Marco Bonamico, presidente Legadue

“Il 6 aprile, il venerdì dell’All Star Game, lanceremo la nostra business community a Bertinoro, una bellissima località. Stiamo invitando tutti i Presidenti e i main sponsor delle nostre società, in modo che possano parlare tra loro e confrontarsi. L’idea è farci dire cosa la Legadue può fare per loro per aiutarli e sviluppare tutti quei contatti tra imprenditori che possono essere utili per fare affari”

 

Ad oggi, Legadue Basket vanta una serie di club, identificati, un tempo, come parte della sana provincia italiana, che è riuscita a creare un forte legame sia con i tifosi che col territorio. Con la nuova riforma, in via di progettazione presso gli Organi Federali, oltre a ridimensionare l’impegno dei bilanci dei club, creando un livello intermedio tra dilettanti e professionisti , si andrebbe a rinforzare ancora di più il rapporto tra le società e il numero delle province. Consapevole di questo vantaggio, il presidente di Legadue, Marco Bonamico, ha lavorato in quella direzione ed ora sta per lanciare, per i propri associati, la “Sponsor Community”. L’idea è quella di sviluppare nuovi contatti tra gli imprenditori coinvolti, che possano servire a creare occasioni di incontro e ad avvicinarne di nuovi al basket, in modo che quest’ultimo sia visto non solo come veicolo pubblicitario ma anche come mezzo di incontro e di business.

 

 

 

Cosa rappresenta la Legadue nel basket ma anche nel territorio e nell’economia delle città dove opera?

Marco Bonamico: La Legadue si posiziona subito dietro il primo campionato, e la sua funzione è quella di preparazione dei giocatori, degli allenatori e delle società affinché possano accedere al campionato maggiore. Questa è solo una delle funzioni svolte dalla Legadue. Esiste, infatti, una compagine di società che trova in Legadue il suo naturale campionato. Parliamo di quelle società che erano, un tempo, la sana provincia italiana e la cui particolarità è quella di avere una fortissima penetrazione e compenetrazione col territorio. Tutti sanno chi sono i giocatori, che vengono riconosciuti per strada, e il nome della squadra. Ciò vuol dire che nel territorio c’è una forte riconoscibilità e anche immedesimazione.

 

 

 

Proprio il format di Legadue sarà quello su cui maggiormente si concentrerà la riforma dei campionati di basket: leggendo i resoconti della riunione del Consiglio di Federazione pare che la Legadue, da professionistica ritorni al dilettantismo, adottando un format tipico del volley di serie A

Marco Bonamico: Tornare al dilettantismo non è la visione corretta. Quella giusta è uscire dalla legge 91, visto che, secondo me, al di là del calcio non esiste altro professionismo sportivo reale in Italia. Questo per le nostre società è il momento di avere un po’ più di respiro, un momento difficile che necessita di risposte. La Federazione ha pensato di fare due gironi verticali (gold quello di primo livello e silver quello di secondo) di 16 squadre ciascuno, entrambi con giocatori stranieri con la possibilità di competere per la promozione in serie A. In ogni squadra, orientativamente, dovrebbero esserci sette giocatori italiani, due extracomunitari e uno italiano di passaporto anche se non formato cestisticamente in Italia. Ci sarà una possibilità di interscambio maggiore tra i due gironi, sebbene avranno peculiarità diverse. Ci sono ancora da mettere a punto tantissime cose, l’eleggibilità dei giocatori, la formula del campionato e soprattutto non c’è ancora un’esplicita decisione della Federazione su chi gestirà il campionato.

 

 

 

Chi crede sia più idoneo a gestire questo campionato?

Marco Bonamico: Secondo noi deve essere gestito dalla Legadue perché siamo in grado di garantire un’esperienza di anni nella gestione di campionati di questo tipo, di contratti tv e pubblicitari. Ciò ci permetterebbe di avere una maggiore copertura del territorio, molto importante per un discorso di ricerca degli sponsor.

 

 

 

A proposito di sponsor state per lanciare la sponsor community

Marco Bonamico: Questa è una cosa a cui teniamo molto. Lo faremo il 6 aprile, il venerdì dell’All Star Game, a Bertinoro, una bellissima località, in un posto splendido e lanceremo la nostra business community. Stiamo invitando tutti i Presidenti e i main sponsor delle nostre società, in modo che possano parlare tra loro e confrontarsi. L’idea è farci dire cosa la Legadue può fare per loro per aiutarli. Inoltre, vogliamo sviluppare tutti quei contatti tra imprenditori che possono essere utili per fare affari e per avvicinare nuovi imprenditori che utilizzino il basket come veicolo pubblicitario ma anche come mezzo di incontro e di businessQuesta è una cosa a cui teniamo molto. Lo faremo il 6 aprile, il venerdì dell’All Star Game, a Bertinoro, una bellissima località, in un posto splendido e lanceremo la nostra business community. Stiamo invitando tutti i Presidenti e i main sponsor delle nostre società, in modo che possano parlare tra loro e confrontarsi. L’idea è farci dire cosa la Legadue può fare per loro per aiutarli. Inoltre, vogliamo sviluppare tutti quei contatti tra imprenditori che possono essere utili per fare affari e per avvicinare nuovi imprenditori che utilizzino il basket come veicolo pubblicitario ma anche come mezzo di incontro e di business.

