come voi..

R. Sicuramente era ferito. L’altra cosa che deve farci rendere conto che sono gli altri ad adattarsi a noi, e non viceversa, è che a un certo punto loro hanno giocato con cinque piccoli.  Noi non possiamo adattarci agli altri, ma sono gli avversari che si trovano a dover reagire alla nostra vitalità e al nostro dinamismo.

D. Quanto conta, per te, essere figlio di una ex atleta?

R. Conta moltissimo, perché sia mia madre che mio padre mi hanno inculcato sempre valori importanti, non solo sportivi od orientati a vincere. Della mia famiglia sono orgogliosissimo: sono stato educato nel migliore dei modi, se ho retto l’urto di certe critiche è perché ho ricevuto basi solide.

D. I tifosi di Milano, ieri, si saranno leccati i baffi..

R. Credo di sì, io ed Alessandro siamo stati responsabilizzati e bravi a prendercele, le responsabilità.

D. A un certo punto, dopo un suo fallo, hai cinturato Alessandro, forse per evitare che prendesse un tecnico..

R. Gli arbitri erano un po’ permalosetti, Ale lo conosco da una vita e non avevamo bisogno di un tecnico. Ma l’avrebbe fatto qualunque altro compagno.. Ci si aiuta l’un l’altro, ogni momento.

D. Ma vi siete sentiti sottovalutati, in primis da noi giornalisti?

R- Guarda, continuate a sottovalutarci, veramente. Bisogna sempre essere consapevoli di quel che si è, ma siamo pur sempre una squadra operaia, sebbene con elementi di grande talento. Adesso siamo 2-0 contro squadre che avevano 6 pivot, quindi continuate a sottovalutarci e noi vivremo alla giornata..

ALESSANDRO GENTILE

D. Alessandro, non hai neppure 21 anni eppure ieri hai giocato- come Niccolò- con la classe di un  veterano..

R. Penso che il fattore dell’età è non dico seccante, però se arrivi a questo livello devi essere giudicato per quello che fai in campo, non per quanti anni hai. Ieri è stata una partita molto dura, come lo sarà anche domani. Tutti hanno risposto presente, nessuno escluso.

D. Siete un gruppo vero, ormai lo si vede…

R. Quello che si vede in campo è risultato di quello che avviene fuori. Se ti dimostri così unito sul parquet, è perché lo sei anche fuori. A Milano, per esempio, ho vissuto una situazione dove la chimica titubava, ed in campo si vedeva. E pur avendo un grande talento non siamo andati lontano. In Nazionale, adesso, abbiamo forse meno talento ma una forza che sopperisce a ogni carenza.

Alessandro Gentile (Foto Savino Paolella 2013)

Alessandro Gentile (Foto Savino Paolella 2013)

D. Ieri Turkoglu ha reagito da bestia ferita alla vostra vitalità..

R. Sì, Turkoglu è un campione di livello planetario. Sicuramente, quando le cose non vanno bene, il cuore di un campione si  vede. Ha cercato di reagire ma era troppo solo, oltre al fatto che era anche troppo tardi.

D. Dopo la partita di ieri ho chiesto a  Boscia Tanjevic di fare un parallelo tra te e tuo padre Nando, pur nella differenza dei ruoli, e lui ha risposto dicendo che sei uno dei pochissimi prospetti europei con futuro in Nba.. Cosa pensi di questo giudizio?

R.  Queste parole, dette da un  santone come Boscia, rappresentano per me un  grande onore. In  questo momento, tuttavia, guardo solo al  mio presente: l’Nba è un sogno che si culla fin da bambini, ma se arriverà dovrà arrivare con calma.

D. Cosa vi state dicendo in questi giorni, con tuo padre e tuo fratello?

R.  Niente di particolare,  cercano di sorreggermi nei momenti  meno facili. Ma parliamo anche di cose estranee al basket, del resto siamo una famiglia.

D. Cosa ruberesti a Nando, in  vista delle prossime partite?

R. Sicuramente la sua fame di vittoria, che è qualcosa di incredibile. Ho rivisto tante sue partite, e quello che mi ha maggiormente impressionato è sempre stata la sua attitudine, il suo carattere. Dobbiamo semplicemente fare lo stesso.

 

Questi ragazzi sono cresciuti, dimostrano una maturità- sportiva e personale- sorprendente se si considera l’anagrafe. E negli occhi hanno una tale voglia di vincere, e di lottare, che se fossimo nei panni dei finlandesi domani ci presenteremmo col elmetto, scudo, bomba a mano e pugnale.