Ci siamo, è la settimana delle Final Four che vanno a chiudere la prima stagione della nuova era della EuroLeague. Un bilancio più che positivo, sia in campo che fuori, ed il braccio di ferro con la FIBA che alla fine non ha nè vincitori nè vinti, ma in cui forse moralmente è proprio Euroleague Basketball ad uscirne vincente, con la FIBA che ha concesso per il prossimo anno libera scelta alle squadre di club, eliminando il vincolo stabilito l’estate scorsa. Da venerdi sera alla Sinan Erdem Dome di Istanbul si inizia a fare sul serio, con in campo le stesse squadre, e gli stessi accoppiamenti, già visti a Madrid nel 2015 quando a trionfare furono i blancos di Pablo Laso. Prima di parlare delle due semifinali, però, facciamo un passo indietro e vediamo cosa hanno detto le semifinali.

LA LEGGE DI OBRADOVIC – Non è stata una stagione semplice per Obradovic ed il suo Fenerbahce. Pochi e mirati innesti avevano fatto pensare ad una stagione europea in discesa verso quella che sarebbe dovuta essere la logica conclusione, vittoria davanti al proprio pubblico. Invece la stagione si è trasformata in un calvario, con infortuni e sconfitte, a volte pesanti, ma anche vittorie significative, come quella di Mosca. Alla fine un quinto posto che ha costretto il Fener a dover vincere in trasferta, ad OAKA, per poter andare alle Final Four. E così è stato, nonostante un Panathinaikos che ha forse giocato meglio, ma che è mancato nei momenti decisivi, mentre Obradovic sapeva benissimo da chi andare, ovvero Bogdan Bogdanovic che ha saltato mezza stagione ma che si è fatto trovare pronto quando contava.

LA SERIE – Sembra assurdo se si pensa che è finita 3-0, ma CSKA Mosca-Baskonia è stata una serie bellissima ed in cui Vitoria esce sconfitta solo perché il CSKA è il CSKA ed il talento purtroppo non si trova per strada. Ma la squadra basca, con il suo gioco spumeggiante e la sua grande intensità difensiva, è riuscita a limitare i russi ed a mettergli una paura folle, già in gara-1 e gara-2. La sensazione è stata molto simile a quella provata lo scorso anno durante la serie CSKA-Stella Rossa, con i serbi pericolosi ma il CSKA sempre in controllo ed a cui bastavano un paio di accelerate per chiudere i conti. In realtä quest’anno è stato diverso, per Vitoria è veramente andata vicina al colpaccio, ed il solo fatto che sugli episodi, anche arbitrali, si sia discusso per diversi giorni, la dice lunga su quello che poteva essere e non è stato. I baschi, come la scorsa stagione, hanno provato ad andare oltre il pronostico, ma in questo viaggio è mancato qualcosa, mentre il CSKA nel momento del bisogno si è aggrappato ai soliti noti, Teodosic ma soprattutto Cory Higgins e Kyle Hines, con un De Colo ben al di sopra del par.

MVP – Due giocatori su tutti. Nonostante le primavere siano 35, Vassilis Spanoulis continua ad essere l’anima dell’Olympiakos, che spalle al muro è riuscito a risalire dal 1-2, vincere ad Istanbul e chiudere al Pireo la serie contro l’Efes. Serie difficile, con la difesa dell’Efes che lo ha messo sotto pressione, ma in gara-4 e gara-5 si è preso sulle spalle la squadra offensivamente, non solo smazzando assist (soprattutto per Printezis) ma mettendosi anche in proprio chiudendo l’ultimo atto con 22 punti, 10 falli subiti e 6 assist, tornando per la quinta volta alle Final Four, vinte 3 volte. La prima nel 2009 quando Luka Doncic aveva appena compiuto 10 anni ma che tra questa sera esordirà nella prima Final Four della sua carriera. Eletto all’unanimità Rising Star per la stagione in corso Doncic è l’immagine di un Real Madrid che ha sofferto contro il Darussafaka ma che è saputo venire fuori e ritornare alle Final Four dopo un anno di assenza. Le lacrime, di rabbia, di Doncic in gara-2 hanno fatto il giro del mondo, il ragazzo non riusciva a dare alla squadra quello che voleva, Laso lo ha rincuorato e lui in gara-3 e gara-4 ha ripagato squadra e coach con due gare di grande sostanza chiuse con punti, assist e rimbalzi  ed una valutazione media di 22. Ne siamo certi, ad Istanbul tanti occhi e tante telecamere saranno puntati su di lui, l’uomo designato a scrivere il suo nome nella storia del basket europeo per i prossimi 15 anni.

