UN INQUIETANTE TUFFO NEL PASSATO

Sembrava un problema ormai superato: grazie all’Eurolega, alla sua voglia di modernità, allo strappo sempre più netto con il passato dato dal 2000 in poi, sui campi d’Europa certe cose non le abbiamo più viste. Abbiamo avuto, salvo casi sempre più rari, la sicurezza della regolarità delle partite, della tranquillità delle squadre in trasferta, della sparizione di non meglio definibili magheggi tipici del basket di altre epoche. geri-de-rosa
L’epoca delle voci strane sugli arbitri, sulla loro integrità, sulla particolare “ospitalità” loro riservata in certe parti d’Europa, ma anche il tempo degli allenamenti al freddo per la squadra ospite, del canestro più basso, della sistemazione in hotel non propriamente confortevoli, sembravano finiti e con queste pratiche sembrava essersi esaurita l’idea, preistorica e troglodita, di poter vincere le partite muovendosi con malizia e disonestà fuori dal campo. Sembrava, almeno all’occhio più lontano e innocente: fino a Fenerbahce – EA7, marzo 2014, partita chiave per le speranze playoff dei turchi. Milano, sin dal suo arrivo ad Istanbul, ha percepito un inusuale clima di ostilità con lo staff del Fenerbahce particolarmente freddo e poco collaborativo; poi, durante la partita, si è veramente toccato il fondo. Zelimir Obradovic, invece che prendersela con i suoi, molli e impresentabili, invece che imbestialirsi per le palle perse vergognose di Linas Kleiza, ha pensato bene di aggredire quasi oltre il limite delle mani addosso gli arbitri, anzi l’arbitro, Juan Carlos Arteaga. Quella dell’otto volte campione d’Europa è stata una sceneggiata indegna, indegna del personaggio e delle meraviglie fatte nel corso di una carriera senza eguali. Sarà anche una prassi, peraltro discutibile, vecchia come il basket: l’allenatore in difficoltà cerca di cambiare il corso di una partita prendendo un tecnico o anche facendosi espellere per condizionare i suoi giocatori, gli arbitri, il pubblico. Obradovic è andato oltre però: la sua sfuriata è apparsa totalmente fuori controllo, è durata una vita e ha condizionato a tal punto giocatori e pubblico del Fenerbahce che la situazione stava per degenerare. L’EA7 è stata perfetta: nessuno ha reagito alle puerili provocazioni di Preldzic e compagni, alle minacce del pubblico delle prime file, alla ridicola sceneggiata di Mirsad Turkcan fatta più per farsi vedere dal suo presidente in prima fila che per altro. E solo grazie all’autocontrollo dei milanesi la partita si è potuta concludere. Il Fenerbahce perdipiù, uno dei club più ambiziosi e ricchi d’Europa, invece di andarsi a nascondere per la figuraccia fatta, ha avuto pure la faccia tosta di fare ricorso sul risultato finale affermando che l’EA7 aveva tirato un libero in meno sul fallo tecnico (con espulsione) di Obradovic ed uno in più su quello fischiato a Turkcan, un’ipotesi di errore tecnico rigettata fra l’ilarità generale. Anche se, di fronte a questo circo vergognoso, c’è ben poco da ridere perché abbiamo fatto tutti un inquietante tuffo nel passato. Se questi ci hanno provato, le partite, allora, si possono ancora vincere fuori dal campo? Ci sono ancora squadre o allenatori che possono condizionare arbitri, avversari e istituzioni? All’Eurolega, alla sua voglia di credibilità, alle eventuali sanzioni da comminare a chi ha sbagliato, l’ardua e attesa risposta.

GERI DE ROSA