La Virtus Bologna campionessa d'Italia Under 17 2013/2014

La Virtus Bologna campionessa d’Italia Under 17 2013/2014

Era la squadra col maggior tasso di talento delle 16, probabilmente. Ma non la favorita numero uno. Ma la Virtus Bologna si è guadagnata lo scudetto Under 17 salendo di colpi giorno dopo giorno nella settimana delle Finali Nazionali. Prima un girone eliminatorio chiuso sì a punteggio pieno ma senza mai incantare. Poi il primo squillo con la netta affermazione nei quarti di finale su Casalpusterlengo, cui ha fatto seguito l’altrettanto meritata vittoria in semifinale sui campioni in carica di Milano. Ma il capolavoro dei ragazzi di coach Sanguettoli, uno che di formare giovani pronti a sbarcare ad alto livello se ne intende (chiedete al fresco campione Nba Marco Belinelli), è arrivato in finale, contro una Venezia che si presentava all’appuntamento senza aver mai perso una partita in stagione.

Bravo Sanguettoli, ma certo la quantità di talento a sua disposizione era davvero notevole. La manifestazione di Porto Sant’Elpidio e Civitanova Marche ha consegnato al mondo la definitiva consacrazione di Tommaso Oxilia. Pur di un anno più piccolo dei suoi colleghi classe ’97, la guardia prelevata a inizio stagione da Loano ha dominato il torneo sotto ogni punto di vista: come realizzatore (3° marcatore con 17,7 punti di media), come difensore (lo abbiamo visto ringhiare su playmaker e pivot, guardie ed ali), come rimbalzista, come creatore di gioco. Un all-around di 198 centimetri che, crescendo muscolarmente, potrà imporsi nel giro di qualche anno anche a livello senior. L’inserimento nel primo quintetto della manifestazione (e, a giudizio del sottoscritto, anche MVP della stessa) era scontato.

Da sinistra: Luca Vitali con il miglior quintetto della competizione composto da Leonardo Totè, Tommaso Oxilia, Andrea Pecchia, Riccardo Bolpin e Davide Moretti

Da sinistra: Luca Vitali con il miglior quintetto della competizione composto da Leonardo Totè, Tommaso Oxilia, Andrea Pecchia, Riccardo Bolpin e Davide Moretti

Al suo fianco tra i Top 5 delle Finali, un altro classe 1998: Davide Moretti della Stella Azzurra Roma. Il figlio del coach di Pistoia Paolo (sempre in tribuna a sostenerlo nella scorsa settimana), così come il compagno di squadra Latorre, era uno degli osservati speciali della competizione. Ma entrambi non hanno pienamente convinto. Moretti ha confermato di essere giocatore dal grande talento e dalla mano educatissima, ma rimangono alcuni dubbi. Deve trasformarsi in un playmaker vero, come guardia i suoi 180 centimetri e la muscolatura esile non giocano a suo favore. In tal senso, deve migliorare nella selezione delle scelte: due sue pessime rimesse nei secondi finali sia della semifinale contro Venezia che della finalina contro Milano sono state sanguinose e le percentuali al tiro complessive a dir poco deficitarie (34,9% da 2 e 26,9% da 3 nonostante i 13,2 punti di media)

Il ’97 Andrea Latorre, considerato il Lebron James del categoria, resta prospetto interessantissimo essenzialmente perché parliamo di una guardia di 2 metri con fisicità ed atletismo da paura. Coach Arcangeli fa bene a farlo giocare molto da playmaker per abituarlo alla lettura delle situazioni, ma di certo non è il suo ruolo. Ha faticato molto al tiro da fuori (30,3%) e soprattutto è sempre scomparso nei momenti cruciali della partite.

Si è fatto preferire, nelle fila della Stella Azzurra, l’islandese classe ‘97 Kristinn Palsson. Atleta molto simile a Latorre come caratteristiche, spesso dirottato in difesa sull’uomo più pericoloso della squadra avversaria, anche lui però non ha convinto in toto, specie considerato il fatto che si tratta di uno dei migliori prospetti della sua annata.

