Al termine di una lunga stagione ed entusiasmante stagione di EuroLeague, la prima con la nuova formula, le Final Four di Istanbul sono state forse la parte meno entusiasmante. Iniziate con il botto, con una semifinale che l’Olympiakos ha vinto contro il CSKA come tradizione comanda (in rimonta e guidati da Spanoulis), la tre giorni in riva al Bosforo ha regalato ben poche emozioni, con il Fenerbahce di Obradovic padrone della situazione sia in semifinale contro il Real Madrid che in finale contro l’Olympiakos…..

PROMOSSI

Vassilis Spanoulis ci ha regalato un’altra serata di magia (foto S. Trapezanlidis@2017)

TEODOSIC / LLULL / SPANOULIS – Non è un caso se citiamo subito tre sconfitti, perché a volte è proprio la capacità di saper accettare una sconfitta o anche solo lottare fino alla fine per non accettarla, che innalza il valore di un giocatore. Milos Teodosic è stato spesso accostato all’immagine di giocatore indolente e spesso avulso dalla partita, soprattutto quelle in cui ci si gioca qualcosa, nel momento decisivo. Però la vittoria delle Final Four 2016 avevano modificato questa immagine e la semifinale di Istanbul ci hanno restituito un Teodosic molto più maturo e conscio del suo ruolo, quello di leader vero capace di caricarsi la squadra sulle spalle e di prendersi tutti i tiri quando la palla scotta. Probabilmente varcherà l’Oceano in estate e qui in Europa si discuterà ancora sul suo reale valore. Sergio Llull ha vinto, come è giusto che sia, il premio di MVP stagionale ed in una semifinale difficile a livello ambientale e poi tecnico-tattico, ha ampiamente dimostrato il perché. In una serata in cui Ayon e Doncic hanno steccato ed il solo Carroll a supportarlo numericamente, è stato l’ultimo ad arrendersi cercando sempre di tenere attaccato il Real ad una gara che già dopo pochi minuti aveva preso una direzione precisa. Egoisticamente speriamo che non siano vere le voci che lo vogliono in NBA la prossima stagione. Chi invece continuerà ad estasiarci da questa parte dell’Oceano è Dio Vassilis, che scrive un’altra pagina epica della sua storia. Gli ultimi 7 minuti della semifinale contro il CSKA andrebbero fatti vedere e rivedere a tutti, per la capacità di un uomo con un fisico normale di fare cose disumane, come la tripla in faccia a Kryapa, dopo aver fatto 0/5 fino a lì, e l’assist immaginifico per Birch. In finale ha sofferto ma forse pur provando a resistere come tutto l’Olympiakos, ma forse proprio per questo ci piace di più.

Gigi Datome ha saputo essere decisivo nella finale (foto S.Trapezanlidis 2017)

UDOH / KALINIC / DATOME – Tre protagonisti diversi e tra loro non c’è quello più atteso, Bogdanovic, per celebrare il successo del Fenerbahce. E forse sta tutto qui il senso del lavoro di Obradovic. Ekpe Udoh è stato per tutta la stagione un giocatore dominante, tenendo in piedi quasi da solo un Fener che ha fatto fatica in alcuni momenti della stagione, raggiungendo il culmine proprio nel momento più importante. La semifinale contro il Real è un clinic cestistico, da “4” (o “5”) moderno. Capace di giocare spalle a canestro, per sè o per i tiri sul perimetro dei compagni, uscire dall’area e trovare quel mid-range shot che nel suo ruolo fa la differenza, e poi la capacità di difendere il ferro come nessuno al momento in Europa. Il premio di MVP delle Final Four è la logica conseguenza di una due giorni dominante. Nikola Kalinic si era definito un perdente di successo, facendo riferimento alle finali perse in carriera. Dopo i 12 punti di sostanza messi in semifinale, una finale aggredita come meglio non si poteva, mettendo le triple che hanno in fretta scavato il solco e sciolto i compagni, regalandogli la prima grande gioia della carriera. Una gioia che Gigi Datome cercava e voleva fortissimamente, quando ha deciso di tornare in Europa e sposare il progetto Obradovic. E forse per questo in semifinale era apparso troppo nervoso, dopo una stagione difficile. In finale ha spiegato perché è sempre stato l’uomo in più per Obradovic, entrando in partita quando Bogdanovic ha abbassato l’intensità e mettendo 10 dei suoi 11 punti in poco più di 4′ a cavallo dell’ultima pausa e guidando il break definitivo.

MANTZARIS / BIRCH – Ovvero la classe operaia che va in Paradiso (o quasi). Vangelis Mantzaris è il classico giocatore che sa fare bene una cosa, tutti lo sanno eppure nessuno riesce a fermarlo. La sua capacità di entrare in ritmo e non fermarsi è incredibile ed ancora una volta lo ha dimostrato ad Istanbul, in semifinale e poi in finale, quando con le sue triple aveva riaperto il match nel terzo quarto. Khem Birch era uno dei giocatori che destava maggior curiosità in questa stagione europea, perché dopo anni ai margini aveva finalmente la grande occasione, che si è giocato molto bene finendo per diventare un centro credibile a questo livello. Tanta legna in semifinale e poi ottimi movimenti vicino a canestro nella prima metà della finale, quando con i suoi punti ha tenuto in piedi l’Olympiakos, che poi si è un pò dimenticato di lui. Grande attesa per la prossima stagione che potrebbe essere quella della consacrazione, sempre che resti in Europa.

BOCCIATI

Non è stata la Final Four di Nando De Colo (Fabrizio Stefanini 2015)

NANDO DE COLO – Che non fosse probabilmente la sua stagione lo avevamo capito intorno a metà Novembre, quando un infortunio lo ha tenuto lontano dai campi per quasi un mese e mezzo. Certo parlare di stagione negativa per un giocatore capace di chiudere la regular season con quasi 20 punti di media, il 43% da 3 ed oltre 20 di media in valutazione, sembra un’affermazione molto forte. Però Nando non è mai stato quello dominante della scorsa annata (chiusa ovviamente con numeri superiori…) e l’opaca prova in semifinale non è che la logica conseguenza di un playoff giocato spesso nell’ombra e senza quei lampi di classe che tutti conosciamo. Con un contratto di altri due anni in mano e senza NBA Escape, con Teodosic pronto a volare in America, sarà lui il faro del nuovo CSKA, sperando che la salute possa supportarlo e fargli riconquistare quel trono europeo su cui si era seduto 12 mesi fa.

GUSTAVO AYON – Lui ed Anthony Randolph (ma anche Othello Hunter) ricorderanno a lungo la semifinale di Istanbul, in cui Ekpe Udoh ha tranquillamente banchettato dentro l’area del Real, senza che nessuno riuscisse ad opporre una ben che minima difesa. E tra tutti il centro messicano è probabilmente l’indiziato numero uno, perché doveva essere lui l’uomo in grado di girare la sfida sotto i tabelloni ed indirizzare la gara verso gli uomini di Laso. Ayon ha subito inerme, subendo a rimbalzo, intimidito quando ha provato a giocare spalle a canestro, incapace di aprire il campo per i tiratori sul perimetro. Una prestazione deludente che chiude una stagione di alti e bassi che potrebbe anche far ripensare le strategie future del Real, che già la scorsa estate aveva preso Hunter per colmare un eventuale buco lasciato dal messicano.


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