Il trionfo di Khimki (foto di Sergey Kivrin & Andrey Golovanov)

Cala il sipario sulla stagione 2011/2012 di Eurocup con il successo di Khimki nell’atto conclusivo. Un finale che poteva essere ampiamente preventivato a settembre ma che è stato tutt’altro che una facile cavalcata per gli uomini di Kurtinaitis. Final Four a tratti anche brillanti con partite comunque tutte molto intense e con colpi di scena e finali emozionanti. Anche la grigissima e mesta Khimki region è stata animata per un paio di giorni dall’evento che ha portato i loro beniamini di nuovo nella massima competizione europea. Ripercorriamo il weekend moscovita facendo un breve countdown semiserio con cui diamo l’arrivederci alla prossima stagione.

10 – BC KHIMKI: Un voto sicuramente esagerato per ciò che durante tutto l’anno i gialloblu moscoviti hanno fatto vedere, sia in termini di spettacolo che di redditività sul campo. Squadra di sicuro talento ma con i più classici problemi di alchimia, tante prime donne ma soprattutto un’idea di squadra sempre vacillante. La buona stella ci ha messo del suo, la tremebonda qualificazione con Kuban forse davvero immeritata oppure qualche generosa chiamata arbitrale soprattutto contro lo Spartak, ma il grande merito di Kurtinaitis è stato quello di continuare a far credere a questo gruppo che la vittoria era sempre a portata di mano ed ha gestito con grande intelligenza la finale contro Valencia. Il messaggio sulle maglie di giocatori e tifosi prima della stagione era “la via che porta all’Eurolega”, il messaggio finale esibito durante la festa è la chiosa emblematica della stagione di Planinic (immeritato MVP della finale) recita” voi ci avete sostenuto e creduto, noi lo abbiamo fatto”. Per Khimki missione compiuta.

Beverley MVP stagionale meritato (foto di Sergey Kivrin & Andrey Golovanov)

9 – PATRICK BEVERLEY: Il funambolico play di San Pietroburgo è stato il meritato MVP della stagione, ha trascinato alla rimonta i suoi anche nella semifinale contro il Khimki prima di essere fermato dai falli. Taglia tascabile ma grande capacità di creare e di generare canestri dal nulla, ormai brevettato il suo passo di arretramento e jumper da 3 che tanto male ha fatto a tutte le rivali affrontate dallo Spartak di coach Jure Zdvoc.

8 – GUERRINO CEREBUCH: Senza aloni di nazionalismo sterile, sicuramente il fischietto triestino è stato decisamente il migliore degli uomini in grigio in tutta la competizione. In finale fischi decisi ed in qualche occasione anche coraggiosi, il francese Viator (6) lo ha semplicemente seguito applicandosi in altre circostante in modo decisamente pilatesco, senza almeno fare danni. Danni enormi che invece il greco Christodoulou (4) ha offerto a piene mani: da cineteca un “palming” sanzionato a Rafa Martínez e, soprattutto, un non fischio a favore di un Pietrus indiavolato che è stato trattenuto a viva forza prima che brutalizzasse il tetro arbitro ellenico.

Meglio di Loncar e compagni solo le Khimki Dancers (Sergey Kivrin & Andrey Golovanov)

7 – KHIMKI DANCERS: Splendide da un punto di vista puramente estetico e dell’intrattenimento durante i timeout. Restano i dubbi su una ragazza del gruppo delle brillanti dancers che, afflitta probabilmente da un problema ortopedico, esibisce un’improbabile fasciatura stile Willis Reed 1970 non proprio da paradiso dell’eleganza.

6 – VALENCIA: Bella incompiuta la squadra spagnola che mostra brani di ottimo basket soprattutto nella prima parte della semifinale con il Lietuvos prima di perdersi nelle trappole di Kurtinaitis in finale. Gara che comunque era alla portata degli uomini di Perasovic, forse troppo innamorati della loro eleganza e assai più lacunosi nelle esecuzioni e che hanno sofferta l’energia dei russi. La mancanza di San Miguel ha pesato soprattutto nella gestione dei possessi offensivi decisivi, un acuto mancato che nega ai suoi meravigliosi tifosi (10 e lode) la gioia di un trionfo solo accarezzato.

I tifosi di Valencia vincono di gran la battaglia per il miglior tifo del torneo (Foto di Sergey Kivrin & Andrey Golovanov)

5 – LIETUVOS RYTAS: Versione deludente quella dei lituani, mai realmente in partita nella semifinale contro Valencia. L’alto tradimento di Valanciunas, che analizzeremo poco oltre, e le pessime percentuali dal campo sono tra i motivi di una sconfitta a cui nemmeno uno scatenato e commovente Babrauskas nella ripresa ha potuto porre rimedio. Anche in questo caso fanno decisamente meglio i tifosi giunti da Vilnius (8) che non fanno mai mancare l’incitamento grazie ai loro enormi tamburi.

4 – VALANCIUNAS E CLAVER: Molti osservatori tra gli addetti ai lavori attendevano con estremo interesse l’esibizione del centro lituano e dell’ala spagnola. La delusione è stata palpabile: Valanciunas ha dimostrato tutta la sua immaturità al momento, pagando le sue enormi ingenuità in area colorata a cui le doti atletiche non possono fungere da supplenti, mentre Claver non ha nemmeno l’alibi dell’eccessiva gioventù: elegante, movimenti sopraffini ma totalmente privi di rabbia ed efficacia. Ed in una finale l’agonismo ed il carattere fanno spesso quasi quanto il talento.

3 – FINALE TERZO POSTO: Nonostante tutta la buona volontà esibita da Lietuvos e Spartak il solo fatto di vedere in una competizione secca, e senza medaglie bronzee in palio, la “finalina” sa di vero accanimento terapeutico. Sia nei confronti dei tifosi che anche dei giocatori, che rischiano pure sciocchi infortuni per una della gare più inutili della stagione.

Non ci sentiamo di dare altre valutazioni più severe data la buona qualità complessiva dell’evento e dell’organizzazione di Khimki, a meno di non parlare ovviamente dell’orribile traffico moscovita (2) oppure dei prezzi da autentici pirati di alcuni tassisti (1) più o meno legali e degli enormi palazzoni post sovietici (0) davvero di rara tristezza.

Un particolare ringraziamento va all’amico Alessandro Barbalich, guida turistica perfetta anche per affrontare i tortuosi meandri dell’onnipresente burocrazia russa e nel mostrare tutti i lati di una Mosca poco conosciuta.