Il Prof. Maurizio Mondoni

Mentre il Prof. Maurizio Mondoni è di scena in Colombia dove presenta in questi giorni il clinic dal tema “Dal minibasket al basket giovanile”, di cui DailyBasket riporterà la consueta relazione, pubblichiamo oggi la prima parte dell’ultimo seminario presentato ad Ischia intitolato:

“Criteri tecnico-didattici per l’avviamento allo sport di squadra, ed in particolare al basket”.

 

Premessa

Il gioco è un’attività gioiosa, creativa, fantastica, piacevole, caratterizzata da un’idea ludica, gratuita, delimitata nello spazio e nel tempo, che procura tensione.

Il gioco-sport è il passaggio progressivo dalla forma ludica del gioco alla forma competitiva.

Lo sport è un gioco con finalità agonistiche.

 

I giochi sportivi

 

I giochi sportivi sono caratterizzati da:

 

–      l’estrema variabilità delle azioni che i giocatori devono svolgere;

–      la velocità con cui i giocatori devono prendere delle decisioni ed agire;

–      gli imprevisti che costringono il giocatore a modificare i comportamenti in atto;

–      il concorso di abilità e capacità specifiche indispensabili al giocatore per affrontare con successo le situazioni-problema che si manifestano durante il gioco;

–      l’esistenza di un oggetto con cui si gioca (pallone rotondo, pallone ovale, pallina da tennis, da golf, da tennis tavolo, disco da hockey);

–      la competizione sportiva (individuale o collettiva);

–      le regole di gioco da rispettare;

–      i tempi di gioco;

–      i punti o set da raggiungere per vincere;

–      l’esistenza dell’arbitraggio;

–      il campo di gioco;

–      il numero di giocatori;

–      l’obiettivo da raggiungere (porta, canestro, meta, buca);

–      la tecnica di gioco (individuale e collettiva);

–      il sistema competitivo (gare, tornei, campionati);

–      l’organizzazione federale (a livello nazionale e periferica);

–      lo spettacolo sportivo.

 

Una prima grande classificazione suddivide i giochi sportivi in:

 

–      giochi individuali

–      giochi di squadra

 

I giochi di squadra

 

I giochi di squadra (pallacanestro, calcio, pallavolo, rugby, etc.) sono giochi collettivi, simmetrici, di situazione, aciclici, di tipo aerobico-anaerobico alternato, con un notevole valore educativo.

Gli sport di squadra hanno un’influenza positiva sullo sviluppo fisico, sui grandi apparati e sistemi, sulle capacità e abilità motorie, sviluppano lo spirito collettivo, abituano al rispetto delle regole, migliorano l’agonismo (inteso come confronto e non come scontro) e lo spirito di iniziativa e la volontà, permettono di sviluppare un pensiero pratico il più velocemente possibile, migliorano i processi mentali (percepire, elaborare, progettare, fare e se il caso cambiare), costituiscono un potente mezzo di educazione e cultura sportiva.

I giochi di squadra richiedono all’atleta di anticipare lo sviluppo degli eventi e prendere delle decisioni in tempi brevi e a questo scopo, l’Istruttore deve educare nei giovani la capacità di anticipazione:

 

–      prevedere cosa accadrà in una particolare zona del campo (anticipazione spaziale);

–      quando accadrà (anticipazione temporale).

 

Tutto ciò in modo che possano organizzare in anticipo l’azione al momento giusto e correttamente. Un difensore (per es. nel basket e nel calcio) può prevedere le azioni dell’attaccante dalla “lettura” dei suoi spostamenti in campo; combinando queste informazioni con quelle derivanti dagli spostamenti in campo dei compagni di squadra, potrà programmare l’intervento sul portatore di palla ed eseguirlo in modo tempestivo e corretto.

Differenza tra sport individuali e sport di squadra

 

La differenza tra gli sport individuali e gli sport di squadra, risiede nel fatto che quando è un singolo atleta a gareggiare, deve possedere tutti i requisiti indispensabili al raggiungimento della prestazione (capacità del singolo), mentre nei giochi sportivi di squadra il concetto di capacità di gioco va riferito alla squadra (capacità della squadra).

Ciò significa che la squadra va intesa come un gruppo-psicologico, in cui ogni componente assume un ruolo ben definito, con compiti precisi.

Il gioco di squadra è un’attività organizzata con carattere ludico e competitivo, dove i partecipanti si trovano in un rapporto di avversità non ostile, che è determinato dalla lotta per l’ottenimento della vittoria sportiva per mezzo di un oggetto (pallone, etc.) o di un attrezzo (racchetta, mazza, etc.), rispettando le regole di gioco.

 

La capacità di gioco negli sport di squadra

 

La fenomenologia del gioco esprime aspetti di significato psicologico, tattico, tecnico e fisico, che interagendo consentono l’espressione della cosiddetta capacità di gioco.

 

Secondo Konzag la capacità di gioco è “la capacità complessa di utilizzare, nella loro azione reciproca, le capacità motorie, le capacità psichiche, le capacità e le abilità tecnico-tattiche necessarie nelle situazioni di attacco e di difesa, per affrontare e risolvere in modo razionale ed adeguato alla situazione che si presenta, i problemi che esistono in partita”.

