RICCARDO SABADINI

La squadra del momento è senza dubbio l’OraSi Ravenna: i giallorossi sono reduci da cinque successi consecutivi, alcuni dei quali di assoluto prestigio come il sacco del PalaDozza e del PalaVerde, autentiche pagine di storia scritte dai gladiatori di Antimo Martino. E pensare che solamente 40 giorni or sono, dopo la brutta sconfitta con l’Unieuro Forlì nel mezzogiorno di fuoco, i supporter giallorossi e gli addetti ai lavori si interrogavano su cosa stesse accadendo all’isola felice romagnola, reduce da tre ko consecutivi e in evidente crisi di gioco e di risultati.

(2017 © Foto Alessio Brandolini)

Qual è stata la nemesi di questo momento perfetto in casa OraSi? 19 novembre, ore 19.55, Pala de Andrè di Ravenna: l’OraSi, pur non disputando una partita straordinaria, ha conquistato due punti contro Piacenza che hanno messo fine alla striscia negativa. I tifosi cantano e continuano a cantare anche ben oltre la fine della partita: chiedono a gran voce ed ottengono che i giocatori, già pronti per entrare in doccia, escano a ricevere un abbraccio e un supporto per far capire la vicinanza e il sostegno, nonostante il momento difficile. E’ un momento conviviale bellissimo che dura un quarto d’ora da cui Rice e compagni traggono grande beneficio e che cementano il rapporto tra una tifoseria in grande crescita e una squadra in difficoltà.

26 novembre, ore 19.15. La Fortitudo sta impartendo una lezione di pallacanestro ad un’OraSi irriconoscibile: il -28 è l’inevitabile divario tra due squadre che sembrano di due categorie distinte. Antimo Martino si volta, in preda alla disperazione, verso la panchina e indica Donato Vitale ed Alessandro Esposito; sembra un segnale di resa quello dell’allenatore molisano ed invece la squadra, come per magia, incomincia a giocare la sua pallacanestro. Vitale ruba 4 punti, Rice prende letteralmente fuoco, i 28 punti di scarto diventano 20, poi 10, poi Raschi insacca un paio di triple da fontana dell’eterna giovinezza e Grant sembra essersi trasformato in zio Horace. La Fossa non crede ai propri occhi, così come i Leoni Bizantini e quando suona la sirena, l’OraSi è addirittura a +6, 70-76.

(2017 © Foto Alessio Brandolini)

Cos’è successo ai giallorossi? Sicuramente Ravenna è una squadra che in estate ha cambiato tantissimo. Dopo la grande stagione dell’anno passato, sono andati via due dei protagonisti della cavalcata, Tambone e Sabatini, migrati su lidi più prestigiosi e la cabina di regia è stata affidata ad un pezzo da novanta come Jacopo Giachetti. Il giocatore livornese ha impiegato qualche partita ad ingranare ma nelle ultime uscite è salito di livello in maniera esponenziale, mostrando al pubblico ravennate, giocate di un livello mai visto a queste latitudini.
Un altro giocatore che sta scaldando i cuori dei tifosi giallorossi è senza ombra di dubbio Matteo Montano: arrivato con grandissima attesa dalla Fortitudo, Matteo ha stentato un po’ in avvio soffrendo forse di quell’ansia da prestazione tipica di chi vuole spaccare il mondo. La sfuriata con Udine, con una pioggia di triple che ha riaperto un match virtualmente chiuso, è stato solo un assaggio delle potenziali del baby face bolognese che nelle ultime vittorie ha dimostrato una delle sue qualità migliori, quella di essere in grado di mettere tantissimi punti a tabellone senza tralasciare un aspetto fondamentale come la crescita del rendimento difensivo.

L’ingrato compito di rimpiazzare la coppia Marks-Smith, è stata affidata in estate ad un duo completamente diverso: Rayvonte Rice era chiamato ad un salto di qualità defintivo per passare dal rango di potenziale stella a quella di giocatore di altissimo livello. La trasformazione pare, fino a questo punto della stagione, perfettamente riuscita con Rice che è diventato il punto di riferimento offensivo dei giallorossi, ad oltre 17 punti di media e sopratutto con la capacità di caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti decisivi della gara. Grant invece, complice l’arrivo ritardato e qualche problema fisico, ci ha messo un po’ ad ingranare ma sta venendo fuori: molto più alto di Smith ma meno dinamico, sembra scegliere i momenti della partita in cui alzare il livello dell’intensità come il quarto periodo con la Fortitudo o Montegranaro dove ha mostrato a tutti le sue doti di intimidatore d’area.

Può Ravenna crescere ulteriormente o ha raggiunto il suo apice? La verità è che questa OraSi ha ancora ampi margini di miglioramento. In primis deve riuscire, come successo a Treviso, a limitare i momenti di blackout che sono costati carissimo ad inizio stagione. Nelle ultime uscite Raschi e compagni hanno impressionato sopratutto per la capacità di innalzare il livello di intensità difensiva nei momenti chiave della gara e di trarre da lì quell’energia necessaria poi per sprigionare tutta la grande potenza di fuoco nella metà campo offensiva. Spinti, sia in casa che lontano da Ravenna, da un pubblico che si sta legando sempre di più a questa squadra e che sta facendo diventare il Pala De Andrè un’arena dove si sente il fattore campo.

(Giacomo Sgorbati 2017 © Foto Alessio Brandolini)

Il pieno recupero di Giacomo Sgorbati, autore di una prima parte di stagione davvero sottotono, è un altro aspetto fondamentale per coach Martino che ha avuto, nel classe ’97, una preziosa pedina nella scorsa annata: sfruttato sopratutto come agente difensivo, nella partita del PalaVerde si è finalmente visto anche in zona realizzativa con 4 punti importanti che gli possono dare un’iniezione di fiducia per diventare parte integrante di un gruppo che, complici i risultati positivi, si sta cementando sempre più.

Il calendario sorride ai giallorossi che, per chiudere il girone d’andata, ospiteranno al Pala De Andrè Mantova e Jesi e faranno visita a Bergamo: un filotto parrebbe possibile anche se ogni rivale va presa coi piedi di piombo, filotto che garantirebbe a Masciadri e compagni la qualificazione alla Coppa Italia, vetrina graditissima ma anche divoratrice di energie in un momento chiave della stagione…