logotype bianco“Siamo rimasti in tre”. Così recitava una famosissima canzone di Domenico Modugno, che è abbastanza attinente alla situazione che in casa Givova Napoli si era manifestata alla vigilia della trasferta in quel di Biella dove a disposizione di coach Calvani erano rimasti solo sei elementi del “main roster”, accompagnati quindi da altrettanti ragazzi, di cui molti, alla prima esperienza in un campionato simile. Ma come si è arrivati a questo punto? Partiamo quindi dalle origine di questa stagione ossia da Agosto quando finalmente, dopo diversi anni, a Napoli sembrava essere stata pianificata al meglio la stagione senza i soliti ritardi sul mercato che avevano contraddistinto le ultime sfortunate annate. Era stato allestito allo stesso tempo un roster che francamente, sulla carta, sembrava avere tutte le possibilità di questo mondo per lottare fin da subito ai vertici della classifica e competere fino alla fine per la promozione in massima serie.

La principale garanzia tecnica era l’ingaggio come head coach di Marco Calvani, tecnico il cui palmares parla effettivamente da solo. Effettivamente il coach romano si sta dimostrando un gran professionista, ma soprattutto un uomo senza peli sulla lingua che quando ha da dire qualcosa che possa anche stonare con il clima societario, lo fa senza problemi per manifestare il suo malcontento per la situazione esistente, e soprattutto per cercare una soluzione per migliorare condizioni di lavoro attualmente molto scadenti, non per colpe personali ne sue ne dei giocatori. Ma a questo arriveremo dopo, ritorniamo al roster che a inizio anno era così composto: Spinelli, Traini, Sabbatino, Malaventura, J.Jackson, Ganeto, De’mon Brooks, Allegretti, Brkic, Metreveli, più i ragazzi Traballesi ed Esposito. E ora cosa ne è rimasto? Di sicuro di questa squadra non fa più parte Spinelli che ha chiesto ed ottenuto la rescissione consensuale del contratto, dopo che il giocatore (a mio avviso non in maniera correttissima e professionale) aveva manifestato piuttosto esplicitamente sui social network la volontà di abbandonare una barca affondante, insomma non proprio con quello spirito “partenopeo” più volte da lui professato. Decisamente più misteriose le situazioni di Metreveli e Brooks. Il primo era rientrato in Georgia ufficialmente per un lutto personale, poi sembravano esserci problemi con il visto, e infine il centro di 211 cm è letteralmente scomparso dalla circolazione senza grossi perchè. Sparito nel nulla alla vigilia della partenza per Biella anche l’americano che ha letteralmente disertato la gara in Piemonte, senza che la stessa società riuscisse a fornire motivi ufficiali di questa scelta ma preservandosi la possibilità di prendere provvedimenti verso un giocatore attualmente regolarmente sotto contratto, e in teoria retribuito. Su Jackson e Brkic invece si erano sparse comunque delle voci sempre frutto di questa situazione poco stabile. L’americano era alle prese con problemi muscolari che l’hanno costretto a saltare le ultime due partite, ma i più “malpensanti” avevano ipotizzato anche altro. Il lungo italiano invece aveva ricevuto un’offerta da Torino, una proposta che sembrava invitante ma che alla fine è rimasta solo una forte suggestione.

