(fonte sportsrook)

Un’altra stagione universitaria è passata agli archivi e San Antonio si tinge di biancoblu come Houston nel 2016. L’Alamodome  incorona per la terza volta, seconda volta negli ultimi tre anni , i Villanova Wildcats di coach Jay Wright. Poca storia durante la finale, chiusasi per 79-62 sui Michigan Wolverines di Abdur-Rahkman (23) e del tedesco Moritz Wagner, che aveva fatto il bello e cattivo tempo durante i primi dieci minuti (e che, con la fenomenale prestazione della semifinale contro Loyola-Chicago, si è preso le attenzioni dell’illustre connazionale Dirk Nowitzki). Ma l’ateneo della Pennsylvania, con il suo go-to-guy e miglior giocatore dell’anno Jalen Brunson in piena difficoltà (9 punti e 4/13 dal campo) e la sicura scelta al draft Mikal Bridges in ombra, si è fatta prendere per mano dal ‘paisà’ Donte DiVincenzo. Entrato in campo con gli Wildcats sotto per 14-8, mentre Michigan sembrava dominare la gara con la sua difesa, il numero 10 ha caricato di energia i suoi compagni con delle grandi giocate da entrambi i lati del campo, mandando in crisi gli avversari con i 18 punti nel solo primo tempo. Alla fine saranno 31 e 10/15 dal campo, record per un giocatore in uscita dalla panchina durante le Final Four e record personale, celebrato anche col titolo di Most Outstanding Player della manifestazione. E in quanto a record, i Wildcats ci sono andati a nozze in questa stagione:

  • Prima squadra da North Carolina nel 2009 a vincere ogni partita del Torneo con più di 10 punti di scarto (17.7 di media).
  • 26 triple tra semifinale e finale sono record assoluto per una Final Four NCAA.
  • Le 36 vittorie stagionali sono il massimo per l’ateneo.
  • Vinte tutte le gare di marzo con uno scarto in doppia cifra (non accadeva da UCLA enl 1967).
  • E’ la prima da North Carolina nel 2005 a chiudere l’anno come leader per punti segnati e col titolo di campione nazionale.

(fonte Phillyvoice)

THE BIG RAGU’, L’MJ DEL DELAWARE – Una vittoria finale che conferma il gran feeling di Villanova con uomini di origine italiana: oltre a DiVincenzo e Ryan Arcidiacono nel 2016, c’è da ricordare anche il coach Rollie Massimino che guidò gli Wildcats allo storico titolo del 1985. Ma veniamo al numero 10, grande protagonista di stanotte: non uno qualunque per Newark, città del Delaware. Dopo aver mosso i primi passi da giocatore di calcio, si è concentrato sulla pallacanestro, portando la sua Salesianum a due vittorie consecutive del torneo di Stato del Delaware e strappando anche il soprannome di ‘Michael Jordan del Delaware’ (no, non scherziamo). Nonostante sia un sophomore, anche DiVincenzo può rientrare nel novero, assieme ai compagni Jalen Brunson, Mikal Bridges e Phil Booth, del doppio vincitore del titolo NCAA: dopo aver scelto gli Wildcats (recruit a 4 stelle sia per Scout.com che per Rivals.com) giocò otto partite prima di infortunarsi (frattura al quinto metatarso del piede destro) e restare seduto ad osservare la tripla di Kris Jenkins nelle Final Four di Houston. Nella stagione 2016/17 guadagna il soprannome ‘The Big Ragù’, dopo un buzzer-beater nella sfida con Virginia: un tocco in tap-in con un decimo di secondo sul cronometro è stata la scintilla che ha attivato il processo mentale del telecronista Gus Johnson, inventore del nomignolo che accompagna il numero 10. Scintilla scattata in maniera elementare secondo Donte: “Presumo sia perché sono di origine italiana con i capelli rossi”.

BREAKOUT SEASON – La grande prova di DiVincenzo questa notte non è un caso isolato. Il 21enne di Newark si è guadagnato la stima del college basket partita dopo partita, guadagnandosi il soprannome di ‘super-sostituto’. La sua annata si è chiusa con 13.4 punti di media, terzo realizzatore della squadra dietro Brunson e Bridges, in poco meno di 30 minuti in campo (sempre terzo) con il 40.1% da tre punti su 212 tiri da dietro l’arco, più di cinque conclusioni ad allacciata di scarpe. Ma più che il suo talento offensivo, che comprende anche una buona capacità di leggere il gioco, 3,5 assist in media, e di attaccare il canestro, 57% da due punti e delle accelerazioni brucianti in penetrazione, sono atletismo ed energia difensiva a sorprendere. Anche durante la Finale si è reso protagonista di un paio di giocate da far sbattere le palpebre frutto di un istinto innato per il gioco, come la chasedown su Zavier Simpson ed un muro pallavolistico eretto su Matthews per difendere il canestro. Ovviamente, ci sono dei difetti: bisognerà capire se potrà traslare il suo gioco al piano di sopra, dove potrebbe pagare un po’ di chili e centimetri, e deve essere meno razzente nelle scelte. Ma adesso non è il momento di pensarci: DiVincenzo e gli Wildcats si godono il loro titolo, confermando ancora una volta che gli Wildcats vanno a nozze con coloro che vengono dal Bel Paese.


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