Massimiliano Boccio

Massimiliano Boccio

Meglio intenderci subito: questo è un articolo partigiano, che di obiettivo o distaccato ha poco o nulla.
Anzi, si tratta di un’articolessa, di un’ode a Massimiliano Boccio, anni 40, 206 centimetri, giovanili Virtus col grande Consolini alle spalle, poi Fabriano e Ozzano da giocatore, sotto la direzione tecnica di un Califfo della panca come Alberto Bucci, l’uomo che con le V Nere ha contribuito a scrivere la storia del basket italiano moderno (si legga il bellissimo “Tre Volte Virtus”, del nostro Werther Pedrazzi).

La signora Boccio, Mirela Chirisi

La signora Boccio, Mirela Chirisi

Boccio arriva a Forlì, scenda da una Bmw grigia a fianco di una gentile signora (la consorte, in foto) che contribuirebbe e non poco a far salire sangue alle vene in una terra già bruciante di passioni come la Romagna (parliamo di Mirela Chirisi), mette 5 milioni di euro (proveniente dall’holding di famiglia, ‘anche se la ricca è mia moglie’, tiene a precisare Boccio in una conferenza stampa che andrebbe custodita nelle teche di ogni appassionato) e diventa proprietario della Fulgor LIbertas Forlì, A2 Gold.
Attenzione, parliamo – sia detto a beneficio dei giovani e degli smemorati – di un pezzo pregiato dell’aristocrazia cestistica italiana: pur non avendo mai vinto scudetti o partecipato all’Eurolega, Forlì è stata dagli anni ’70 ai ’90 (la Libertas, società precedente, fallisce nel 1999) una delle piazze storiche del nostro basket. Da cui passarono allenatori come Dado Lombardi, Giancarlo Asteo, Ezio Cardaioli, Virginio Bernardi, Franco Casalini e Stefano Michelini.

La Hall of Fame del basket forlivese farebbe invidia a molte formazioni blasonate: da queste parti sono passati Lasi, Attruia, Fumagalli, Niccolai, Dal Seno, Bonamico, Mentasti… I nomi di americani e stranieri che hanno vestito la casacca di Forlì fanno venire la pelle d’oca: Bob Mc Adoo, Darryl Dawkins, Kevin Restani, Rod Griffin, Mark Iavaroni, Michael Smrek, John Fox, Johnny Rogers… Dal 1994 al 1997 la presidenza va all’allora potentissimo, e oggi compianto, Angelo Rovati. Già presidente di Legabasket.

Dal 1999 la storia riprende, passano buoni americani (Wanamaker, Easley, Bobby Jones), ma l’exploit lo fa Boccio. Che, dopo il turbinio di carte che lo lega doppio filo ad un altro vulcano, Claudio Sabatini, ricompare. Nel 2004, dieci anni fa, Boccio sponsorizza la Virtus col marchio Caffè Maxim, poi fallito. Ne nasce un contenzioso, ora chiuso, con Claudio Sabatini. Ma sapete com’è da queste parti, i caldi spiriti poi si chetano a tavola, lambrusco, tortellini e parmigiano, culatello, spalla cotta e strolghino.

Ora Boccio ricompare, a fianco di Alberto Bucci e della Chirisi (futuro presidente), mette 5 milioni, dice di puntare apertamente a quotarsi in Borsa (sarebbe la prima volta, per una società italiana di pallacanestro), sfida apertamente Giorgio Armani, la sua squadra e il suo gruppo (2 miliardi di euro di ricavi…), non ripone il guanto di sfida neppure quando, verso la fine della conferenza stampa, alcuni maleducati presenti si alzano mentre lui continua a parlare. E chissenefrega. Qualcuno storce il naso, in parecchi spargono dubbi. A noi non importa. Boccio è una ventata di fresco, per il basket malato e senza apparente cura risanatrice. Immaginario o cronico che sia, il basket italiano potrà guarire anche grazie a queste dosi di follia da cavallo, che Massimiliano Boccio porta in dote nella terra che più di tutte esaspera le passioni, i sentimenti, gli amori e le sfide, in un crogiolo perennemente caldo. All’esordio di campionato saremo sicuramente a Forlì, per stringergli la mano. E ammirare dal vivo la presidentessa più bella del basket italiano. Splendida come la poesia di Tonino Guerra, insuperato cantore di Romagna, che gli dedichiamo.

E‘ mònd l’è bèl: u n bsògna avilèis mai,
e‘ basta un furminènt a zènd e‘ fugh
o i t vén a dèi che a qua sal nòstri spiàgi
u s’è arenè stanòta una baléna.
E‘ mònd l’è grand ch‘ u n s pò gnènca pensè:
un bastimént te mèr l’è un pizòun biènch
e‘ tèra e‘ tera ch‘ u n i sta niséun
e u s vàid dal gran pidèdi d‘ animèli.