 

Il concetto di capacità di gioco va interpretato in modo diverso a seconda che si tratti di sport individuali o sport di squadra.

Negli sport di squadra, la capacità di gioco va riferita alla squadra e non al singolo giocatore; la squadra costituisce il gruppo interagente in ogni sua dimensione (tecnica, psicologica, fisica e tattica), perciò eventuali punti deboli di un giocatore possono essere supportati da particolari capacità di altri e viceversa.

 

Schubert afferma che “le prestazioni sportive non sono solo il prodotto dei movimenti del corpo, ma dipendono anche dalla quantità, dal contenuto e dalla qualità dei movimenti della mente”.

 

Per lo svolgimento del gioco, i giocatori delle due squadre eseguono azioni individuali o collettive specifiche (tecnico-tattiche), chiamate azioni di gioco (individuali e collettive) di collaborazione (attacco) o di avversità (difesa). Le azioni di gioco hanno un carattere specifico, tipico di ciascuno dei giochi sportivi e ne costituiscono il contenuto.

 

Le capacità motorie sono il presupposto della capacità di gioco

 

Le possibilità di un giocatore di realizzare il progetto cinetico risultante dall’elaborazione delle informazioni, dipendono dal grado di efficienza delle capacità motorie. Per questo motivo le capacità motorie si identificano come presupposto essenziale per l’utilizzazione delle abilità motorie e ne condizionano anche il loro apprendimento.

K. Meinel (modificato M. Mondoni), suddivide le capacità motorie in tre grandi gruppi:

 

  • Ø capacità condizionali: forza, resistenza, rapidità;
  • Ø capacità di mobilità articolare (flessibilità);
  • Ø capacità coordinative (generali: apprendimento, adattamento e trasformazione, controllo motorio e speciali: coordinazione, equilibrio, orientamento, differenziazione, anticipazione).

 

Tra le capacità motorie, un ruolo particolare svolgono le capacità coordinative, perché consentono la direzione e il controllo dei movimenti, l’adattamento dei movimenti ad una situazione nuova e imprevista, l’apprendimento di abilità e determinano la disponibilità variabile delle tecniche, assumendo, quindi, un significato molto rilevante ai fini della prestazione.

E’ stato accertato che il periodo di massimo sviluppo ontogenetico delle capacità coordinative, coincide più o meno con l’età scolare (5-12 anni).

In questo periodo non bisogna anteporre l’insegnamento della tecnica, all’educazione e allo sviluppo delle capacità coordinative.

L’Istruttore deve iniziare precocemente un lavoro di educazione delle capacità coordinative, che possono essere educate e sviluppate:

 

–      svolgendo attività inusuali (giochi diversi);

–      variando l’esecuzione di attività usuali (campi ridotti);

–      utilizzando entrambi gli arti in abilità acquisite;

–      variando le condizioni del campo di gara;

–      riducendo il tempo di gioco a disposizione dei giocatori;

–      svolgendo esercizi di precisione dopo un carico di lavoro elevato;

–      modificando le regole del gioco.

 

A questo scopo, l’Istruttore deve:

 

–      partire dai prerequisiti individuali dei soggetti (strutturali e funzionali)

–      educare le capacità senso-percettive, gli schemi motori di base e gli schemi posturali (abilità motorie semplici), per trasformarli progressivamente in abilità motorie (abilità motorie complesse), attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.

 

Evitare il tecnicismo precoce

 

A quest’età bisogna evitare il tecnicismo precoce (che spesso è causa del drop-out) e rispettare la predisposizione e il ritmo dell’organismo all’apprendimento motorio (fasi sensibili).

Iniziare la pratica sportiva attraverso la sollecitazione e lo sviluppo delle capacità coordinative, è una prassi indicata da molti studiosi e giustificata dall’esigenza di sfruttare la predisposizione dell’organismo all’apprendimento motorio.

Nell’insegnamento dei giochi sportivi di squadra con la palla, l’utilizzazione dell’attrezzo deve avvenire il più presto possibile.

I giochi-sport collettivi non devono essere presentati come Minisport, ma come un passaggio progressivo dal gioco  allo sport e una volta individuata la disciplina sportiva in cui il bambino ha talento, l’allenamento coordinativo si deve orientare sempre di più sul profilo delle esigenze coordinative di questo sport (passaporto motorio e sportivo).

Le abilità tecnico-tattiche che il giocatore deve acquisire, si innestano subito sulle capacità coordinative (coordinazione, equilibrio, orientamento nello spazio e nel tempo, differenziazione, adattamento e trasformazione, anticipazione) e sulla mobilità articolare e solo successivamente sulle capacità condizionali.

La capacità di mobilità articolare deve essere educata e sviluppata subito (perché regredisce velocemente se non è sollecitata). Evitare lo stretching prima dei 12-13 anni, perché le articolazioni e gli annessi articolari non sono ancora “pronti”.

Le capacità condizionali devono essere strutturate, educate e preparate per il successivo sviluppo.

 

Prossimamente, la pubblicazione della seconda parte.