Per portarvi sempre più dentro alla stagione di A2 Gold, ormai pronta a scattare dai blocchi di partenza, DailyBasket ha incontrato uno dei possibili protagonisti di maggior rilievo. Sicuramente tra gli italiani, probabilmente anche in assoluto. MVP dello scorso campionato secondo il sondaggio della GIBA, Andrea Renzi ha 25 anni ma è già nel giro dei due campionati principali da quasi una decina. Raro prodotto di quella Liguria cestistica che storicamente non brilla per quantità di giocatori sfornati, ma che negli anni ha saputo produrre alcuni pezzi pregiati, è cresciuto al Villaggio San Salvatore, nell’entroterra di Chiavari, ma si è formato al Don Bosco Livorno, settore giovanile tra i più fertili d’Italia e trampolino di lancio per il decollo verso Treviso, l’esperienza più prestigiosa della sua carriera, a cui sono seguite Verona e Biella. Ora è in Sicilia, per indossare la maglia della Lighthouse Trapani: se la squadra di Lino Lardo si candida ad essere una delle rivelazioni del campionato, Renzi può essere uno dei punti saldi e delle certezze del roster già a partire dall’esordio di domenica in casa contro Mantova.

Andrea, sei entrato nel secondo anno di contratto con Trapani. Che cosa ti ha convinto che lo scorso anno fosse il posto giusto per te e che cosa ti ha convinto che lo sia ancora?

L’interesse di Trapani della passata stagione è stato il più concreto. Qui tutti mi hanno voluto fortemente, soprattutto nella persona di Lino Lardo e di Francesco Lima, ma anche ovviamente il presidente Basciano. Ho ritenuto fosse la scelta più giusta. Quest’anno fa parte di un progetto di crescita della società che mi è stato proposto alla firma del contratto. Dunque è stato giusto rimanere in questa piazza per crescere insieme.

Una provocazione: non sei rimasto quindi solo perché c’era il contratto, vero?

No, i contratti oggi contano fino ad un certo punto. Nella pallacanestro attuale, società e giocatori possono uscire con facilità dai contratti in vigore. Piuttosto, sia io che la dirigenza volevamo fortemente proseguire questo progetto insieme. Né da parte mia né da parte loro è stata solo una questione di contratto.

L’anno scorso avete sfiorato i playoff: è stato un traguardo mancato o comunque la stagione è stata positiva, considerato che per Trapani era l’anno di apprendistato in categoria?

E’ stato secondo me un buon risultato, non solo perché eravamo nuovi nella categoria ma anche perché l’obiettivo dichiarato dalla società era la salvezza. Lo abbiamo raggiunto con largo anticipo. E’ chiaro che a quel punto l’appetito vien mangiando: ci siamo avvicinati ai playoff, ma non li abbiamo centrati. E’ rimasto un po’ di amaro in bocca ma la priorità era la salvezza e quella l’abbiamo raggiunta.

Quindi, nell’ottica del progetto di crescita già accennato, si può dire che l’obiettivo di quest’anno sono i playoff?

Sì, la parola si può pronunciare. Non vogliamo fare un campionato anonimo di metà classifica. Vogliamo essere competitivi sul fronte playoff.

Hai vissuto una stagione personale positiva. Nella crescita voluta dalla società, puoi essere un elemento molto importante. Sul piano individuale, quali sono i tuoi obiettivi principali?

Non gioco a tennis né sono un ciclista, quindi non mi pongo obiettivi individuali. Dobbiamo darci obiettivi di squadra e fare un campionato competitivo. Abbiamo un programma ambizioso. Da parte mia c’è la piena volontà di far parte di questo progetto, di mettermi al servizio della squadra e dell’allenatore e cercare di essere sempre una persona concreta e affidabile anche in questo senso.

Un obiettivo individuale però potrebbe essere continuare a dare un occhio alla Nazionale…

Non credo sia realistico parlare di Nazionale adesso. Credo che i programmi di coach Pianigiani siano quelli di creare un gruppo allargato: ha fatto vari raduni, ad un paio sono entrato anch’io. E’ stata una grande soddisfazione come lo è ogni occasione in cui posso lavorare con la Nazionale. Non credo però sia realistico pensarci ora. Se le mie prestazioni saranno tali da ridare vita a queste suggestioni, sarà una bella soddisfazione ma per il momento non ci penso.

Tecnicamente dove credi di poter crescere di più?

Posso fare molti passi avanti, soprattutto in difesa. Devo lavorare parecchio. Con coach Lardo stiamo inserendo cose nuove ogni giorno in allenamento per fare progressi, è un miglioramento graduale. In attacco sicuramente devo insistere e lavorare sul tiro da fuori.

Dalle tue parole, emerge l’importanza del rapporto instaurato con coach Lardo. Come ti trovi con lui?

Mi trovo bene, sento la sua fiducia e cerco di ripagarla con le prestazioni che mi richiede. Ovviamente, non è sempre possibile fare 10-15 tiri, ci sono partite differenti, lo so bene e comunque mi posso mettere a disposizione anche in altri modi. Ho un rapporto positivo con lui, c’è dialogo, è un allenatore esperto, davvero molto bravo a gestire il gruppo.

Uno dei rinforzi importanti per gli equilibri della squadra è Guido Meini. Quanto può essere importante la sua regia e come procede la tua intesa con lui?

E’ un ottimo play, un regista vecchio stampo, una persona fantastica. Ha l’arduo compito di gestire i possessi per tutti, non è facile ma lo sa fare molto bene. E’ esperto e molto abile a metterci in ritmo e nelle condizioni migliori per incidere di più. Non è un ruolo semplice, ma lo sa gestire alla grande.

Ci puoi aiutare a conoscere i due americani?

TJ Bray è una guardia-play, molto dotato fisicamente e tecnicamente, solido, davvero tosto, bravo in difesa, tira bene da fuori e può dare una bella mano anche come passatore, è un giocatore di sistema. Evans ha un atletismo fuori dal comune, ha enorme talento, se servito nella maniera giusta può essere una delle rivelazioni del campionato.

Avete fatto un precampionato impegnativo, anche andando ad affrontare squadre di livello superiore al vostro. Come giudichi questa scelta? E com’è stata, in particolare, l’esperienza del torneo in Portogallo?

E’ stata una scelta condivisibile, abbiamo avuto la possibilità di affrontare squadre molto più forti di noi e questo ci ha dato modo di crescere. Abbiamo preso qualche facciata, ma ci è servito per partire verso un campionato competitivo. In Portogallo, abbiamo trovato tre squadre di alto livello come Siviglia, Benfica e Obradoiro, abbiamo cercato di giocare alla pari per tutti i 40 minuti: ci siamo riusciti quasi sempre, a parte la partita col Benfica, che è stata la terza in quattro giorni ed è stata comunque l’avversaria che ci ha dato più fastidio. Però è stata un’esperienza positiva, abbiamo trovato squadre forti, ma abbiamo dimostrato di non essere così lontani.

L’amministratore delegato Julio Trovato ha parlato di squadra da seguire, che mostrerà passione e che saprà emozionare. Ti ritrovi in questa definizione?

Siamo una squadra che può fare un campionato non anonimo. Vogliamo entusiasmare i nostri tifosi in casa ed avere più personalità in trasferta rispetto all’anno passato. Ovviamente ora le buone intenzioni, dopo averle dette, dovremo essere bravi a trasformarle in realtà sul campo. Comunque sì, ha ragione, siamo una squadra da seguire perché, come ha dimostrato anche il precampionato, possiamo tenere il campo anche ad un ottimo livello.