Il Presidente Curioni alza la coppa con i suoi ragazzi campioni d'Italia (foto Assigeco Basket)

Il Presidente Curioni alza la coppa con i suoi ragazzi campioni d’Italia (foto Assigeco Basket)

IL MODELLO CASALPUSTERLENGO

Il canestro allo scadere di Giga Janelidze, lungo di origine georgiana, ha regalato all’Unione Cestistica Casalpusterlengo il primo titolo giovanile italiano della sua storia. Un titolo che arriva da molto lontano, fatto di programmazione, investimenti e qualità. L’Assigeco per anni è stata una delle realtà emergenti delle “minors”, con una scalata continua dai campionati regionali fino ai massimi livelli dilettantistici, culminata con la promozione nell’allora B eccellenza del 2004. Tuttavia è proprio in quell’annata trionfale che il sodalizio presieduto da Franco Curioni ha messo le basi per il trionfo di Udine, fondando il Progetto Giovani ed il Campus Assigeco, con annessa foresteria, per ospitare i giocatori reclutati in tutta la penisola e all’estero. Sono quelli i primi anni d’oro per il progetto giovanile lodigiano, che hanno visto muovere i primi passi ai massimi livelli anche a due pilastri della nostra nazionale come  Danilo Gallinari e Pietro Aradori.

Casalpusterlengo festeggia titolo U19 a Udine (foto: fip.it)

Casalpusterlengo festeggia titolo U19 a Udine (foto: fip.it)

Nel 2011 l’Assigeco era in Legadue, ma decide di ridimensionare ritornando nella neonata Divisione Nazionale A (ex B eccellenza), ripartendo dal proprio progetto e dal proprio campo, visto l’esilio forzato a Lodi per la mancanza dei criteri minimi di capienza del Pala Campus. L’Assigeco rinvigorisce la spinta sul reclutamento su scala nazionale ed internazionale, assicurandosi negli anni alcuni dei prospetti più promettenti del panorama giovanile italiano: Luca Vencato (1995, Brescia) Daniel Donzelli (1996, Cremona), Riccardo Rossato (1996, Leoncino Mestre), Fabio Maghet (1996, Gorizia),  e l’aggiunta in corsa di Marco Spissu (1995, Sassari) tra i tanti,che costituiscono l’asse portante della formazione campione d’Italia. La mission del club diventa quella di formare e crescere giocatori di alto livello, senza quell’ossessione per la vittoria che spesso attanaglia molti nostri club professionistici. Investimenti consistenti ma mirati nel reclutamento e negli allenatori, il coach campione d’Italia Michele Carrea (passato con le scarpette rosse da giocatore), il giovane Andrea Locardi ed il trevigiano Marco Andreazza costituiscono una delle basi tecniche più solide ed emergenti del panorama giovanile italiano. Un lavoro certosino che ha portato la squadra senior a raggiungere la finale promozione della DNA Silver con ben 5 giocatori dell’U19 a roster (proprio i 5 citati). Assistiamo ogni anno alla scomparsa di squadre professionistiche stritolate dalla crisi, o da passi più lunghi della gamba, non  sarebbe forse il caso di prendere appunti da Curioni e i suoi?

TALENTI EMERGENTI E I PIVOT IN VIA D’ESTINZIONE

Simone Fontecchio (Foto di Chiara Sandrolini 2013)

Simone Fontecchio (Foto di Chiara Sandrolini 2013)

La kermesse udinese ha mostrato un movimento giovanile in ripresa dopo alcuni anni di discesa, con alcuni nomi destinati a far parlare di sé in serie A e con le rispettive nazionali senior. Simone Fontecchio gioca ormai in pianta stabile con la Virtus in serie A, ed è stato aggregato in corsa per le finali. Ala di 201 cm dal grande atletismo e dall’ottima tecnica, ha mostrato tutto il suo talento nel quarto di finale contro le Reggio Emilia di Mussini, per poi spegnersi nella decisiva semifinale contro Casalpusterlengo. Si tratta del prospetto con il maggior potenziale di queste finali, che deve però lavorare sul piano del controllo del corpo, del tiro e della continuità di rendimento. Verosimilmente avrà maggiore spazio nella prossima stagione in maglia V nere, dove ha dimostrato di poter tenere egregiamente il campo nella massima serie. L’altro nome di punta per la formazione Bolognese è Adam Pechacek, nominato MVP delle finali, pivot del 1995 dal fisico ancora in evoluzione (207 cm ma da sviluppare muscolarmente) e dalla vocazione perimetrale. Il ceco ha infatti mostrato una chiara propensione a colpire dalla media distanza, o di attaccare il canestro partendo dal palleggio, trovandosi invece spesso in difficoltà nel prendere posizione in post. Si tratta comunque di un giocatore in grande crescita e con ampi margini di miglioramento.