CSKA MOSCA – OLYMPIAKOS ATENE

Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più? Ebbene si, dopo un anno di assenza torna alle Final Four quella che è ormai una classica di questo appuntamento, o almeno lo è diventato dal 13 maggio 2012 e da quella clamorosa rimonta, finita con il floater di Printezis che era valsa la seconda Eurolega per l’Olympiakos. E guarda caso quella partita e quelle Final Four si giocarono proprio alla Sinan Erdem Dome. Era un’altro CSKA, guidato sempre da Teodosic che però aveva ancora sulle spalle la scimmia ed il marchio di perdente in finale. Dall’altra parte Spanoulis, un giovane Mantzaris ma anche un Printezis che ancora non era Printezis. E poi Kyle Hines che questa volta sarà dalla parte opposta della barricata.

Il CSKA Mosca è stata forse la squadra, insieme a Real e Fenerbache, che ha interpretato meglio la nuova formula della EuroLeague. Grande partenza con 12 vittorie nelle prime 13 gare per mettere di fatto al sicuro una delle prime 4 posizioni, poi Itoudis ha iniziato ad amministrare il suo gruppo e qualche infortunio di troppo, con De Colo fuori per 7 gare, Teodosic 6 ed il lungo-degente Freeland a saltare le prime 10 ed i playoff. Nonostante tutto, però, l’impressione lasciata dalla squadra non è mai stata quella scintillante della passata stagione ed i russi si presentano alle Final Four come possibili favoriti ma con qualche dubbio in più rispetto a 12 mesi fa. Gli stessi playoff hanno lasciato qualche perplessità e non sarebbe stata una bestemmia vedere il Baskonia avanti 2-0 dopo le prime due gare. La sensazione però era quella che il CSKA fosse comunque superiore e non appena in difesa girava qualche vite ed in attacco la palla non stava ferma e le spaziature erano giuste, i russi allungavano di quel poco per controllare la serie. Un CSKA che sembra dipendere meno da De Colo e Teodosic, e forse è un bene visto che la stagione del francese non è stata scintillante come quella dello scorso anno (anche se a guardare le statistiche stiamo parlando di un copia-incolla), mentre sono diventati importanti nelle rotazioni sia Cory Higgins che Aaron Jackson, entrambi decisivi in gara-3 con il Baskonia.

Più complicata la stagione dell’Olympiakos, almeno a livello infortuni, con Sfairopoulos che ha dovuto mettere mano agli equilibri della sua squadra almeno 2-3 volte. E nonostante tutto i greci erano in lotta per il primo posto finale fino a 3 gare dalla fine della regular season, salvo poi perdere le ultime 3 e chiudere comunque terzi. Prima le difficoltà di inserimento di Birch e Young, ancora acciaccato,  poi l’infortunio di Hackett, uomo che era diventato fondamentale nelle rotazioni dell’Oly ed il conseguente inserimento di Waters. Infine l’infortunio di Lojeski a fine marzo, per fortuna meno grave del previsto, ma che ha costretto Sfairopoulos a ridisegnare la squadra nei playoff. Nel frattempo però l’Olympiakos è cresciuta molto come squadra e nei playoff ha messo in mostra quelle che sono da sempre le qualità peculiari di questa squadra, ovvero la grande intensità difensiva. Non è un caso se la squadra del Pireo è nelle prime posizioni delle principali voci statistiche difensive, come l’index rating e la percentuale da 2 punti concessa, oltre ad essere la seconda difesa per punti subiti. Giocatori come Birch, Young e Milutinov hanno aumentato l’intensità difensiva e la protezione del ferro, mentre Erik Green ha portato quel cambio di passo che Sfairopolous cercava nel cambio di Spanoulis, ma anche una importante elemento tattico da utilizzare in coppia con Spanoulis per liberarlo della palla, come successo in gara-4 e gara-5 contro l’Efes. Arrivano alle Final Four sicuramente non da favoriti, non è una novità per loro, ma è l’Olympiakos. Abituati a girare i pronostici e lasciare tutti a bocca aperta.

