Daniele Casadei,grande prestazione nell'ultima gara di campionato (foto di Claudio Brenna per www.pallacanestrofirenze.it)

Daniele Casadei, maglia Brandini Firenze (foto di Claudio Brenna)

C’è un’altra vittoria, nel trionfo Mobyt alla prima gara playoff nel derby con Ravenna. Il basket è notoriamente uno sport di squadra in cui però sono le individualità ad esaltarsi, spesso con giocate spettacolari che accendono l’entusiasmo del pubblico. Poi però, capita quella volta in cui basta alzarsi dal pino, togliere la giacca della tuta nel presagio di un subentro sul parquet e la folla acclama, ti acclama, lo acclama: Daniele Casadei. La cosa potrebbe risultare strana solo a chi non conosce la sua storia, il suo trascorso, il suo travaglio negli ultimi 5 mesi: da quel primo dicembre in cui il crac del ginocchio lo costrinse all’intervento e al lungo stop.  “E’ stata una tortura nel senso sportivo del termine”, ammette Daniele,sono innamorato di questo sport, non passo mai due settimane senza giocare, fosse anche solo al campetto con gli amici, durante il periodo delle vacanze estive: per me è stata una liberazione. In settimana, col rientro in gruppo, avevo già assaporato qualcosa nel tornare in campo ad allenarsi e giocare coi compagni”. Per lui sarebbe bastato pensare al rientro, per convincersi di una vittoria già acquisita, ma “per come sono fatto non riesco a gioire se la squadra non vince, per cui è stato grande quello che hanno fatto i miei compagni: splendida vittoria. Per quel che riguarda me, sapevo di non poter tenere il campo per tanti minuti, ma in cuor mio speravo e mi sentivo pronto per giocare, per riassaggiare il campo, anche se mi manca ancora un po’ per essere al top e riprendere feeling con la partita. Domenica mi sono gustato ogni istante: a partire dall’ingresso negli spogliatoi per prepararsi al derby con la Acmar, fino a giocare di fronte a uno stupendo pubblico che mi ha acclamato come mai mi sarei aspettato (Casadei è al primo anno a Ferrara, in arrivo dalla DNA di Firenze), e per questo devo ringraziarli di cuore. E’ stata una gioia incredibile, sono state tante le emozioni, dopo un percorso difficile, ma ero determinato nel tornare, e ho chiuso il cerchio con la gioia di vincere, e facendo pure canestro!!”. A rendere meno cupo il periodo post operatorio l’arrivo del primogenito: “Vero, il mio bimbo, arrivato fresco di infortunio: ma io l’ho battuto sul tempo, reimparando a camminare prima di lui (sorride). Lui che era là, tra il pubblico, e ha potuto vedere coi suoi occhi il mio primo canestro al rientro dall’operazione”. Ora si giocherà ogni 2/3 giorni, non esattamente il periodo migliore per recuperare la condizione, pochi allenamenti e tante gare senza domani, ma “dal punto di vista del recupero clinico, sono ad un buonissimo livello: il ginocchio è a posto, in asse e stabile, e anche i valori muscolari sono in linea con valori pre infortunio. Ovvio che il periodo playoff non è il migliore per ritrovare condizione, ma continuo a lavorare, anche se parzialmente differenziato rispetto ai miei compagni che necessitano di scaricare in questa fase di stagione. Bisogna fare di necessità virtù, e conto di dare comunque il mio contributo facendomi scorta dell’esperienza”.

foto di Danilo Scaccabarossi

coach Adriano Furlani (foto di Danilo Scaccabarossi)

E certamente non farà a meno della sua esperienza il sapiente coach Furlani, che lo ha fortemente voluto in estate.Sono molto grato ad Adriano Furlani: ci sono attestati di stima reciproci. Quando un coach ti rivuole con lui significa che nei tre anni insieme a Cento si è costruito qualcosa di buono, e parallelamente lo è il mio tornare alla sua corte, per giocare ancora per lui: mi piace la sua idea di basket, mi piace come mi utilizza in campo, al servizio della squadra. Oltretutto non mi ha mai fatto pressioni per rientrare dall’infortunio ma mi ha aiutato a ‘restare sul pezzo’, stimolandomi a lavorare per tornare a fare parte del gruppo. Sembreranno dettagli, ma gesti come la scelta ricaduta su di me per tirare i due liberi al posto del momentaneamente infortunato Jennings, sono situazioni che stimolano ulteriormente, facendoti capire la fiducia che lo staff ha in te”. Ora la voglia di giocarsi fino in fondo le chance di fare strada in questi playoff, sperando di poter accantonare la sfortuna che ha colpito Ferrara in questa stagione: “Certo, ora la speranza è quella di aver chiuso questo sfortunato ciclo di infortuni: e di certo c’è la speranza di poter chiudere il capitolo riguardante il mio. Nel corso dell’anno ho avuto la conferma di quel che pensavo fin dall’inizio: questo è un gruppo favoloso, che ha superato mille difficoltà ed ostacoli. Ora siamo qui, giocheremo gara dopo gara cercando di ottenere sempre il massimo e mi auguro che, allungando la stagione, ci sia possibilità di recupero anche di altri ragazzi che scalpitano per tornare sul parquet”. E chissà che come premio finale per questo suo gioioso rientro, non ci possa essere la tanto agognata interrogazione degli studenti del dott. Provasi (al secolo, poliedrico addetto stampa estense, nonché docente di Storia del Rinascimento preso l’Università di Ferrara), per poter finalmente porre quesiti sulla Rivoluzione Francese, da sempre sua passione… (sorride) …”Sono un tipo istrionico, vulcanico, mi piace fare esperienze nuove, sempre diverse e sarei curioso di vedere come si svolge l’esame, che tipo di domande si fanno e anche la reazione degli studenti. Anche se poi rimarrà uno scherzo”. O forse no…