Isaiah Sykes con la canotta di UCF

Isaiah Sykes con la canotta di UCF

Ciondola sconsolato la testa dopo ogni canestro sbagliato. Saranno 8 gli errori, su 11 tentativi, alla sirena della sconfitta dalla sua Recanati all’esordio casalingo stagionale contro Reggio Calabria. Ma a Isaiah Sykes, dopo il buzzer beater di Tortona, si può perdonare la prima serata-no della sua carriera da professionista.

Un precampionato scintillante, nel quale ha messo in mostra le sue doti di atleta pazzesco e realizzatore affidabile, e le prime due gare di campionato sempre sopra quota 20 non possono essere cancellate da una prestazione sottotono.

Nato a Detroit, dal college in avanti il percorso dell’ala oggi nelle Marche si incrocia spesso con quello del coetaneo Ian Miller. Entrambi finiscono in Florida per il college, a Central Florida il leopardiano, a Florida State il leoncello, incrociando spesso le armi. Entrambi chiudono la carriera universitaria nell’estate passata e provano il salto tra i pro passando da workout e Summer League. Entrambi finiscono in A2, entrambi nelle Marche, uno a Jesi, l’altro a Recanati. “E’ davvero forte – ammette Sykes – un’ottima guardia, atletica e che sa fare tanti punti. Un grande avversario”.

Le differenze, però, ci sono eccome. In primis, Isaiah aveva sorpreso la sua università dichiarandosi eleggibile per il draft 2013. Scelta che poi non si concretizzò, visto che poi ritirò l’eleggibilità poco prima del termine. “Ho sentito che volevo tornare al college per laurearmi e completare il mio ultimo anno come si deve”, dice convinto Isaiah.

Laurearsi? Sì, laurearsi. Perché Sykes, oltre ad essere la punta di diamante dei Knights, aveva una missione: completare gli studi. Tanto che ad agosto ha ottenuto la sospirata laurea in studi interdisciplinari. Una laurea in “varie ed eventuali”, ma pur sempre un laurea. “Era una cosa che volevo davvero – prosegue l’ala gialloblu – lo volevo per me e per la mia famiglia, sono il primo laureato in casa. Sarà bello un giorno guardarsi indietro e poter raccontare ai miei figli di essermi laureato”.

Sykes affronta Erik Rush nel match perso contro Reggio Calabria

Sykes affronta Erik Rush nel match perso contro Reggio Calabria

Anche papà Sykes, che quel giorno di agosto non c’era con lui, ne sarebbe stato fiero. Isaiah, infatti, lo perse quando aveva solo 5 anni. Le complicazioni del diabete se lo portarono via, ma Pierre, grande appassionato di basket, fece in tempo a lasciare il seme del basket nel cuore del figlio. “La sua morte mi ha motivato – confessa Sykes – io so che lui veglia sempre su di me. E questo mi dà forza. Non ho potuto fare tante cose che si possono fare con un padre e questo mi ha portato a pregare molto”.

Nei primi due anni di college, Isaiah ha avuto due compagni di squadra di una certa importanza: Jeffrey e Marcus Jordan, figli di His Airness. Soprattutto quest’ultimo aveva avuto un ottimo impatto sui Knights (15,2 punti a partita da junior) prima di lasciare la squadra (ma non gli studi) per tentare la fortuna nel mondo del rap, mentre Jeff aveva lasciato per entrare poi a lavorare in Nike. “Due bravissimi ragazzi e degli ottimi compagni – li ricorda Sykes – entrambi amanti del gioco e persone amabili”. Anche MJ, quando i figli erano in campo, passava spesso da Orlando per seguire gli allenamenti e le partite dei suoi ragazzi. “Ci ho parlato qualche volta – ammette fiero il ragazzone che viene dal nord – mi ha fatto i complimenti e mi ha detto di continuare sempre a lavorare duro con la squadra”.

Di partite indimenticabili nella carriera di Isaiah ce ne sono diverse. Già all’high school di Denby, a Detroit, dove giocava addirittura da playmaker. “Perdemmo una finale di campionato ma misi a referto 47 punti – rammenta Sykes, non dicendo però che la squadra, in totale, ne mise a referto appena 49 – con Ucf, ricordo quando vincemmo contro Memphis per la prima volta nella storia della nostra università. Che grande esperienza. E poi la vittoria contro la Connecticut di Jeremy Lamb e Andre Drummond che era imbattuta fino a quel momento…”.

Ora però c’è una Recanati che fatica ad ingranare a cui pensare. “Possiamo fare bene – chiude Sykes – dobbiamo fare degli aggiustamenti e io devo aiutare i miei compagni a fare meglio. L’importante è dare sempre il meglio di sé sul campo”.