Bill Laimbeer e i Beastie Boys. Uno giocava a basket, gli altri tre lo hanno messo sulla brace senza troppi complimenti. Con una canzone esplosiva.

William “Bill” Laimbeer sbarca nel Belpaese nell’estate nel 1979 assieme a Bruce Flowers, suo compagno di college alla Notre Dame University. La destinazione di Bill è Brescia, sponda Pintinox, dove dividerà il lavoro sotto i cristalli con Marc Iavaroni, Bruce si accasa alla Gabetti Cantù.
Tra i due “Fighting Irish”, Laimbeer sembra quello destinato a recitare un ruolo di secondo piano. Il talento di Flowers è fuori discussione, mentre lui si aggrappa a una fama di pivottone solido e irruento, destinato al lavoro sporco. Un totem di 2,11 bravo a raccogliere legna, insomma. Tutto sbagliato: il centro nativo di Boston chiuderà la sua esperienza a Brescia con oltre 20 punti e 10 rimbalzi a partita, contribuendo in modo determinante all’approdo della neopromossa Pintinox di coach Riccardo Sales ai playoff scudetto. Legna sì, ma non solo. Leggasi carattere, tanta leadership e altrettanta fisicità.  Che ogni tanto sfocia in rissa. Epica quella imbastita con Joe Pace, lungo verticale della Scavolini Pesaro. Ma son bazzecole, il meglio deve ancora arrivare.
Laimbeer balla tra le mattonelle dei parquet dello Spaghetti Circuit per una sola stagione, poi l’Nba chiama. Ed è impossibile non rispondere. Prima tappa a Cleveland ma l’amore con quei pipponi dei Cavaliers non decolla. Un anno e mezzo di sofferenza ed ecco il passaggio ai Pistons. È la svolta.
A Detroit Bill trova Chuck Daly e un roster irrorato dal talento di gente del calibro di Isiah Thomas, Dennis Rodman e Joe Dumars. Ma coach Daly non si accontenta del talento, vuole che in difesa si sputi sangue come si deve. E i suoi lo accontentano. Nasce una chimica perfetta che porterà i “Bad boys” a vincere l’anello per due stagioni di seguito, nel 1989 e nel 1990. Lì in mezzo, Laimbeer ci sta da dio: non sarà un campione di estetica ma nel pitturato domina spesso e volentieri. A volte aiutandosi con metodi non proprio ortodossi. È uno che mena come un fabbro, e ogni tanto gli sfugge la mano. Ecco, cose così…

I Beastie Boys si formano a New York nel 1981 su iniziativa di Adam Horowitz, Michael Diamond e Adam Yauch. Nascono con ambizioni hardcore poi il loro suono si evolve, addomestica l’hip hop e si ammeticcia con il punk e il metal. Firmano vari capolavori, tra i quali spicca “III Communication”, uscito nel 1994. È l’album che contiene “Tough guy”, pezzo dedicato al nostro eroe.
All’epoca, il pivot dei Pistons è giunto a fine carriera ma poco conta: Bill è ancora uno dei giocatori più amati/odiati del firmamento Nba ed è giusto che qualcuno rifletta sulle sue prodezze anche al di fuori del rettangolo di gioco. Ci pensano i Beastie Boys a spedirgli una cartolina piena di saluti. E di livore. Tanto livore.

“Tough guy” è una scheggia punk che termina il proprio percorso in meno di un minuto. Quanto basta per prendersela con il vecchio Bill senza girarci troppo attorno. “Bill Laimbeer, figlio di buona donna, è il tuo momento per morire” . Ed è solo l’inizio. Poi si va a ruota libera. A partire dall’estetica: “Cosa si prova a muoversi come un elefante? (…) Hai una pietra tombale appesa al tuo cazzo”. E a cercare paragoni pericolosi: “Pensi di essere come Shaq ma se continui a correre così ti procurerai un infarto. E se tratti la palla in quel modo mi farai morire”. Secondo l’opinione dei Beastie Boys, Laimbeer è scorretto (“Troppi gomiti da segnalare”) oltre che brutto a vedersi, inoltre farebbe bene a calmarsi almeno un po’ (“È arrivato il momento di darsi una controllata”).
In un certo modo il ragazzo duro li accontenterà, il 1994 non è solo l’anno dell’uscita di “III Communication” ma anche quello del ritiro dal basket giocato di Bill Laimbeer. Certo, non è stato il brano dei Beastie Boys a determinare una scelta simile ma, di certo, “Tough boy” è la peggiore invettiva mai rivolta a un giocatore di basket. Peraltro scritta con coraggio da vendere: difficile credere che i tre Beastie Boys abbiano mai desiderato di trovarsi a faccia a faccia con il loro idolo all’incontrario in un vicolo senza uscita.

La foto è tratta dal sito nba.com
Grazie a Roberto Bosoni.