Ma perchè questa situazione? E purtroppo ancora una volta parlando di Napoli, bisogna parlare di stipendi, ritardi e problemi nei pagamenti. Ora senza entrare nel merito specifico di quante mensilità siano state o non state pagate, è chiaro che il problema principale ruota proprio intorno a questa questione. Purtroppo anche questa volta c’è stato qualcosa nell’assetto societario che non è andato così come doveva andare. Innanzitutto il presidente Balbi per il momento non è riuscito ancora nel proprio intento di allargare di più la propria base societaria, cosa che sta diventando sempre di più una necessità per qualsiasi club, non è un caso che le società che meglio funzionano sono quelle con basi societarie aperte a più investitori. Nel caso di Napoli non è quindi che manca la voglia di aprire i propri orizzonti ma, come spesso capita, è difficile comunque trovare nuove fonti che investano, e quindi succede che a volte degli interessamenti rimangono solo tali anche se in questi giorni dovrebbe essere annunciato proprio un nuovo investitore, un annuncio che però in verità sembrava dovesse arrivare già nei giorni scorsi. Fino ad ora quindi una mano reale sta arrivando sostanzialmente solo dalla famiglia Muro che, nella persona di Fabio, si sta rendendo attiva anche per trovare nuovi soci, ma che da sola comunque non basta. Fondamentali anche gli sponsor e sempre in questa ottica sembrava una vera e propria benedizione dal cielo l’intesa, addirittura triennale, con Flor do’Cafè che così affiancava nell’ambito dei main sponsor Givova. Proprio però Givova (che è anche sponsor tecnico) sembra non abbia al momento rispettato fino e in fondo gli accordi, e parte della crisi finanziaria della società sembra sia dovuta proprio al fatto che l’azienda abbia versato solo una minima parte di quello che doveva al Napoli Basket.

E chiudiamo questa serie di problematiche, con la solita questione che oramai ci accompagna da anni: il palazzetto. Come specificato dal presidente Balbi, il progetto per la ricostruzione del Mario Argento non deve essere un boomerang, è un qualcosa che non è esclusivamente e strettamente legato al basket partenopeo, ma semplicemente una possibilità per esso così come per gli altri sport di avere una nuova casa. Tralasciando quindi il fatto che comunque anche di questa nuova idea se ne stanno pian piano perdendo le traccie, concentriamoci su quella che sarebbe attualmente la casa del Napoli basket, ossia il Palabarbuto. Utilizziamo il condizionale perchè purtroppo anche in questa stagione è capitato che gli azzurri (grandi e piccini, quindi compreso il Minibasket) si siano ritrovati con la porta di casa propria chiusa, anzi letteralmente sbattuta in faccia. Ovviamente se a tutto questo trambusto aggiungi difficoltà anche nel lavoro di campo giornaliero, è abbastanza logico che l’umore, e non solo, di chi debba andare sul parquet va decisamente sotto la suola delle scarpette. Ma perchè queste porte restano chiuse? di chi è la colpa? il comune non viene incontro alla società o la società non rispetta gli accordi presi? Tante, troppe domande di cui molte come sempre non se ne conosce la risposta, perchè ognuno fornisce la versione che gli è più comoda.

E intanto il campionato non concede soste, non si ferma davanti alle difficoltà di nessuno, come lo dimostra l’esclusione di Forlì. Per Napoli domani c’è il primo test stagionale del 2015, tra l’altro proprio al Palabarbuto e sarà molto interessante vedere la reazione del pubblico all’attuale situazione. Coach Calvani è apparso leggermente più positivo in questo pre partita, ha dichiarato gran voglia di riscatto, ha chiesto aiuto al pubblico, e domani avrà nuovamente tutto il roster a disposizione (ovviamente tralasciando chi è andato via)  in attesa appunto di puntellare nuovamente l’organico (sfumato l’obiettivo Saccaggi). A Fuorigrotta arriva una Mantova settima in classifica, quindi in piena zona play off, che quest’anno in trasferta ha già vinto sui parquet ad esempio di Casalpusterlengo e Biella, ben figurando anche a Verona e a Barcellona e cedendo solo all’overtime in quel di Trieste. Un avversario quindi ostico che può contare sia su giocatori di esperienza come Fultz e Ryan Amoroso e sia su talenti più giovani e molto interessanti come Gaddefors e Moraschini, senza considerare un Jefferson che lì sotto potrebbe davvero fare molto male ai partenopei. Insomma una grossa incognita la partita di domani, sperando che non diventi un grosso punto interrogativo anche tutto il resto della stagione.