PRONOSTICO: Gara durissima, sui ritmi dell’Olympiakos, ma il CSKA viene fuori nell’ultimo quarto e conquista di nuovo la finale

REAL MADRID – FENERBAHCE ISTANBUL

Stessa semifinale del 2015, con la sola differenza che il Real vinse quell’edizione, giocata in casa, e poi nella scorsa edizione uscì ai playoff proprio contro la banda di Obradovic. Il Fener non vuole fallire ancora, dopo aver centrato le ultime 3 Final Four andando, lo scorso maggio, ad un soffio dal salire sul tetto d’Europa.
Potrebbe essere tranquillamente la finale perché, guardando solo ed esclusivamente gli organici, si tratta di roster che hanno subito pochi cambiamenti nel tempo e che vantano un livello davvero sorprendente.

Da una parte, Sergio Llull, il miglior giocatore europeo fino a questo punto della stagione. Dall’altra, un Bogdan Bogdanovic che ha trovato una condizione fisica e mentale che gli permette di esprimersi al meglio, ovvero qualcosa che non gli capitava da tempo. Ridurre questa sfida solamente a due elementi sarebbe tanto sbagliato quanto riduttivo, perché le rotazioni a cui ci hanno abituati Pablo Laso e Zelimir Obradovic lasciano davvero a bocca aperta. Potenziale offensivo devastante, difese che potrebbero fare altrettanto ma che, purtroppo, in alcuni casi si mostrano fin troppo vulnerabili.

Nessuna squadra turca ha mai vinto l’EuroLeague, e già questa motivazione dovrebbe incentivare il Fenerbahce a tentare l’impresa e, di sicuro, Obradovic vuole onorare la sua 16esima apparizione alla Final Four cercando di alzare il trofeo per la nona volta in carriera.
Nove, come i titoli del Real, ma gli ultimi 10 confronti tra le due squadre vedono una situazione di assoluta parità. Se prendiamo il roster che ha trionfato nel 2015, i giocatori sono gli stessi per 7/12, e l’MVP di quelle finali tenterà ancora di conquistare l’ambito trofeo. El Chapu Nocioni saluterà il basket giocato una volta conclusa la stagione ed il suo minutaggio è ridotto ai minimi termini, ma la sua presenza risulta ancora preziosa tra le merengues. Sarà, probabilmente, l’occasione per Gigi Datome per lasciarsi alle spalle, in qualche modo, una stagione buona ma non esaltante, in cui il suo minutaggio è sceso oltre le aspettative.

È anche il duello tra due tra i migliori numero 4 d’Europa, ovvero Anthony Randolph ed Ekpe Udoh. Due giocatori straordinari con un repertorio davvero ampio, sia in attacco che in difesa. Sarà interessante osservare come se la caverà Luka Doncic, alla sua prima apparizione in una Final Four. Un eccellente biglietto da visita per affrontare la prossima stagione, quella che potrebbe portarlo  a volare oltreoceano nel giugno 2018, magari con la prima scelta assoluta.
Il Real è l’unica squadra in questa Eurolega ad aver vinto almeno una volta contro tutte e 15 le avversarie e, inoltre, a non aver mai perso due partite consecutive.

PRONOSTICO: Grande equilibrio, ma il Real ha qualcosa in più. Stesso esito dell’edizione 2015.

a cura di Fabrizio Quattrini e Carlo Ferrario


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