Altro giocatore già con minuti in serie A  è il veneziano Nicola Akele, guardia di 2 metri del 1995 dall’apertura alare sconfinata e dotato di grandi doti atletiche. Rispetto alla scorsa stagione ha mostrato dei miglioramenti al tiro (scelte e meccanica), ed il percorso intrapreso sembra portare verso la giusta direzione. Condivide con Fontecchio lo scettro di miglior 1995 italiano.  Il razzente playmaker Giulio Zennaro (1995, 189 cm) e la versatile ala Giovanni Vildera (1995, 203 cm) hanno dimostrato di poter competere già a livello di DNA, probabile la possibilità di vederli a Trieste il prossimo anno, anche alla luce dei buoni rapporti tra le due società.

Tra i campioni d’Italia Daniel Donzelli ha finalmente dimostrato tutto il suo talento con una grande prestazione in finale, 20 punti conditi da 12 rimbalzi e le giocate decisive nei momenti di difficoltà dei suoi. Ala di 201 cm del 1996  ha la stazza e le doti tecniche per diventare un giocatore di calibro europeo, anche se manca un po’ di atletismo ed esplosività. Ma in generale è tutto il gruppo dei ragazzi nel giro della prima squadra (Rossato, Vencato, Spissu, Maghet) e soprattutto il lungo 1997 Khadim Diouf ad aver impressionato per futuribilità e prospettive.

Nella sorpresa Elmec Varese il bomber Federico Vai (guardia di 193 cm, 1995) ed il versatile Matteo Piccoli (190 cm, 1995) sono stati le chiavi di un rendimento sopra le aspettative. In particolare Vai, se lavorerà sul fisico e le scelte di tiro ha tutte le possibilità di diventare giocatore di ottimo livello, anche in serie A.

Uno dei nomi più attesi era però sicuramente quello di Federico Mussini, il leader della nazionale Under 18 vincitrice del

esordio in Serie A a 17 anni per  Federico Mussini (foto di E.Zito 2013)

esordio in Serie A a 17 anni per Federico Mussini (foto di E.Zito 2013)

prestigioso torneo di Mannheim lo scorso aprile. Il folletto reggiano, nel mirino della prestigiosa Gonzaga University, non ha fatto mancare il suo contributo ai suoi, mostrando tutto il suo mirabolante talento offensivo. Sono emersi però anche i suoi limiti come distributore di gioco e di playmaking, che saranno la chiave per il suo definitivo adattamento alle categorie professionistiche, visti i limiti in termini fisici (circa 180 cm per 65 kg).

Una delle deluse è stata sicuramente la Stella Azzurra Roma di Andrea La Torre, uscita sconfitta sul filo di lana dalla Reyer Venezia nel remake della semifinale del 2013 ai quarti di finale. La giovane guardia del 1997 ha mostrato durante la manifestazione di essere uno dei giocatori più maturi e pronti del continente, anche se come contraltare appaiono sempre più evidenti i limiti in termini di potenziale di crescita. La Torre sembra già infatti essere, nonostante la giovane età, un prodotto molto vicino all’essere finito. Resta uno dei nomi di punta del nostro movimento giovanile, e per talento, intelligenza e fisico (202 cm) destinato ad una carriera professionistica di alto livello. Da segnalare tra gli stellini ovviamente Davide Moretti, play/guardia del 1998, che deve ancora crescere sul piano fisico e della comprensione del gioco ma dal sicuro potenziale.

