Il suo ingaggio ha generato un’attesa come in città non era mai capitato prima: vuoi per la caratura del giocatore, vuoi per il blasone della società di provenienza, Matteo Montano ha provocato un vero e proprio terremoto emozionale tra i tifosi giallorossi.
L’abbiamo incontrato per raccogliere i suoi primi pensieri romagnoli.

– Matteo, come mai Ravenna?
Sono sincero, le proposte non mi mancavano (Mantova, Forlì, Trapani, Tortona tra le altre ndr) ma mi è bastato parlare cinque minuti al telefono con coach Martino per capire che Ravenna era il posto giusto per me. Il coach ha saputo toccare i tasti giusti e ci siamo trovati subito in perfetta sintonia su tutto, senza contare delle ottime referenze che ho ottenuto su ambiente e società: sono sicuro che a Ravenna starò benissimo.

foto di Tania Calini

– Che cosa ti aspetti da questa stagione?
Ripetere il risultato dello scorso anno non sarà semplice perché il livello del campionato si sta innalzando notevolmente ma siamo convinti, in attesa di sapere quali saranno i due stranieri, che la società stia allestendo un buon roster e che potremo dire la nostra ed essere competitivi. La società ha voglia di continuare il processo di crescita intrapreso e lo stesso vale per me a livello personale.

– Una crescita personale che passa dalla separazione con la Fortitudo.
Si, dopo l’ultima stagione ho capito che era giunto il momento di cambiare aria. Lo scorso anno tante cose non sono andate come avrei voluto e ho deciso che, a prescindere da tutto, avrei voluto fare un’esperienza diversa. Se due anni fa le cose erano andate alla grande con la finale persa con Brescia centrata da neopromossi, lo scorso anno purtroppo ci sono stati diversi problemi. E’ stata una stagione travagliata, mi sono trovato spesso sacrificato e messo da parte, nonostante tutto ho cercato, quando chiamato in causa, di dare tutto per la squadra e penso che questo si sia visto.

– A proposito, come giudichi la Fortitudo che sta nascendo?
La mia testa ora è tutta verso la nuova esperienza a Ravenna ma non nego che inevitabilmente un pezzo di cuore è rimasto a Bologna. La squadra che sta nascendo è molto forte, sopratutto dal punto di vista fisico, Boniciolli ha scelto di sacrificare un po’ di gioventù per lasciare spazio a giocatori più esperti, vedremo se questa scelta pagherà.

– La prima cosa che hai chiesto a Ravenna appena arrivato è stata una palestra per allenarti. Sei un animale da palestra?
Si, adoro stare in palestra ed allenarmi per cercare di migliorare i miei punti deboli. Credo nel lavoro e credo che sia ciò che ti garantisce i risultati. Nel 2012-13 ad esempio, quando ho attraversato un momento difficile durante l’anno di Salieri e della Biancoblu, mi sono chiuso in palestra a lavorare con Adam Filippi e da lì ho definitivamente svoltato: mi ha aiutato molto a crescere sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista psicologico, ho fatto un notevole salto di qualità.

– Torniamo a Ravenna: come ti sembra il roster?
Ho apprezzato molto la scelta della continuità a livello di italiani: le conferme di Chiumenti, Masciadri, Raschi e Sgorbati daranno modo anche a noi nuovi arrivati di inserirci meglio all’interno di uno spogliatoio che ha già le sue gerarchie e in cui c’è già amalgama. L’acquisto di Giachetti non penso necessiti di commenti, è un giocatore il cui curriculum parla di per se. Attendiamo la scelta dei due americani che sicuramente in questa categoria, essendo in numero limitato, hanno un impatto notevole ma, visti anche i precedenti, sono certo che saranno all’altezza della situazione.

– Il tuo “storico” numero 14 è occupato da una bandiera come Masciadri. Su quale numero ti sei orientato?
Indosserò il numero 3, che è legato al 14, come 4 meno 1. La scelta è stata piuttosto strana, in dormiveglia durante le vacanze ho avuto una visione di Allen Iverson e siccome quando ero un cinno l’ho sempre ammirato tantissimo ho optato per il suo numero.
RICCARDO SABADINI