Andrea Latorre penetra nella difesa veneziana

Andrea Latorre penetra nella difesa veneziana

Tornando a Bologna, ha impressionato il play classe 1998 Lorenzo Penna. Playmaker tuttofare (15,5 punti, 7,3 rimbalzi, 4,3 assist), in campo un computer che raramente va in tilt. Il suo limite è il fisico: 179 centimetri ufficiali sono davvero poco per imporsi ai massimi livelli. È esploso fragorosamente in finale Stefan Nikolic, ala classe 1997 prelevata dalla Stella Rossa Belgrado. Giocatore già pronto per giocare tra i senior vista la fisicità (si tratta di un 2 metri molto muscolare) e la sicurezza con cui calca il parquet. È piaciuto molto anche il lungo classe 1997 Roberto Vercellino. La sua mobilità, la capacità di giocare dentro e fuori e la mano morbida anche dall’arco ne fanno prospetto molto interessante nel ruolo di 4. Rimandato, per ora, l’atteso Riccardo Cattapan, gigante di 212 centimetri classe 1997 su cui lo staff virtussino dovrà lavorare molto ma che lascia intuire voglia di fare e ottimi mezzi atletici.

L’Umana Venezia che si è schiantata in finale dopo un cammino trionfale ha messo in mostra un trio delle meraviglie. Riccardo Bolpin, talentuoso regista di 197 centimetri, è stato il faro: 15,8 punti, 6,3 rimbalzi e 5,7 assist descrivono a pieno la sua capacità di incidere a tutto tondo. Molto interessante anche il lungo Leonardo Totè, con Bolpin nel miglior quintetto delle Finali. Lungo filiforme di 204 centimetri classe 1997, deve aggiungere tonnellaggio senza perdere la morbidezza nel tiro da fuori e nella capacità di attaccare sia fronte che spalle a canestro. Infine, Riccardo Visconti. Guardia di 191 centimetri classe 1998, ha sorpreso per capacità di segnare in molti modi e faccia tosta da vendere.

La Armani Junior Milano ha portato Andrea Pecchia nel quintetto del torneo. Anche lui classe 1998, è un’ala di 195 centimetri non molto appariscente ma estremamente solida e che raramente finisce fuori dagli schemi (12,2 punti con il 55% da 2 ed il 38% da 3 conditi da 8,5 rimbalzi ne sono testimonianza). Occhio anche a Francesco Villa, playmaker del ’97 di 182 centimetri con la tendenza, però, ad accontentarsi del tiro da fuori.

Valerio Costa, talento di Casalpusterlengo

Valerio Costa, talento di Casalpusterlengo

Tra le squadre fermatesi prima delle semifinali, al solito molto materiale dalle parti di Casalpusterlengo, su tutti il playmaker Valerio Costa. Classe 1997, in possesso di un primo passo bruciante ed un’elevazione fuori dal comune che gli consentono di sopperire alla statura non eccelsa (180 centimetri). Non si fida molto del tiro da fuori (anche se il 35% dall’arco non è perfido) e su questo ha giocato Bologna nel quarto di finale nel quale l’Assigeco è finita fuori. Ci si aspettava molto da Federico Gallinari. Che non fosse Danilo lo si sapeva già, ma comunque si tratta di un’ala piccola di 2 metri con tiro da fuori che va e viene ma grande personalità. Occhio al suo compagno di reparto Nemanja Dincic, 2 metri classe 1998, più 4 che 3 che fa della potenza la sua arma prediletta. Deve migliorare nelle scelte (più volte lo abbiamo visto partire per improbabili coast to coast), ma è di sicuro giocatore dal grande potenziale, così come il pivot Khadim Diouf, centrone di 205 centimetri classe 1997 con esplosività ma tecnica da affinare.

La sorpresa Bsl San Lazzaro ha messo in vetrina l’ottimo Giacomo Sgorbati, 2-3 di 2 metri classe 1997 che ha trascinato di peso i suoi fino ai quarti di finale. Eloquenti le cifre: 16,0 punti, 11,8 rimbalzi e 3,8 assist di media per un giocatore dal talento cristallino che però dovrà lavorare molto sul tiro da fuori (1/10 nella competizione) per avere chance ad alto livello.

