leonessaArrivare ad un canestro dal sogno e vedere svanire tutto per un soffio, basta poco anzi pochissimo a cambiare il destino delle cose e di una stagione. Se fosse stato un film come “sliding doors” e quelle due occasioni nelle mani di Lobito fossero stati due punti oggi staremmo pensando a gara 5 al San Filippo e con tutto il massimo rispetto che nutro nei confronti della PMS Torino li avremmo “uccisi”, cestisticamente parlando si intende. Inutile elencare le ragioni di tal “arroganza giornalistica”, ma per chi conosce il basket, lo gioca e lo vive ad alta intensità, per coloro che hanno il cuore diviso a metà e, la metà della passione è una palla a spicchi sa bene cosa voglio dire e sa che sono i piccoli episodi a cambiare il corso delle cose. Se non era destino che la Leonessa tornasse nell’olimpo del basket, ma ci tornasse Torino, non era destino. Vero che c’è una finale da disputare con Agrigento, pardòn con la compagine di Montelusa che gioca in quel di Vigàta, ma penso che la differenza tecnica ed il fattore campo faranno la differenza e credo anche che i ragazzi guidati da coach Ciani siano già appagati per il risultato ottenuto fino ad ora e non abbiano più nulla da chiedere a questa stagione per loro “eccezZziunale veramente”.

LeonessaE oggi ti ritrovi con un vuoto dentro che è davvero difficile da descrivere e da colmare. Senti che ti manca qualcosa, qualcosa di importante, una sensazione che ricorda un po’ quando eri più giovane quando vivevi le angosce ed i dolori in modo molto diverso. Ricordo la rabbia contro il mondo intero quando il Cidneo di Riccardo Sales venne eliminato dagli arbitri, ops scusate, dal Billy Milano, ma chi c’era e chi ha vissuto quella stagione sa benissimo che quel Cidneo era il più forte di tutti e che per “farlo fuori” ci sarebbero voluti gli “extraterrestri” e in effetti i fischietti di quella famigerata gara 3 venivano da un’altra galassia. Ricordo ancora l’eliminazione della Silverstone di Brown e Branson (coach Arnaldo Taurisano) sempre ad opera della Berloni Torino, lì ricordo che trattenni a stento le lacrime, ma gli avversari erano, come quest’anno davvero più forti, vinsero 2-0 (allora le sfide erano al meglio delle 3 partite) non ci mancò, come ci è mancato ieri sera, un pizzico di fortuna, ma lo stato d’animo, la sensazione e il vuoto era lo stesso, allungare le mani e toccare l’aria, come quando sali verso il canestro in terzo tempo e il tuo avversario ti rifila una “lasagnola” che ti toglie la gioia dei due punti e ti lascia nello sconforto, chi pratica questo sport ha capito benissimo cosa intendo dire. Ed ora resti così, con il rammarico per ciò che hai perso, con la netta impressione che la Serie A1 era ad un passo e che un’occasione come quella di quest’anno chissà quando ricapita. Resta vivo il pensiero che comunque è stata una stagione da ricordare. Un secondo posto in stagione regolare di tutto rispetto, la “prima volta” alle final four di coppa Italia a Rimini che al di là del risultato finale è stato bello esserci ed aver invaso il palafiera della cittadina romagnola con l’ondablu della Leonessa.

foto di gruppo

Un anno cominciato con tante perplessità ed incertezze, il nuovo “condottieroAndrea Diana, alla sua prima vera esperienza nel ruolo di Head Coach, un nuovo General Manager Ferencz Bartocci, un uomo da “serie A1” segno che la presidentessa Graziella e il Matteo hanno intenzioni serie e una squadra completamente rinnovata con l’eccezione di Federico Loschi al quale verranno affidati i gradi di capitano. Poi piano piano il mosaico della squadra si compone di pezzi pregiati, il ritorno di Juan “Lobito” Fernandez, una sicurezza in cabina di regia, l’innesto di Mirza Alibegovic, figlio d’arte e talento straordinario, 2 under di spessore e di ottima qualità, Joshua Giammò e Daniele Tomasello, gli americani, quelli “giusti” altro che “chiacchere e distintivo”, scelti con sapienza oculata dallo staff tecnico, Justin Brownlee e Roberto Nelson, due perle di rara qualità e consistenza come Andrea Benevelli e Marco Passera, due giocatori che vorrei sempre nella mia squadra, un complesso costruito intorno ad un UOMO con la U maiuscola un “immortale” che alla fine si è rivelata la scelta perfetta per la squadra perfetta, Alessandro Cittadini #5, un grande.

diana bragaglioUna squadra della quale ci siamo “innamorati” all’istante, anche i più scettici hanno smesso di criticare questo e quello e quell’altro e il Sanfilippo si è riempito in un battibaleno, il gioco frizzante e divertente messo in scena da Andrea Diana ha regalato partite altamente spettacolari che hanno ampiamente ripagato il prezzo del biglietto. Negli occhi e nel cuore delle persone che hanno avuto la fortuna di assistere alle partite, rimarrà per sempre, indelebile, l’immagine di una Leonessa a dir poco eroica, tra infortuni, rinvii e match cancellati. E’ mancato quel pizzico di cattiveria, nei momenti importanti la Leonessa non si è fatta trovare pronta e l’uscita dai playoff con il vantaggio del fattore campo è un vero “delitto”. Onore comunque alla Manital di Guido Rosselli, Jacopo Giachetti e di uno Stefano Mancinelli che dopo averlo visto alle FinalSix di Rimini, pur se reduce da molteplici infortuni, pareva un giocatore “bollito” e invece la stoffa del campione quale è veramente, emerge prepotentemente nei playoff ed è il vero trascinatore della squadra torinese e le apre le porte della seria A dopo 22 anni di “purgatorio”. Nonostante la mancata promozione Brescia può comunque sorridere, nell’attesa che il sindaco Del Bono regali alla città un impianto degno della categoria superiore, “Eib Eib sarebbe bello giocar lì”(cit. Piergiorgio Cinelli) dove i dieci leoni in campo più i tre in panchina, possano finalmente portare la Leonessa all’impresa che entrerà nella storia del basket biancoazzurro. Arrivederci al prossimo campionato 2015/2016 e Leonessa, grazie lo stesso!