Bergamo è uscita malamente agli spareggi ma poteva schierare due giocatori di sicuro impatto, in particolare Diego Flaccadori combo del 1996 per 192 cm, dagli istinti offensivi purissimi e dalla grande capacità di creare dal palleggio, che deve assolutamente lavorare al tiro e come costruttore di gioco. Alessandro Spatti (1995, 202 cm) ha tutto per diventare un ala da serie A, forte del suo atletismo e della mobilità, ma deve assolutamente ampliare il suo range di tiro per evolvere ad ala piccola.

Nel disastro della Montepaschi Siena, che dopo i fasti degli anni passati viene eliminata già nei gironi con tre sconfitte consecutive, si è messo in luce tutto il talento del 1998 Lorenzo Bucarelli. Già nel giro delle nazionali di categoria, il senese ha giocato da playmaker titolare a causa dell’assenza del titolare Cappelletti per infortunio, dimostrando tutto il suo talento e la sua maturità. Uno dei nomi da seguire, che sembra destinato ad un brillante futuro.

Le finali di Udine sembrano aver definitivamente sancito la “morte” del pivot tradizionale nel nostro paese, con la maggior parte dei giocatori attorno ai 205 centimetri molto propensi al gioco esterno e alle partenze fronte a canestro, e la totale mancanza di giocatori vicini o addirittura sopra i 210 centimetri. Unico giocatore dalle parvenze “old school” è il livornese Lorenzo Benvenuti (1995), lungo dotato di ottime mani e buoni fondamentali in post, che manca tuttavia dei centimetri  (206 cm) e dell’atletismo per poter essere un fattore importante nella massima serie. Coadiuvato dal compagno Saverio Mazzantini, atletica e dinamica guardia del 1995, ha condotto i suoi compagni ad un ottimo risultato, qualificandosi tra le prime 8 in italia.

LA SCUOLA TECNICA ITALIANA

Andrea Menozzi

Andrea Menozzi

In un momento di grande crisi della nostra pallacanestro ai massimi livelli, con squadre che scompaiono, dirigenti che finiscono in manette e un ricambio nei vertici politici praticamente assente fa piacere constatare che la nostra scuola tecnica resta di alto livello. Il già citato Michele Carrea ha condotto un gruppo talentuoso alla vittoria finale, cavalcando l’innesto a stagione in corso di Spissu e valorizzando appieno il potenziale dei propri ragazzi. Alberto Buffo della Reyer Venezia si conferma uno degli allenatori emergenti del panorama italiano, portando la sua squadra alla seconda finale consecutiva e chiudendo un ciclo con un gruppo 1995 che ha condotto in 4 anni ai massimi livelli italiani. Andrea Schiavi del Campus Varese ha compiuto un vero e proprio miracolo, guidando la sua squadra tra le prime quattro in Italia dopo una partenza stagionale molto difficile e mettendo in mostra un’organizzazione tattica ed un’essenzialità nel gioco che ha ricordato molto la Grecia di Trinchieri agli scorsi Europei. Occorre poi ovviamente ricordare due “mostri sacri” del nostro panorama giovanile come Giordano Consolini e Andrea Menozzi, che hanno confermato le proprie squadre ai massimi livelli pur potendo contare su gruppi leggermente meno competitivi che in passato.

Altro plauso a Germano d’Arcangeli, che con la fondazione della Stella Azzurra Basketball Academy ha ormai reso il sodalizio romano una delle potenze della pallacanestro italiana, mostrando un modello innovativo ed efficace di gestire un settore giovanile di stampo internazionale. Chiusura per coach Paolo Galbiati dell’Armani  Junior Milano, che ha plasmato un gruppo a propria immagine e somiglianza, pur senza stelle, mostrando alcuni momenti di altissima pallacanestro, in particolare difensiva.

UDINE PROMOSSA

Occorre infine un doveroso plauso alla macchina organizzativa di Davide Micalich e dei suoi ragazzi, che hanno messo in piedi per il terzo anno consecutivo un palcoscenico degno della massima manifestazione nazionale giovanile italiana. Da segnalare anche l’ottima copertura video da entrambi i campi con le telecronache di tutti gli incontri, per uno sforzo titanico. La qualità del loro lavoro non è passata inosservata, tanto che proprio ad Udine verranno ospitati il prossimo Luglio gli europei femminili under 20, e pare che l’anno successivo si bisserà, questa volta con quelli maschili.