VEROLI (FR) – Chissenefrega della Final Six, verrebbe da dire in modo irriguardoso verso la competizione della Coppa Italia. Quando si infila un poker di vittorie consecutive sbancando con 13 punti di margine, e 95 segnati, il parquet di una corazzata come la Sigma Barcellona, chiudendo in modo strepitoso un altrettanto strepitoso girone d’andata, puoi anche consolarti dalla beffa di aver chiuso a 2 punti di distanza dal primo posto della classifica ma essere rimasto lo stesso fuori dalle prime 4 qualificate per la tre giorni tricolore di Rimini di inizio marzo.

Scherzi della classifica avulsa, che nell’arrivo a 4 con Biella, Capo d’Orlando e Torino ha escluso appunto la GZC Veroli, che ha pagato le sconfitte negli scontri con le ultime due avversarie dirette. Un vero peccato: dopo due annate disastrose Veroli è giunta davvero ad un soffio dal tornare alla “sua” competizione, quella Coppa Italia vinta per ben 3 anni consecutivi dal 2009 al 2011, che aveva lanciato questa piccola realtà ciociara nell’Olimpo della seconda serie nazionale di basket.

Marco Ramondino, il "maghetto" della rivelazione GZC Veroli

Marco Ramondino, il “maghetto” della rivelazione GZC Veroli

Ma chissenefrega, però. La squadra del coach Marco Ramondino è la rivelazione numero uno della Dna Adecco Gold, insieme proprio a quella Biella con la quale, altro scherzo del destino, spareggerà domenica prossima al palasport di Frosinone, dopo averla comunque già sconfitta a casa sua di 12 punti all’andata.

I numeri della GZC sono impressionanti, da vero fenomeno del basket italiano considerando le condizioni pericolanti in cui è stata costruita la squadra. Il bilancio di 10 vinte e 5 perse al termine del girone d’andata eguaglia il miglior record nella storia del club giallorosso nella seconda serie, quello stabilito nel 2009-2010 dalla squadra di Massimo Cancellieri (l’attuale assistente dell’Armani Milano), meglio anche del più bel Veroli di sempre, quello a guida Trinchieri, squadre arrivate ad un niente dalla storica promozione in Serie A. Quelli, però, erano Veroli di un altro pianeta rispetto a questo, erano gli anni in cui la gestione dell’ex presidente Zeppieri (adesso rimasto come azionista di maggioranza e main sponsor) permetteva di avere milioni di euro a disposizione per il budget, c’erano giocatori che guadagnavano anche 150-170 mila euro netti a stagione, c’erano fenomeni del basket internazionale come il bi-campione d’Europa Kyle Hines e il nazionale israeliano Afik Nissim, oltre ad italiani di grido come Gatto, Mian e Rosselli, più un giemme-istituzione come Antonello Riva, proprio colui che è appena stato sconfitto a Barcellona nella sua prima da avversario verolano.

Il Veroli della più morigerata gestione di Massimo Uccioli non sapeva nemmeno se poteva iscriversi al campionato la scorsa estate, c’è riuscita tra mille peripezie, con un passaggio di mano societario, ed è stato allestito su cifre tre-quattro volte inferiori rispetto alle sontuose Veroli del passato. A sentire qualche responsabile all’interno del club il budget della squadra attuale è superiore soltanto ad altre tre formazioni del campionato, Imola, Trieste e Forlì. Non avendo visto coi nostri occhi i vari contratti firmati, a meno di prova contraria non possiamo fare altro che fidarci, ma sono dati che non vanno tuttavia lontani da quanto già sapevamo. Questo conforta ancora di più il valore dell’impresa che stanno facendo Cittadini e compagni, vivaddio i soldi non sempre fanno la differenza, quando si ha un coach giovane ma con le idee chiare e capace di insegnarle e un gruppo umile che sa attuarle, spesso si possono nascondere diverse lacune.

