Kelvin Martin si presenta i suoi nuovi tifosi (foto Uff. Stampa Pallacanestro Lucca)

Kelvin Martin si presenta i suoi nuovi tifosi (foto Uff. Stampa Pallacanestro Lucca)

LUCCA – E’ un personaggio a tutto tondo, Kelvin Martin, un ragazzo molto più maturo della sua età e dagli ideali profondi e forti. L’ala della Pallacanestro Lucca è una persona molto religiosa: «Ringrazio Dio per questa nuova opportunità in Italia. So che se il Signore ha deciso così anche perché io possa diffondere la mia testimonianza nella fede, dello Spirito Santo e di quello che suo figlio Gesù Cristo ha fatto per noi. Mi piace giocare a basket e se è quello che Dio vuole da me, Io farò con tutto me stesso».

«Per me la preghiera è sempre stato qualcosa di importante», prosegue l‘1,98 che da metà agosto sarà agli ordini di coach Russo. «Da un altro giocatore di basket, Dijanelle Fowler, ho ricevuto questo insegnamento: “Dio risponde in tre modi: lui dice di sì e ti dà quello che vuoi, lui dice di no e ti dà qualcosa di meglio, lui dice di aspettare e poi ti dà l’opportunità migliore”. Non possiamo mai sapere quando sarà e così bisogna continuare a pregare. Abbiamo tutti bisogno di farlo per perseverare anche di fronte alle difficoltà pure se riteniamo che ci siano poche o nessuna possibilità di successo. Ai tempi del liceo ho avuto allenatori che mi sconsigliavano di continuare con il basket, suggerendomi di provare con il football, dove avrei avuto molte più possibilità. Quando sono andato alla Charleston Southern University e ho iniziato a dedicare la mia vita a Cristo, mi sono determinato a dimostrare che ce l’avrei fatta a diventare un giocatore di basket. Nel mio primo anno all’estero ho avuto un piccolo contrattempo per un infortunio al ginocchio, ma io ho lavorato tantissimo per recuperare! La morale di questa storia è breve: non importa quello che dicono gli altri e non bisogna mai smettere di credere in noi stessi. Io sono una testimonianza vivente di questo, perché ero un piccolo ragazzino con grandi sogni e il Signore mi ha permesso di viverli anche facendomi conoscere tante persone nuove».

Ma cosa conosce Kelvin della nostra città e del nostro basket? Ancora poco ammette: «Ringrazio ancora la Pallacanestro Lucca di avermi dato la possibilità di giocare nella Legadue Silver. La pallacanestro europea per me è una grande opportunità per continuare a giocare a basket dopo il college. C’è molta competitività e la concorrenza è un bene, perché c’è sempre lo stimolo a migliorarsi. I tifosi sono molto caldi e ti sanno sostenere con passione. In più, per me rappresenta anche una grande occasione per viaggiare e vedere paesi diversi e conoscere la loro cultura. In questo senso, Lucca è una meta ideale. Io non ne so molto di Italia, ma ho sentito molte cose buone sul vostro Paese. Un mio zio ha vissuto a Napoli per un po’ e ancora oggi lui è contento di esserci stato. Ho anche parlato con diverse persone, di recente, qui negli Stati Uniti e tutti mi hanno detto che in Italia ci verrebbero o ci tornerebbero molto volentieri. Non vedo l’ora di essere lì e vivere la cultura, la gente e, naturalmente, il basket.  Anche in questo sono un privilegiato, quando nel mondo c’è tanta gente che è senza cibo, senza casa, senza famiglia».

D’obbligo chiedergli una “dichiarazione di intenti”.

«Non faccio promesse, ai miei nuovi sostenitori», dice più con onesto fatalismo che con cautela «perché può succedere di tutto, ma tutto quello che posso dire è quello che so di me stesso. Ed è che io vado a giocare ogni partita come fosse una finale, con tanta passione e intensità. Perché un atleta non dovrebbe mai avere scuse, ma fare di tutto per trovare occasioni e modi di miglioramento e la maniera di dare il meglio, ovunque e comunque. Non si può pretendere di essere grandi in qualsiasi cosa, se non la si prepara con  lavoro e impegno. Ero un ragazzo di campagna, sono un giocatore professionista di basket, che ha avuto la fortuna, di avere un allenatore come Tommy Blackshear che ha avuto l’intuito di sfruttare il mio dinamismo facendomi giocare in tutte le posizioni. Tutto quello che poi ho ottenuto è arrivato grazie al lavoro e alla dedizione. Oggi so che non sono pronto per giocare nella NBA e per questo ho deciso di venire in Europa. Il mio mestiere è fatto di sudore, dolore e lavoro, io sono disponibile ad affrontare tutte le difficoltà e a gestire tutti i cambiamenti della professione. L’importante è che a fine giornata io abbia la coscienza di aver dato il meglio, la chiave per l’efficienza e la qualità è la professionalità. Perché essere professionisti non è un qualcosa a parole, è un qualcosa che si vive. Ad ogni modo ai tifosi di Lucca non posso che ripetere che io scendo in campo sempre e solo per vincere. Ma anche per divertirmi e per divertire la gente e penso che le due cose insieme si possano fare».

Ufficio Stampa Pallacanestro Lucca


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