Franco Marcelletti, neocoach Prima Veroli

VEROLI – “Basta col chiamarmi Professore, sono Franco, il passato è passato, ora sono qui per fare qualcosa di importante con Veroli”, si presenta subito lui. Umile, “pacato, la persona più adatta al nostro progetto, non un ripiego dopo Crespi”, dice il presidente Zeppieri. Un vecchio lupo di mare che ne ha viste, e vinte, tante e difficilmente si può spaventare o far impressionare da qualcosa o qualcuno nel mondo del basket, nemmeno dall’essere il decimo coach verolano diverso in dieci stagioni. Anzi no, qualcosa che lo meraviglia ancora c’è.

 

Nel giorno della sua presentazione da nuovo allenatore del Basket Veroli, o meglio della Prima Veroli essendo stata rinnovata proprio ieri la sponsorizzazione principale con l’azienda della famiglia Stirpe, Franco Marcelletti – il “Professore”, appunto – è rimasto impressionato dall’attaccamento dei verolani alla squadra di basket di cui sarà il condottiero per i prossimi due anni, “con opzione per il terzo: e stavolta, a differenza di chi l’ha preceduto, le clausole di uscita non conteranno, abbiamo un accordo sulla parola e sono sicuro che finirà in maniera differente rispetto al signor Gentile, che da contratto avrà fino all’ultimo centesimo di euro della sua penale, stia tranquillo”, dice Zeppieri in polemica con colui che proprio di Marcelletti è stato pupillo. “Io vivo a Verona e lì va per la maggiore uno sport minore, il calcio, qui invece ho già potuto capire che dall’edicolante al barista, dal macellaio al sarto e al professionista, tutti parlano di basket, è un paese che lo respira da sempre. Del resto, io venni a giocare tantissimi anni fa coi Falchetti Caserta nella palestra all’aperto dove ora c’è il polivalente e già allora mi accorsi della passione e della tigna che avevano i giocatori verolani. Eppoi, una città che con questa crisi globale si avventura nella costruzione di un nuovo palasport fa capire quanta passione ha per la pallacanestro”, osserva Marcelletti, che s’è fatto già accompagnare da Bartocci a vedere il cantiere del nuovo PalaCoccia da 4 mila posti.

 

Tutto questo, insieme alla nuova linea di rigore morale ed economica dettata dalla società, lo porterà a costruire, con il gm Bartocci e senza un direttore sportivo (“In questo momento non c’è necessità di inserire questa figura”, liquida l’argomento il presidente), un organico pieno solo e soltanto di gente che sa di doversi sacrificare: “Voglio una squadra di difensori prima che di attaccanti, giocatori che siano prima di tutto giocatori di squadra. Quelli che arriveranno dovranno capire che venire a Veroli è un vanto. Cercheremo giocatori che siano degli uomini, che siano consapevoli che trovare un posto di lavoro a Veroli è tanta roba. La Ciociaria è terra di lavoratori e io voglio una squadra con cui questa gente possa identificarsi, che lotti, che si guadagni sempre il rispetto dei tifosi quando gioca. Se invece perderanno di vista questa realtà, li porterò personalmente alle 4 di mattina al piazzale degli uffici di Zeppieri a vedere i pulmini pieni di operai che partono per andare a lavorare”. E qui strappa un applauso ai tifosi presenti nell’aula consiliare del Comune, che ricordano bene qualche giallorosso che ha fatto un po’ lo “snob” nel recente passato: “Non esisterà più un giocatore di Veroli che va al supermercato e invece di salutare il tifoso abbassa la testa facendo finta di non vederlo”, rincara la dose Zeppieri. Che al nuovo tecnico metterà a disposizione un budget inferiore rispetto ai colleghi passati, ma comunque sempre “un buon budget”, dice Marcelletti. Un budget che può dare la Serie A? “La società non me l’ha chiesto espressamente, anche se so che è un traguardo atteso dalla piazza. In ogni caso è un obiettivo sul quale ora non posso esprimermi, perché al momento non so che squadra avrò e quali squadre avranno le avversarie”.

 

MERCATO. Andando nel concreto del roster che si allestirà, dagli 11 giocatori dell’anno scorso, uno sproposito, si passerà ad un massimo di 8 nella rotazione: “Indipendentemente dal numero, ci deve essere chiarezza coi giocatori rispetto al ruolo che gli si chiede, chiarezza sulla gerarchia, questa è la cosa veramente importante”. Detto addio a Jackson e anche ad Elder (“Con lui abbiamo risolto amichevolmente, resta a disposizione per un’eventuale continuazione del rapporto, ma non c’è nessun vincolo da parte nostra”, rivela Zeppieri), i due americani Marcelletti li prenderà “tra i piccoli, o play e guardia o play e ala o guardia e ala. Punteremo sia su americani che conoscono già bene l’Italia, l’Europa, che sui rookie, che essendo tali hanno le caratteristiche giuste di fame, grinta che voglio io per la squadra”. Come comunitario viene naturale mettere in pole position Mareks Jurevicus, guardia-ala lettone che Marcelletti ha voluto sempre con sé negli ultimi due anni a Verona e Ostuni. E magari come passaportato non sarebbe male un altro suo ex di Verona, l’italoargentino Antonio Porta. Su Rullo e Cortese, gli unici due con il contratto in mano, il coach casertano si è preso qualche giorno in più per decidere se far esercitare o no la clausola di uscita che il gm Bartocci ha rinnovato fino a metà luglio, d’accordo coi loro agenti.

 

Si porterà dietro un nuovo vice (“Sì, è vero che vorrei avere al mio fianco Marco Ramondino”, confermando così l’arrivo dell’ex Conad Bologna) e un nuovo preparatore atletico. In più, e sarebbe ora, cercherà di dare un’impronta ciociara al roster della prima squadra, inserendo e valorizzando qualche giovane del territorio, fin qui punto debole dell’avventura tra i professionisti del Basket Veroli, che con un eccellente scopritore di talenti come Marcelletti forse ce la farà ad invertire la tendenza di non aver mai sfornato dal suo vivaio un giocatore che sappia giocare in Legadue.

 

Per finire, all’obiezione se a 57 anni, e con tutto quello che ha vinto, abbia ancora la voglia giusta per impegnarsi anima e corpo in una piazza piccola ma agguerrita, l’ex scudettato della mitica Caserta del 1991 risponde facendo osservare che “appena qualche settimana fa Ivkovic ha vinto l’Eurolega a 69 anni”. Qui, a lui, si chiede qualcosa di meno. Che per Veroli, però, sarebbe come vincere un’Eurolega.

 

Paolo De Persis