Ramondino, insieme allo staff tecnico composto da Luca Ciaboco, Alessandro Iacozza e il preparatore atletico Aldo Chiari, sta costruendo l’alta classifica di Veroli su entrambi i lati del campo. Non solo i giallorossi, anche grazie alla predilezione per i ritmi bassi, sono noti ormai per la loro tenuta difensiva (69.3 punti subiti per gara), la terza meno battuta del torneo dopo Casale Monferrato e la capolista Trento, ma anche in attacco il gioco espresso è da ovazione: Veroli è ai primissimi posti nelle varie percentuali di tiro, è il 1° attacco nei tiri da 2 (55.3%), il 2° in quello da 3 (38.8%) e il 1° nei tiri totali (48.6%).

Casella festeggia a fine partita - Sigma Barcellona vs Basket Veroli (foto Salvo Bonaceto)

Andrea Casella festeggia alla fine del match vinto a Barcellona (foto Salvo Bonaceto)

La forza del campionato verolano è la squadra nel suo complesso, questa GZC eleva all’ennesima potenza il concetto di gruppo, non ci sono prime donne ma tanti portatori d’acqua che insieme fanno la star. Nelle classifiche individuali raramente si vedono giallorossi nella top ten, ma anche Veroli è in grado di esprimere numeri eccellenti coi suoi singoli: la prova più lampante è fresca fresca, lo strepitoso 9/11 da tre con cui Andrea Casella ha violentato la retina di Barcellona. La 23enne ala piccola che prima di quest’anno aveva segnato in tutto appena 72 punti nella regular season di A2 (ora è già a 183 a metà torneo, miglior realizzatore di Veroli con 12.2 di media) e che la stagione scorsa a Cantù aveva giocato 8 minuti in tutto in Serie A è il caso più lampante dei tanti gregari portati alla ribalta da questa Veroli operaia, una “sporca” decina di ragazzi costruita con un reietto della vicina Ferentino (Tomassini), due vecchietti che avevano smesso di giocare o quasi (Blizzard e Rossi), un famoso pivot che stava diventando sempre meno famoso (Cittadini), un’ex giovane promessa che non si era ancora espressa e deve ancora farlo più compiutamente (Carenza), due americani  vogliosi al servizio della causa comune e non certo dei famosi mangia-palloni (Samuels e Sanders) e degli under pescati qua e là (bene Giammò, gli altri Ondo Mengue e Fabiani), tutti guidati da un allenatore all’esordio da responsabile tecnico numero uno, dopo anni di preziosa vicinanza ad un coach rinomato come Capobianco.

Con una classifica che al giro di boa la vede al secondo posto (quinto per la “famigerata” avulsa), con 12 punti di vantaggio sulla zona retrocessione e dentro di 4 alla zona playoff, Uccioli, il giemme Bartocci e Ramondino – la nuova triade che piace del basket verolano – dovranno far ricalibrare l’obiettivo ai loro giocatori, dalla salvezza, che sembrava essere l’unico obiettivo possibile ad inizio stagione, al mantenere un posto tra le prime 7 che varrebbe i playoff.

Senza dimenticare, tuttavia, che non sono rimaste soltanto rose e fiori ormai. I problemi economici del recente passato non sono alle spalle, ci sono ancora pendenze appartenenti alla vecchia gestione che potrebbero influire sul futuro societario della nuova, sebbene il recente rinnovo del Cda con l’ingresso di nuovi professionisti dovrebbe aver ridato un po’ di linfa alle casse, anche per assicurare l’iscrizione al prossimo campionato. In ogni caso sono problemi che non hanno intaccato e, siamo convinti non intaccheranno, un gruppo che ha riconquistato l’affetto e la stima della tifoseria verolana, anche quella giustamente più delusa. E all’orizzonte sembra esserci pure l’ormai imminente ripresa dei lavori al palasport di Veroli che potrebbe tornare a rendere davvero idilliaco il quadro della palla a spicchi giallorossa.