(Foto di Claudio Devizzi Grassi 2014)

(Foto di Claudio Devizzi Grassi 2014)

Verona in ritiro a Madonna di Campiglio. Le parole di coach Ramagli:  «Per noi è un piacere poter svolgere il ritiro in una località così bella come Madonna di Campiglio e in una struttura così confortevole come l’Alpen Suite Hotel. Il nostro ringraziamento va alla proprietà che ha fatto in modo di farci venire qua e a tutto lo staff dell’albergo che sin dal primo momento ci ha fatto sentire accolti e ci ha riservato un trattamento di qualità. È stato sicuramente uno dei modi migliori per iniziare la nuova stagione». Queste le prime dichiarazioni del coach della Tezenis Verona Alessandro Ramagli in occasione del Media Day che si è tenuto mercoledì 27 agosto all’Alpen Suite Hotel, sede del ritiro estivo della squadra. «Ai tifosi mi sento di promettere che il nostro l’obiettivo per quest’anno è la Serie A – ha proseguito Ramagli –. Si tratta di una meta che desideriamo raggiungere, non che dobbiamo raggiungere. Il dovere implica una carica di pressione negativa. La volontà invece comporta una carica positiva. Noi vogliamo essere positivamente spinti verso un risultato che sia migliore dell’anno scorso. E questo vuol dire arrivare in finale. Poi lo sport è bello perchè ci sono anche gli avversari e molte altre incognite, ma il nostro impegno sarà rivolto in quella direzione. In molti dopo il mercato dicono che la favorita è Torino e subito dopo ci siamo noi. Io non sono d’accordo. Non mi piacciono le liste e inoltre il mercato in realtà non è ancora finito. Ci sono ancora un paio di formazioni che stanno assestanto alcuni colpi significativi, come per esempio Forlì che ha ingaggiato alcuni giocatori che molte altre squadre di questa serie non possono permettersi dal punto di vista economico. Aspettiamo che tutti i roster siano completi prima di poter stilare una griglia di favorite, anche solo per divertimento. Noi squadra più piccola? Non penso sia così. I nuovi arrivati non sono soccombenti dal punto di vista fisico rispetto ai giocatori che avevamo la scorsa stagione. Non bisogna poi dimenticare che non siamo in campionato in cui dominino le torri da due metri e quindici. Quella è roba da Eurolega. Abbiamo imbastito una squadra esperta, ma con giovani molto significativi. Uno di questi è sicuramente Andrea De Nicola, un giocatore maturo, ma ancora in crescita. Con lui c’è stata una situazione di comunione di intenti molto fortunata. Cercava qualcuno che lo mettesse al centro di un progetto e noi volevamo un leader italiano in quel ruolo. Che lavoro stiamo svolgendo qui a Madonna di Campiglio? Nei primi quattro giorni a Verona di fatto non abbiamo quasi mai toccato il pallone, se non nella misura che permettesse ai giocatori di poter fare pallacanestro senza problemi una volta arrivati qui. Nei primi due giorni di ritiro ci siamo dedicati equamente sia al lavoro fisico che a quello tecnico. È molto presto per fare valutazioni. Abbiamo davanti ancora quattro allenamenti di basket e due fisici e il grosso del lavoro è ancora davanti a noi. Dobbiamo tornare in città con almeno un abbozzo di identità per quanto riguardo il gioco offensivo. La fase difensiva sarà consolidata a partire dalla prossima settimana».

«L’obiettivo di tutti è vincere il campionato ed io sono venuto qua per vincere. Non gioco mai per arrivare secondo. Spero di superare anche questa sfida insieme a tutti quelli che ci stanno credendo». Così Klaudio Ndoja in occasione della presentazione ufficiale alla stampa che si è tenuta stamattina all’Alpen Suite Hotel di Madonna di Campiglio, sede del ritiro estivo della Tezenis Verona. «Sarà un campionato molto duro – ha proseguito Ndoja – perchè ci sono molte squadre che si sono rafforzate. La mia esperienza di vita? Sono la parte bella di una storia che ha coinvolto tanti miei connazionali meno fortunati. Ho vissuto anni molto difficili. A causa della guerra civile la mia famiglia è stata costretta a scappare dall’Albania per cercare una futuro migliore in Italia che all’epoca per noi era come l’America, una terra di speranza. Siamo arrivati a bordo di un barcone ed io per un anno e mezzo ho vissuto da clandestino. Ogni volta che andavo a giocare al campetto rischiavo molto perchè non avevo nessun documento. La persona a cui devo di più è stato don Marco, un sacerdote che mi ha permesso di giocare all’oratorio e mi ha aiutato molto in quel periodo. È stato grazie a lui che poi ho potuto andare a giocare a Desio e da lì cominciare il mio percorso come atleta. Quando due anni fa ho vinto il campionato di Legadue è stato il coronamento di un sogno. Spero che la mia storia sia un messaggio per tutti coloro che si trovano in una situazione simile. Rimarrò e mi sentirò sempre albanese, ma devo tantissimo all’Italia e agli italiani perchè grazie a loro ho potuto avere una vita migliore. La diffidenza degli altri si vince solo con il buon esempio. Il mio incontro con Papa Francesco? È stato uno dei momenti più belli della mia vita che mi ha ripagato di tante delle sofferenze che ho vissuto. Lui è una persona fantastica e carismatica, emana una luce fortissima. Mi anche regalato un rosario dal quale non mi separo mai. Ringrazio sempre Dio per quello che mi ha dato».