UPS:

1024px-FenerbahçeEkpe Udoh: Il Fenerbahce ha dovuto affrontare la parte finale (ormai però senza troppo valore in termini di classifica) delle Top 16 e questa serie di playoff contro il Real Madrid senza il lungo forse più dominante d’Europa nelle ultime due stagione, ovvero Yan Vesely. Nonostante una profondità di roster notevole, un’assenza importante per coach Obradovic, specialmente dovendo affrontare lunghi di talento, fisicità ed esperienza come quelli di Madrid. Nessun problema, ci ha pensato Udoh. Se Vesely è uno dei più forti d’Europa, il lungo nigeriano (di passaporto statunitense) è tra i più sottovalutati, perché è senza ombra di dubbio uno degli artefici principali della stagione incredibile dei turchi, ma anche uno di quelli di cui si parla meno. Ha chiuso questa serie di playoff con 14.3 punti di media, 7.7 rimbalzi, 2 stoppate, 1.3 assist, il 61.5 % dal campo e una valutazione media di 23.7 in 32’. Reyes e Ayon hanno di fatto preso la targa del nigeriano per tutti i quarti di finale, senza mai riuscire a impensierirlo ma anzi soffrendo enormemente la sua fisicità e la sua capacità di fare sempre la cosa giusta in campo. Grazie ad un atletismo sopra la media (non si diventa sesta scelta assoluta in Nba per caso) lo abbiamo visto molto spesso sopra al ferro a chiudere con devastanti schiacciate, i piccoli e i lunghi del Real hanno dovuto fare i conti con la sua fisicità difensiva in mezzo all’area e a tutto questo aggiungete anche una mano sufficientemente morbida per finire dai 4-5 metri o per tirare 11/14 dalla lunetta. Vesely certamente manca a coach Obradovic ma il nigeriano sta facendo di tutto per non farlo rimpiangere e fino a questo momento possiamo ampiamente dire che ci sta riuscendo alla grande.

Bogdan Bogdanovic

Bogdan Bogdanovic

Bogdan Bogdanovic: Quando parliamo di Bogdanovic, sia ben chiaro, facciamo riferimento ad un fuoriclasse. In una serie di fatto dominata dal Fenerbahce, avremmo potuto inserire negli Ups anche altri giocatori che hanno saputo portare un contributo fondamentale, tra cui Gigi Datome con le sue giocate di talento e personalità in gara 2 e 3, Bobby Dixon (12 punti di media con il 55.6 % da due, il 41.7 % da tre e il 91.7 % ai liberi), Nikola Kalinic, preziosissimo in gara 2 con 17 punti in 22’ e in gara 3 con 11 punti e 8 rimbalzi in 30’. La vittoria dei turchi è senza ombra di dubbio una vittoria di squadra, e che squadra. Merita un plauso particolare la guardia serba, se non altro per il fatto che è nato nel 1992 e che gioca con la personalità e il killer-instict di un veterano con alle spalle mille battaglie, abituato a vestire i panni del leader nel proprio club e in nazionale ormai già da qualche stagione. Anche il Real Madrid ha dovuto fare i conti con la sua incredibile facilità nel fare canestro, che gli ha permesso di trascinare i compagni con 16.7 punti di media (55 % da due, 36.8 % da tre), 4 rimbalzi e 2.7 assist in 29’, migliorando notevolmente le proprie cifre rispetto a Top 16 e stagione regolare. Certo, non solo dalle cifre si giudica un giocatore, ma saper alzare il proprio rendimento quando ad alzarsi è il livello della posta in palio e degli avversari, è segno di grande maturità e sicurezza nei propri mezzi, doti che Bogdanovic dimostra di avere, limando sempre di più gli aspetti del gioco che ancora oggi, qualche volta (ma sempre meno), fanno arrabbiare e arrossire (stiamo usando un eufemismo) il proprio allenatore. Vincere l’eurolega e farlo da protagonista sarebbe la definitiva consacrazione nel nostro continente, ma comunque vadano le cose potrebbero essere gli ultimi mesi in Europa prima del salto dall’altra parte dell’oceano (i suoi diritti NBA appartengono ai Phoenix Suns).

DOWN:

Sergio Llull e Gustavo Ayon (ACB Photo)

Sergio Llull e Gustavo Ayon (ACB Photo)

Real Madrid: I campioni in carica lasciano la scena al primo turno, senza nemmeno togliersi la soddisfazione di vincere una partita davanti al proprio pubblico. Una stagione complicata per la formazione di coach Laso, che ha dovuto allenare un gruppo di giocatori forse troppo appagati dalla cavalcata trionfale dell’anno scorso (per alcuni oltre ai titoli con il Real anche la vittoria all’Europeo con la Spagna) e logorati nel fisico da una stagione lunga e faticosa. L’eta avanza per tutti e la lucidità in molti tratti della stagione è venuta a mancare, anche se grazie al talento, all’esperienza e alla determinazione i blancos hanno evitato l’eliminazione in stagione regolare e poi alle Top 16 qualificandosi come quarti nel girone. Sulla loro strada una squadra letteralmente in “missione” come il Fenerbahce, ma la serie è stata probabilmente troppo a senso unico rispetto a quando ci si sarebbe aspettato. Difficile trovare un colpevole, se è un colpevole che si vuole trovare a tutti i costi. Più che altro abbiamo assistito al lento declino di campioni del calibro di Reyes e Nocioni, forse non più in grado di giocare ad altissimo livello con la stessa continuità di prima. Anche Ayon, sotto le plance, non ha saputo replicare le grandi prestazioni fatte registrare in Top 16, facendosi dominare totalmente dai lunghi avversari nei primi due episodi della serie in Turchia. Difficile chiedere molto di più a Rudy Fernandez, al rientro dall’infortunio e certamente lontano dalla condizione migliore. Le statistiche migliori sono quelle di Sergio Rodriguez (14 punti con 8/12 da tre, il 46.7 % da due e 2 assist di media in 23’), ma a livello di presenza sul campo anche lui non ha saputo ripetersi sugli stessi livelli della stagione scorsa. Decisamente sotto tono Sergio Lull (8.3 punti con 3/18 da tre punti in 29’ di media), che non è mai riuscito ad entrare davvero in questa serie. Insomma un’insieme di problematiche individuali e di squadra che già si erano viste, a tratti, per tutto il corso della competizione e che si sono ripresentate, in tutta la loro evidenza, in una serie difficile contro la squadra, forse, più in forma e più forte di questa Eurolega.