 

 

 

Come sono organizzati gli imprenditori che sostengono la Legadue?

Marco Bonamico: Abbiamo sia gli azionariati diffusi, come ad esempio ad Imola o Jesi, sia i club che hanno un unico proprietario. Questo varia dal territorio, dalla situazione sociale, dalla situazione economica e anche dalla storia della società.

 

 

 

L’azionariato diffuso potrebbe essere il futuro dello sport rispetto al presidente tuttofare?

Marco Bonamico: Ci sono i pro e i contro. Certamente c’è il vantaggio che se uno lascia ce ne sono altri che compensano; d’altro canto, però, è più difficile prendere una decisione, avere una strategia condivisa. In Italia, inoltre, delegare un board ad alti livelli, così come avviene nel Real Madrid o nel Barcellona,non ha mai funzionato.

 

 

 

Il problema della governance dei club e le politiche che rendono il grande basket più vicino al grande pubblico, con una notorietà che non sia presente solo nei piccoli centri di appartenenza, in Italia è ancora irrisolto

Marco Bonamico: In generale, noi abbiamo questo problema nei grandi centri, dove la pallacanestro non riesce ancora al momento ad essere protagonista. Scontiamo ancora gli anni in cui la pallacanestro di serie A non ha avuto molta visibilità sui media, nonostante l’ottima qualità del prodotto Sky. A ciò bisogna aggiungere il fatto che i risultati della nostra nazionale negli ultimi anni non sono stati esaltanti. Sono passati otto anni da quando ha vinto l’argento alle Olimpiadi del 2004, e non siamo riusciti a capitalizzarlo. Avremmo potuto fare di più, ma in quel momento abbiamo fatto la scelta della pay tv, un grandissimo prodotto, forse il miglior prodotto di sport che abbiamo avuto in Italia, ma ci siamo chiusi. Infatti, il grande pubblico, soprattutto al sud, per molti anni non ha avuto questa percezione di vicinanza con l’atleta, ed ora è molto più facile immedesimarsi coi giocatori dell’NBA che non con quelli italiani.

 

 

 

Ritiene che i media siano complici di questo problema?

Marco Bonamico: Non tanto i media ma le scelte fatte. Tutti questi anni di Sky hanno portato ad un prodotto di altissimo livello sia tecnologico che di spettacolo, ma anche ad un’eliminazione della penetrazione del prodotto tra la gente. Un’altra cosa che non stiamo sfruttando adeguatamente sono le dirette su internet. Noi in Legadue lo facciamo su Sportube e i numeri sono in crescita, visto che mediamente stiamo facendo quasi quindicimila contatti per partita, nonostante siamo il secondo campionato.

 

 

 

I nuovi media possono svolgere un ruolo importante per recuperare e avvicinare i giovani. Si potrebbe investire non solo per far vedere la partita ma anche per far conoscere i personaggi

Marco Bonamico: Sicuramente siamo intenzionati a far conoscere la nostra società e i nostri giocatori, ma sebbene i numeri siano in crescita non sono ancora tali da consentirci di fare investimenti a riguardo. Noi abbiamo un ufficio di comunicazione che lavora giornalmente e a stretto contatto con le società, che negli ultimi due anni hanno fatto importanti sforzi per crescere da questo punto di vista. Qualche risultato è arrivato. Adesso abbiamo uno sponsor di campionato, che aveva iniziato con una piccola partnership che poi è cresciuta molto.

 

 

 

In cambio lo sponsor ha la possibilità di avere i vostri database?

Marco Bonamico: Noi non diamo database a nessuno, è una regola di Legadue. In più Eurobet ha la riconoscibilità del suo marchio, e il riscontro di una preferenza da parte di chi decide di scommettere, di farlo attraverso Eurobet. Finora i risultati sono stati molto positivi.

 

 

 

Alla base dell’evoluzione dei campionati e della diffusione del basket nel grande pubblico c’è necessariamente la cura dei vivai. Come siete organizzati in Legadue?

Marco Bonamico: Noi abbiamo l’obbligo di avere quattro campionati giovanili di altissimo livello, che vengono fatti dalle nostre società. Quest’ultime, però, non investono tutte nello stesso modo nei vivai, visto inoltre che ad oggi non è più possibile pensare di portare giocatori dalla Sicilia a Torino e viceversa, non essendoci più le strutture. Questo sistema ha creato diversi giocatori ma anche diverse problematiche. Prima i ragazzi andavano via di casa verso i quindici anni, per poi magari tornarvi a venti anni senza aver studiato, e in condizioni precarie. Questo è da evitare. Secondo me i giovani fino alle scuole superiori devono rimanere in casa e poi magari fare un’esperienza fuori , così come avviene negli Stati Uniti.

Intervista a cura di Cristiana Trezza- www.sponsornet.it