GRUPPO B (Berlino)

Non è un mistero che il Gruppo B sia il girone più difficile dell’Eurobasket 2015. Ben tre squadre su sei, infatti, sulla carta valgono almeno il podio (Spagna, Serbia e, fatti i debiti scongiuri, Italia), senza sottovalutare le mine vaganti Turchia e Germania, che possono dare filo da torcere a chiunque su singola gara. Chiude il girone l’Islanda, per la quale già la qualificazione è un’impresa da raccontare ai nipotini, ma che proprio per questo giocherà senza alcuna pressione, pronta a sfruttare una giornata no degli avversari. Insomma, realisticamente Spagna, Serbia e Italia si giocheranno i primi tre posti, con Turchia e Germania a lottare per il passaggio del turno, ma… si tratta di basket, quindi mai dire mai.

Germania

La GERMANIA vincitrice della Trentino Basket Cup - foto Alessio Musolino 2015

Italia e Germania si sono già incontrate a Trento (foto Alessio Musolino 2015)

Dopo anni di “limbo”, la Germania parte con molte ambizioni, dovute al ritorno in Nazionale di Dirk Nowitzki, ai buoni giovani ormai pronti per fare il grande salto e al fatto di giocare in casa la prima fase, fattore da non sottovalutare in un girone così ostico. Ma lo scoglio principale, per la Nazionale tedesca, sarà psicologico: nonostante si tratti di una squadra competitiva, c’è il rischio vivere sul rimpianto di non poter vedere quella che sarebbe potuta essere la più forte Nazionale di sempre, ma che ora non lo può essere per le molte assenze pesanti (Tim Ohlbrecht, Elias Harris, Lucca Staiger, Maik Zirbes e Per Günther), e un domani non lo potrà essere per il probabile ritiro di Nowitzki. In ogni caso, l’obiettivo è andare avanti il più possibile in questo Europeo, anche accarezzando il sogno di una qualificazione al pre-olimpico; in quest’ottica, la priorità è ovviamente trovare la giusta sintonia tra le due stelle della squadra, i due NBA Dirk Nowitzki e Dennis Schroeder, non particolarmente brillanti nelle amichevoli di preparazione. Senza dimenticare Tibor Pleiss, fresco di firma con gli Utah Jazz, che dovrà fare gli straordinari visto che l’unica alternativa nel ruolo è l’esordiente Johannes Voigtmann. C’è invece più scelta tra gli esterni: probabilmente partiranno in quintetto l’ex nazionale slovacco Anton Gavel, sorprendentemente naturalizzato un paio di mesi fa, e il promettente Paul Zipser, ma avranno un ruolo chiave in uscita dalla panchina Heiko Schaffartzik, giocatore altalenante ma in grado di cambiare una partita a suon di triple, e Robin Benzing, chiamato a riscattare un’annata difficile, che si alternerà nei due ruoli di ala facendo così anche rifiatare Nowitzki. Completano il roster tre specialisti difensivi, ovvero la guardia Karsten Tadda, l’ala piccola Niels Giffey e il versatile Alex King, e Maodo Lo, realizzatore a Columbia University ma ancora da testare su un palcoscenico di questo livello.

