EA7 Emporio Armani Milano

Keith Langford, decisivo nell'ultimo quarto (Foto Savino Paolella)

Keith Langford, decisivo nell’ultimo quarto (Foto Savino Paolella)

Haynes: 5,5. Banchi ci mette parecchio a metterlo in campo, e ce lo lascia davvero poco. Nei 5 minuti passati sul parquet, si fa notare per una bella entrata decisa, che gli vale un gioco da tre punti. Poi basta.
Gentile: 6,5. Solita partita a luci e ombre, ma stavolta forse con qualche luce in più. Le 5 palle perse sono davvero troppe, anche perché quasi tutte uguali: penetrazione forzata e tentativo di scarico ancor più forzato a un lungo ben marcato sotto canestro. Il risvolto della medaglia sono i 18 punti con 7/12 al tiro.
Cerella: sv. Entra per marcare un avversario alto almeno 10 cm più di lui, fa due falli, esce. Fine.
Melli: 7. Prima parte di gara in ombra, come tutti, poi però è protagonista del rinnovato vigore difensivo con cui Milano ribalta la gara ed è autore di due recuperi chiusi da schiacciate in contropiede nel break di 17-0 all’inizio del quarto periodo.
Langford: 8. Gli si dovrebbe dare di più, ma non si può ignorare quanto (non) ha fatto vedere nei primi 29 minuti. Ma, effettivamente, nel finale mostra di essere un giocatore devastante, girando quasi da solo le sorti della gara nell’attacco milanese: dei 17 punti del break milanese, 9 sono suoi e altri 4 sono nati dalle sue mani come assist per Lawal.
Samuels: 6. Ormai si è capito che giocatore è: probabilmente non dominerà mai, soprattutto in Eurolega, ma la cosa positiva è che qualcosa di buono lo fa sempre: è in pratica l’unico a salvarsi nel primo tempo milanese, poi però gli errori sotto canestro iniziano a essere troppi e Banchi gli preferisce Lawal nel finale.
Wallace 5. Sembra sempre essere un giocatore rientrato il giorno prima da un’inattività di mesi. Sbaglia tutto lo sbagliabile e Banchi non se la sente di tenerlo in campo per più di 10 minuti.
Lawal: 6,5. Forse a Milano stanno iniziando a capire come servirlo; di certo lo ha capito Langford. Tre schiacciate una più poderosa dell’altra e una sonora stoppata su Erden infiammano il pubblico nell’ultimo quarto.
Moss: 6,5. Serata no al tiro (1/5 da tre), è il solito baluardo in difesa e si fa sentire anche a rimbalzo e nella costruzione del gioco.
Jerrells: 4,5. Sarà un caso, ma il parzialone con cui Milano ribalta il risultato avviene appena lui si siede in panchina. Mezzo punto in più per il furto dalle mani di Erden sotto canestro nei minuti finali.

Anadolu Efes Istanbul

Uno dei tanti errori da sotto di Erden (Foto Savino Paolella)

Uno dei tanti errori da sotto di Erden (Foto Savino Paolella)

Vasileiadis: 6,5. La velocità di rilascio del pallone quando tira è davvero impressionante, così come sono impressionanti le tre triple messe a segno, sempre con l’avversario a pochi centimetri. Forse andrebbe servito con più costanza.
Batuk: sv. Una comparsata di un paio di minuti.
Erden: 5. Visto il tipo di giocatore e guardando solo le cifre, meriterebbe almeno due voti in più (11 punti e 12 rimbalzi). Ma 4 palle perse, una stoppata subita da Lawal, un paio di errori a pochi centimetri dal ferro e un balletto a metà campo con la palla in mano a 23 secondi dalla sirena, che porta all’infrazione di passi e all’addio alle speranze di rimonta dei turchi, sono davvero troppo per dargli la sufficienza.
Savanovic: 7. Classe cristallina e intelligenza cestistica superiore alla media potrebbero fargli fare di più dei 14 punti (6/9 al tiro) e 3 assist… ma bisogna sempre considerare i compagni che lo circondano…
Gordon: 6. Parte a razzo con 10 punti nel primo quarto; poi sparisce letteralmente.
Hopson: 6,5. Il mattatore della gara dell’andata gioca una partita piuttosto sottotono, in cui chiude sì in doppia cifra, ma quasi senza che il pubblico se ne accorga.
Dragicevic: 6. Il suo lavoro lo fa, mettendo due triple su due tentativi, ma sicuramente non brilla.
Planinic: 5,5. A nostro parere uno dei giocatori più sopravvalutati d’Europa, combina poco a parte i 5 assist e una tripla fortunosa che risulta essere l’ultimo canestro turco prima del 17-0 di Milano. Nel finale, poi, si prende una tripla folle in transizione e fuori equilibrio per provare il pareggio, scelta che si rivela tutt’altro che intelligente.
Barac: 4. Sembra che stia imparando da Erden tutto il “peggio” del suo gioco, compresi un paio di errori a due centimetri dal ferro (che quando sei 218 cm è più facile segnare che sbagliare da lì). Lo ricorderemo per il “palo” preso con un tiro dalla media nel bel mezzo del break biancorosso.