La giovane Benetton Treviso, composta da soli giocatori del ’98, ha messo in vetrina la tecnica sopraffina del pivot Isacco Lovisotto, che coi suoi 205 centimetri quando avrà messo su massa muscolare potrà diventare giocatore di sicuro interesse. Interessanti anche i riminesi classe 1997 Daniel Perez, motorino di 186 centimetri esplosivo e razzente, e Damir Hadzic, solida ala di 2 metri. Splendido, a livello personale, il torneo della guardia del ‘97 Matteo Maruca, secondo cannoniere (17,8 punti) e miglior rimbalzista (12,8 carambole) della manifestazione in maglia Varese, nella quale ha brillato anche Filippo Testa, play-guardia di 190 centimetri che però dopo l’exploit iniziale contro Pesaro (25 punti) è andato un po’ in calando.

Il capocannoniere della Finali Brandon Solazzi

Il capocannoniere della Finali Brandon Solazzi

Proprio Pesaro, affacciatasi ai quarti di finale, si è poggiata su 3 giocatori. Il capocannoniere Brandon Solazzi (21,2 punti, 5,2 rimbalzi, 3,2 assist), guardia di 195 centimetri classe 1997 con movenze da pantera e palleggio-arresto-tiro di primissimo livello ma necessità di migliorare dall’arco e di disciplinarsi tatticamente. Il pivot classe 1998 Alessandro Simioni, al suo fianco, ha sofferto per le poche palle che gli sono arrivate ma ha mostrato grande tecnica e visione di gioco vicino al ferro. Attenzione, poi, al classe 1999 Michele Serpilli, ala di 2 metri che benché di 2 anni più giovane degli altri ha fatto vedere gran tiro da fuori e talento di primissimo livello.

In casa Latina, interessanti il playmaker classe 1997 Michele Capasso, piccolino con i suoi 180 centimetri ma razzente ed ordinato, oltre al lungo Alfondo Di Ianni, filiforme anch’egli del ’97 con ottimo senso della stoppata.

Nella rivelazione Libertas Cernusco si è imposto Michele Antelli, già nei radar della Reyer Venezia, uno dei migliori registi di queste Finali. Giocatore completo, capace di creare per sé e per la squadra, essendo del ’98 i margini di crescita sono tutti dalla sua parte.

L’Aurora Desio ha avuto grandi cose da Alessandro Esposito, ala di 2 metri abbondanti del ’97 capace di colpire da fuori ed imporre la sua fisicità sotto le plance (14,5 punti e 8,5 rimbalzi di media per lui).

Nelle spedizioni deficitarie di Cantù, Virtus Siena e Recanati poco da segnalare. Tra i brianzoli, si sono visti poco i due ’97 già nell’orbita della prima squadra, l’ala Luca Cesana (malissimo al tiro: 6/26 complessivo)  e Curtis Nwohuocha (fisico imponente, ma giocatore tutto da costruire). Della spedizione senese, da salvare praticamente solo Tommaso Guariglia, pivot che coi suoi 210 centimetri fa male sotto le plance a questo livello (11,0 punti e 9,3 rimbalzi). I leopardiani, alla prima esperienza in una finale nazionale, sono sembrati molto lontani da questo livello nonostante un buon Davide Raponi (play-guardia classe 1997).

In generale, quindi, la conferma che siamo di fronte a due annate, la ’97 e la ’98, cariche di giovani di belle speranze. Due classi profonde, con talento medio molto elevato, anche se continuano a vedersi col contagocce dei pivot veri con prospettiva di alto livello (Cattapan e Guariglia gli unici due potenziali in tal senso). L’uso delle difese tattiche è ormai smodato a questo livello, con zona 2-3, 3-2 e match up come se piovesse, oltre ad un ritorno in auge della 1-3-1, per la gioia di Dan Peterson.

L’ORGANIZZAZIONE. A chiudere, un plauso all’organizzazione. La Orizzonte Eventi di Franco Del Moro, Massimo Giulietti e Gabriella Di Chiara, coadiuvata da Fip Marche, ha fatto per il secondo anno consecutivo un lavoro egregio su tutti i fronti e per questo anche il prossimo anno le Finali Under 17 rimarranno tra Porto Sant’Elpidio e Civitanova Marche. Unico piccolo neo: il maltempo ha sì favorito l’afflusso per la finale di domenica alle 19.30 portando ad un bel pienone. Ma non si poteva evitare di piazzarla nel sandwich fatto da gara 1 di finale di serie A Milano-Siena (alle 18.45) e gara 5 di finale Dna Silver Mantova-Casalpusterlengo (alle 20)?