VEROLI – In una Prima dove il talento abbagliante non è diffusissimo, sebbene uno come Jimmie Lee Hunter ne abbia una dose discreta, la “star” può diventarla un ragazzo di 22 anni che nel college basketball – anche per l’università importante in cui giocava, Florida, quella dei famosi Gators – ha fatto spesso parlare di sé oltreoceano, dividendo tifosi e addetti ai lavori sulla reale efficacia del suo basket. C’era chi rimaneva abbagliato dalla sua velocità di esecuzione, dai suoi passaggi, dal suo tiro mortifero, dalla sua personalità, e c’era invece chi criticava le sue scelte di tiro nei momenti topici, tipo i finali di gara.

Di sicuro anche qui Erving Walker stuzzica tanto la curiosità. I riflettori in questi primi giorni della nuova stagione di Veroli sono quasi tutti per lui, si cerca di capire se davvero questo folletto di 173 centimetri d’altezza, dalla faccia paciosa e che dimostra tutta la sua giovane età possa essere il “profeta” di una stagione vincente della squadra verolana.

I guai con la giustizia americana per aver rubato dei banali tacos da un venditore ambulante qualche mese fa sono stati un peccato di gioventù già rimosso, ora qui in Europa, in Italia, questo newyorkese di Brooklyn ha l’opportunità di costruirsi una carriera importante tra i professionisti. Deve mettersi di buzzo buono nel calarsi al più presto nel nuovo mondo in cui è capitato, pure con l’aiuto della mamma che ha voluto portarsi dietro per questa prima esperienza lontana dagli States. Il timore che possa essere un nuovo Scottie Reynolds è giustificato, ma è lecito pure attendersi che possa diventare un nuovo Kyle Hines: il paragone coi due rookie che con Veroli hanno avuto una storia agli antipodi è d’obbligo.

Nelle sue prime parole da giocatore giallorosso il miniplay a stelle e strisce si limita a seguire il filo del politically correct per uno che sbarca per la prima volta nel mondo dei grandi. Ma non per questo non servono a capire la determinazione del ragazzo: “Questa sarà un annata molto importante per me, è la mia prima nel basket professionistico, sono venuto qui con l’intenzione di fare soltanto il mio meglio, lavorare il più duro possibile, lavorare con i miei compagni, vedere che tipo di compagni ho e impegnarmi per migliorare insieme a loro”. Quando gli si chiede di descrivere le sue principali caratteristiche come giocatore, Erving risponde così: “Sono un giocatore di squadra, di sistema, ho un buon tiro in sospensione, amo coinvolgere i miei compagni nel gioco e metterli nelle condizioni di prendere tiri facili”. Che è ciò che in effetti gli è riuscito meglio coi Gators, avendo chiuso la carriera Ncaa da recordman ogni epoca di Florida per assist smazzati. Ma anche il quarto per punti realizzati: del resto, lui a Veroli dovrà fare anche il terminale offensivo, creare per i compagni ma pure per sé, sfruttando il suo gran tiro da tre (sempre oltre il 40% dalla linea nei quattro anni al college) e l’uno-contro-uno fulminante, con quelle gambe poderose che si ritrova.

Walker spiega cosa Marcelletti vuole e vorrà da lui: “Il coach mi ha chiesto di lavorare duro ed essere il giocatore che lui sa che io posso essere. Vuole che io sia un playmaker con capacità anche realizzative, insomma giocare come so fare”. L’obiettivo per la sua stagione a livello di squadra ce l’ha chiaro in testa, senza tentennamenti: “Il mio obiettivo è vincere il campionato, assolutamente. Ogni volta che tu giochi una partita vuoi vincere, personalmente a me piacerebbe farlo in ogni singola gara, so quanto sia difficile ma sono speranzoso che riusciremo a vincere il campionato”. Veroli avrà dunque trovato il nuovo Reynolds o il nuovo Hines? Essere l’uno o l’altro farà tutta la differenza del mondo per i sogni di promozione.
Paolo De Persis