Islanda

Come abbiamo detto in apertura, l’Islanda il suo Europeo l’ha già vinto qualificandosi per la prima volta alla fase finale di un torneo internazionale. L’unico giocatore islandese conosciuto dal pubblico italiano è probabilmente Jon Stefansson, stella indiscussa della sua Nazionale oltre che miglior giocatore della (non particolarmente degna di nota) storia del basket islandese. Nonostante qualche acciacco subito durante la preparazione, sarà lui il faro dell’attacco e della difesa della sua squadra, che giocherà uno small ball continuo e imperterrito, e con molta pressione difensiva, vista la pressoché assenza di lunghi degni di questo nome. Il centro titolare, infatti, sarà Hlynur Baeringsson, che arriva a malapena ai due metri, mentre il suo cambio, Nathanaelsson, arriva sì a 218 cm, ma è assolutamente inadatto a questo livello. Il compagno di reparto sarà Haukur Palsson, forse l’unico altro giocatore con un buon tasso di talento della squadra, visto anche una stagione in Italia alla Stella Azzurra e con una discreta esperienza in Spagna. Si tratta però di un giocatore prettamente perimetrale, così come gli altri suoi compagni: oltre a Stefansson, gli esterni titolari saranno i tiratori Hördur Vilhjálmsson e Pavel Ermolinskij (naturalizzato ucraino), che si alterneranno in regia, mentre in uscita dalla panchina l’esperto Jakob Sigurdason garantirà… altro tiro da fuori, così come gli altri panchinari Gunnarsson e Hermansson, passato e futuro della Nazionale islandese.

Italia

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Serbia

Milos Teodosic

Per Teodosic negli ultimi 2 anni le migliori soddisfazioni sono arrivate con la Nazionale (foto di Claudio Devizzi)

Ripetersi non è mai facile, specie se il successo è arrivato in modo quantomeno insperato. Non stiamo ovviamente dicendo che l’argento mondiale ottenuto dalla Serbia un anno fa sia dovuto al caso, ma che al contrario è arrivato alla fine di un cammino difficile, in cui i pronostici di certo non davano la squadra di Djordjevic come favorita a battersi con gli USA in finale. Quest’anno, per certi versi, va più o meno allo stesso modo: la Serbia non è la favorita, ma è forse la squadra da temere più di ogni altra, anche perché di sicuro non ci sarà l’effetto sorpresa. Il nucleo è bene o male quello di 12 mesi fa: manca Nenad Krstic, e questo significherà più responsabilità sulle possenti spalle di Miroslav Raduljica, ma il quintetto è di prim’ordine, con il controverso Milos Teodosic in cabina di regia, le stelle nascenti Bogdan Bogdanovic e Nemanja Nedovic a portare punti tra gli esterni, e l’MVP dell’ultima Eurolega Nemanja Bjelica, fresco di firma con i Minnesota Timberwolves, a utilizzare il suo enorme bagaglio tecnico da numero 4. In uscita dalla panchina, i punti fermi saranno l’ordinato Stefan Markovic, cambio perfetto di Teodosic, e il dinamico Nikola Kalinic. Completano la rotazione degli esterni Marko Simonovic, giocatore completo e affidabile per qualche minuto, e Dragan Milosavljevic, all’esordio con la maglia della Nazionale. Sotto canestro, l’esperto Zoran Erceg potrà giocare sia da 4 che da 5, mentre Ognjen Kuzmic sarà una scommessa che potrà portare buoni frutti; spazio probabilmente ridotto invece, per il giovane Nikola Milutinov, preferito all’ultimo momento al più esperto Vladimir Stimac, ulteriore conferma del fatto che coach Sasha Djordjevic non ha paura a puntare sui giovani. L’ex Olimpia Milano sarà al timone di una squadra completa, con un buon mix di talento, esperienza, sangue freddo e fisicità, e con molti giocatori all’apice della loro carriera che dovranno “nascondere” qualche incognita di troppo sotto canestro e far fronte alla pressione che sarà presente fin dall’inizio, soprattutto in un girone così impegnativo.

Spagna

foto di fabrizio Stefanini

Sergio Llull guiderà il blocco Real, spina dorsale della Spagna (foto di Fabrizio Stefanini)

