Zanetti e Bucci (foto virtus pallacanestro bologna)

“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma” enunciava Lavoisier postulando la legge della conservazione della massa. Un principio che può applicarsi anche alla Virtus Bologna che al termine della passata stagione sembrava un club distrutto, senza timoniere, colpito dalla prima retrocessione sul campo della sua storia e che invece ha saputo trasformare uno dei momenti più bui della sua storia nell’inizio della rinascita. In soli 13 mesi l’universo bianconero si è totalmente ribaltato. Sotto i riflettori sono finiti inevitabilmente i risultati sportivi, in primis la conquista della promozione in Serie A, che non sono le cause della ritrovata solidità della Virtus, ma una conseguenza. Realizzare la doppietta Coppa Italia LNP – Campionato di A2 non è stato un successo casuale ed è la dimostrazione che la società bianconera ha imboccato la strada giusta che dovrà mantenere anche nel massimo campionato italiano di pallacanestro. Il principale artefice di questa rinascita è Alberto Bucci che la scorsa estate ha ricomposto i pochi cocci rimasti e ha allestito uno staff dirigenziale e tecnico che ha compiuto un lavoro eccezionale. Il GM Julio Trovato ha composto un roster competitivo e ben miscelato con le risorse che aveva a disposizione. Il DS Valeriano D’Orta ha tenuto compatto il gruppo per tutta stagione, mentre il coach Alessandro Ramagli è stato premiato dalla scelta di voler dei giocatori non solo talentuosi, ma anche con grandi qualità morali. La vera svolta nel cammino della Virtus è arrivata con l’acquisizione della quote di maggioranza di Massimo Zanetti che ha preso il controllo del club dal punto di vista finanziario e ha delegittimato la scricchiolante Fondazione. Mister Segafredo ha cementato le fondamenta della Virtus, ha alzato gli obiettivi e le aspettative e ha regalato un aggiunta di livello alla vigilia dei playoff. L’arrivo di Stefano Gentile ha ulteriormente incrementato il livello di esperienza e di talento di un gruppo che fino a quel momento aveva già dimostrato di essere competitivo. Gli americani hanno costantemente fatto la differenza con Kenny Lawson che molto spesso è andato in doppia cifra per punti segnati e rimbalzi catturati e con Michael Umeh (mvp delle finali) che è stato un formidabile cecchino da oltre l’arco. Attorno a loro c’è stato un gruppo italiano ben assortito in cui i veterani Guido Rosselli (miglior giocatore italiano dell’A2), Klaudio Ndoja e Andrea Michelori sono stati i leader dello spogliatoio e hanno fatto crescere i giovani Penna, Oxilia, Pajola e Petrovic. Davide Bruttini ha ottenuto la sua terza promozione consecutiva e si è conquistato la meritata fama di amuleto. Gabriele Spizzichini, dopo aver vinto con la Virtus il titolo italiano Under 19 nella stagione 2009-2010, è tornato ad alzare trofei con la canotta bianconera addosso e infine Marco Spissu (mvp della finale di Coppa Italia LNP) ha completato il suo processo di maturazione e ora merita una chance in Serie A.

Alessandro Ramagli (foto virtus pallacanestro bologna)

La Segafredo sta trattando con Sassari per far restare il playmaker sardo a Bologna. Spissu potrebbe essere il primo tassello della Virtus della prossima stagione insieme a Stefano Gentile. Rosselli, Ndoja, Lawson e Umeh hanno ancora un contratto in essere, ma dovranno decidere se provare a mettersi alla prova al piano di sopra, accettando una riduzione di minutaggio, o se continuare ad essere protagonisti in A2. L’intero staff dirigenziale e tecnico è stato confermato e anche in Serie A dovrà cercare di allestire una squadra in grado di formare la giusta alchimia in cui il gruppo fa elevare le potenzialità dei singoli. La Virtus si è evoluta durante il percorso dei playoff imparando a colmare alcune lacune difensive e a eliminare la fragilità mentale in trasferta che aveva mostrato durante la stagione regolare. Il merito va a Ramagli, ma anche ad un gruppo di giocatori che ha voluto alzare costantemente più in alto l’asticella della competitività. A Bologna è ritornato l’entusiasmo attorno alla squadra bianconera ed è un bene da non disperdere. Le basi con cui la Virtus ritorna in Serie A sono ben diverse da quelle con cui l’aveva lasciata. Il solco tracciato è quello giusto e dopo anni la Virtus può tornare a guardare con fiducia al futuro sedendosi nuovamente al tavolo dei principali club italiani.