In un momento cruciale della stagione cestistica mondiale con l’Eurolega che presto eleggerà sua regina nella Final Four di Londra, conclusosi giusto qualche settimana fa uno dei March Madness più incerti di sempre ed alle porte dei playoff NBA e la corsa al trono che ne seguirà, chiudendo con un campionato Italiano ad oggi in mano a due regine inaspettate ecco che la Cina, nella sua mediocre magnificenza ci ha prospettato forse i playoff più scarni della storia.

Vero, non dovremmo essere troppo sofistici, in fondo è un paese in vorticosa evoluzione che anche nel basket qualcosa dovrà ancora migliorare, ma obbiettivamente sei serie su sette finite in uno “sweep” sono materiale per gli annali. Annali di cui dimenticarsi in fretta.

Tutto secondo pronostico insomma, non c’è stato nessun ribaltone, nessuna particolare suspance ha accompagnato né quarti di finale né le semifinali. Una calma piatta che poco si adatta al clima playoff per come lo si racconterà in altri emisferi.

Mortificante?

Mortificante?

Obbiettivamente preventivabile la debacle di Zehjiang al cospetto di Guangdong. Douby stella solitaria dell’ottava forza cinese, nulla ha potuto oltre. Trascinare i compagni alla postseason è già stato un mezzo miracolo, pensare di impensierire la favorita per l’anello sarebbe stato troppo. Diogu e compagni han liquidato la pratica in 3 partite con un vantaggio sempre superiore ai 15 punti (104-89; 108-89; 109-86). Poco diverse le sorti del confronto tra i tanto attesi Beijng Ducks (detentori del titolo) e i Guangsha Lions. Decisamente più squadra quella della capitale che oltre ai soliti Randolph (rientrato dall’NBA) e Marbury (opaco in realtà) ha avuto molto dalla panchina mentre i soli Ramos e Forbes sono riusciti a contrastare degnamente gli avversari. Altro sweep con poche emozioni – eccezion fatta per Gara 2 – con i Ducks sempre sopra quota 100 e i Lions sempre sotto (110-96; 102-96; 101-87).

Più complicata, per quanto possa esserlo un 3-0, la serie che vedeva opposti i Shandong – n.2 del ranking – ai DongGuan Lions (7). Imputabile soprattutto ad un paio di prestazioni sottotono di Jackson Vroman che sia in gara 1 che in gara 2 non ha dato il contributo sperato al sempre più sorprendente Zaid Abbas e al finalizzatore Pooh Jeter. Di contro prima Lester Hudson (34 in gara 1) e poi Marcus Haislip (40 in gara 2) hanno tenuto sulle spine i quotati avversari sino alle battute conclusive. Solo gara 3 si è conclusa con oltre dieci punti di scarto. (91-86; 92-86; 110-95).

La serie più entusiasmante, fin qui, è senza dubbio stata quella tra n. 4 e 5 del ranking ovvero quella tra Liaoning e Xinjiang. Dopo aver perso gara 1 Von Wafer e compagni sono stati capaci di rifarsi portandosi sul 2-1 nella serie. L’inerzia non bastava però agli uomini di Wan Jun che erano costretti a gara 5 da Solomon Jones autore di 25 punti in Gara 4. Wafer, il migliore dei suoi, rispondeva in gara 5 con 24 per trascinare i compagni annientando un Ailun da 35 punti e spuntandola nelle battute finali. (98-100; 100-96; 112-89; 94-102; 100-115).

I quarti di finale però, potevano ancora essere un turno interlocutorio. Non le semifinali avrebbero potuto pensare i più. E invece altri due sweep e solo 3 partite su 6 degne del cardiopalma.

Clamoroso il tonfo dei Ducks che solo nel match casalingo hanno impensierito i Shandong Flaming Bulls. Marbury, sottotono nel primo turno, è salito di tono nel momento del bisogno ma nulla ha potuto contro il trio delle meraviglie Abbas, Vroman, Jetter. Gara 2, l’unica degna di nota ha visto la vittoria esterna soffiata nelle battute conclusive di una match dove i soli Marbury e Morris (29 punti il primo, 26 il secondo) sono riusciti a tenere alto l’onore dei detentori del titolo.

Non meglio è andata a Von Wafer e compagni, arresisi sempre in 3 partite sotto i colpi di Guangdong. Almeno Xinjiang ha avuto la decenza di tenere un minimo di incertezza nel risultato finale sia in gara 2 (tra le mura amiche) che in gara 3 vedendosi superare in entrambe le occasioni per due lunghezze (88-86 e 100-98).

Yi alza al cielo il Trofeo

Yi alza al cielo il Trofeo

Chiusa una cavalcata trionfale l’attesa per una finale che prometteva fuochi d’artificio era molta. Da un lato il trio delle meraviglie, dall’altro l’idolo di casa Yi a contendersi un anello che pareva in bilico mai come stavolta.

E invece la cina ha riservato un’altra brutta sorpresa.

L’unica differenza rispetto alle serie precedenti è stata infatti il risultato, chiuso necessariamente a quota 4 data la serie al meglio delle 7 partite. Guangdong ha letteralmente spazzato via i Bulls incapaci di ridurre il divario a meno di otto in lunghezze nelle quattro sfide finali. Merito ad un immenso Yi che ha fatto incetta di trofei (Finals Mvp, Player of the Year, Domestic Player of the Year, Forward of the Year e 1st Team of the Year) e al suo fido scudiero Ike Diogu, intimidatore d’area da non sottovalutare anche in prospettiva europea.

Ora, passata l’euforia dei playoff qualche volto nuovo ha trovato fortuna nella postseason a stelle e strisce (McGrady agli Spurs, Singleton a New York) mentre gli altri aspettano fiduciosi una chiamata prima che la Cina torni a richiamare in vista del nuovo campionato.