Non è facile analizzare la squadra spagnola, né pronosticare quanta strada potrà fare in questo campionato. Da una parte, la Spagna è sempre la Spagna, dall’altra bisognerà capire quanto peseranno le assenze dei vari big: Marc Gasol, Ricky Rubio, José Calderón, Juan Carlos Navarro e, perché no, anche Álex Abrines. L’impressione è che l’arma principale della Nazionale spagnola dell’ultima decade, ovvero la qualità e la profondità dell’organico, venga un po’ meno: a un quintetto di primissimo ordine, verosimilmente con Sergio Rodríguez, Sergio Llull, Rudy Fernández, Nikola Mirotic e Pau Gasol, copre le spalle una panchina non esaltante, con il solo, inesperto Guillem Vives nel ruolo di playmaker e l’ancor più giovane Willy Hernangómez come  unico cambio del centro. L’esperto Felipe Reyes dovrà quindi spendere minuti anche da numero 5 (ma è solo 204 cm) se non si vorrà spremere troppo il 35enne Gasol, a meno che Pablo Aguilar non si dimostri cresciuto rispetto all’Europeo di due anni fa (ma anche lui, in ogni caso, è poco più di 2 metri). Lo stesso vale per Víctor Claver, il cambio delle ali, mai particolarmente incisivo in Nazionale, e per Pau Ribas, guardia 28enne curiosamente all’esordio con la maglia della Selección. Chiude il roster il veterano Fernando San Emeterio, chiamato a portare difesa, grinta e gioco sporco dalla panchina. Insomma, Sergio Scariolo guiderà una Spagna molto più “operaia” di quanto siamo stati abituati a vedere negli ultimi anni, con una panchina corta che potrebbe essere un problema in un girone molto impegnativo: il passaggio del turno non è in discussione, ma se Pau Gasol dovesse arrivare stanco alla seconda fase il cammino spagnolo potrebbe farsi molto in salita.

Turchia

Ilyasova, pessimo contro la Finlandia (Foto: iltalehti.fi)

Ilyasova è tra quelli che dovrà far dimenticare il pessimo Europeo di due anni fa (Foto: iltalehti.fi)

È una Nazionale molto strana, quella turca, rispetto alle formazioni viste nel recente passato. Considerando il pedigree di molti giocatori, stupisce che il palmarès della Turchia sia così povero: a parte un argento europeo (2001) e un argento mondiale “casalingo” (2010), i migliori risultati sono stati un 6º posto mondiale (2006) e un 8º posto europeo (2009). La 17º posizione agli Europei di due anni fa è forse il punto più basso mai toccato dal basket turco, e così coach Ataman ha deciso di fare tabula rasa: pochi veterani scelti accuratamente, un americano con tanti punti nelle mani e tanto (forse troppo) spazio ai giovani. La stella della squadra sarà Ersan Ilyasova, ala spesso altalenante ma ormai di consolidato valore NBA; l’attacco turco ricadrà soprattutto sulle sue spalle, oltre che su quelle del naturalizzato Bobby Dixon (pardon, Ali Muhammed), appena ingaggiato dal Fenerbahçe, e del gioiellino ventenne Cedi Osman, che dovrà dimostrare di valere un posto di primo piano a livello europeo. Completano il quintetto due veterani, la guardia-killer Sinan Guler e il discusso centro Semih Erden, che dovrà fare le veci del ben più forte Omer Asik, out per infortunio. Se il quintetto tutto sommato è di buon livello, la panchina è a dir poco un’incognita: il giovanissimo Kartal Ozmizrak è l’unico regista di ruolo della squadra, ma è un classe ’95 con tutto da dimostrare; come guardie, Furkan Korkmaz è addirittura un classe ’97, mentre dà forse qualche garanzia in più Melih Mahmotoglu. Goksenin Koksal farà rifiatare Osman, mentre il cambio di Ilyasova sarà l’ormai esperto gregario Baris Hersek. Qualche certezza in più sotto canestro, dove Furkan Aldemir, in forza ai Sixers in NBA, e Oguz Savas sono due certezza alle spalle o addirittura al posto di Erden. La Turchia parte senza grandi aspettative, e questa potrebbe forse essere l’arma in più di coach Ataman: l’entusiasmo e l’energia dei tanti giovani, che in Turchia sperano di rivedere come protagonisti tra qualche anno.


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