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Si fa presto a dire giocatore esperto. Perché Danilo Gallerini, 35 anni e una solida reputazione guadagnata in cadetteria, al di là dell’esperienza, è un signor giocatore, tecnico ed estremamente divertente. Qualità che da quattro anni sta offrendo all’Etomilu Giulianova. Una squadra in crescendo, al netto di una stagione non proprio fortunata…

L’Etomilu è reduce dal blitz di Montironi, com’è maturato il vostro successo?
“È stata una partita a strappi, con tanti break. L’inerzia è venuta dalla nostra parte da metà terzo quarto in poi, appena siamo riusciti a difendere in maniera più convincente. Ci siamo adeguati molto alle loro caratteristiche, cercando di essere sempre pronti sulle iniziative di Mocavero”.
Due punti per certi versi inattesi, cosa avete avuto in più rispetto ad altre trasferte meno fortunate?
“Se Mocavero avesse segnato uno dei tre appoggi consecutivi sbagliati negli ultimi 4-6 secondi finali, saremo qui a parlare in maniera completamente diversa. La verità è che spesso, tra una partita persa o vinta di un punto non c’è differenza, ma il post viene vissuto in modi diametralmente opposto. A Giulianova questo non accade, si lavora sempre in serenità, anche quando buttiamo via la partita, come a Valmontone. Con Monteroni siamo stati un po’ più cinici, anche se non siamo soddisfatti”.
Primi due punti in trasferta: è il sintomo di una svolta per il vostro campionato?
“La nostra svolta arriverà quando riusciremo a fare la prima settimana di allenamento della stagione senza almeno tre persone fuori per infortunio. Certo, finora siamo stati bravi a vincere le partite che dovevamo vincere. Per svoltare veramente serve vincerne qualcuna di quelle che ‘non ti aspetti’”.
Una parte del successo è anche tua, alcuni tuoi canestri sono stati decisivi: hai seguito l’istinto o era tutto scritto nel piano partita?
“Il personale che scende in campo è quello… Se giochi sempre più di 38 minuti è normale avere tante volte la palla in mano…”.
Come mai tante difficoltà all’inizio? Solo una questione di infortuni?
“Per avere un atteggiamento vincente cerchiamo di non trovare alibi negli infortuni, lavoriamo come se la colpa fosse sempre e solo la nostra. Però non possiamo nemmeno nascondere che Simone De Angelis ha saltato due mesi, Bartoli uno, Marco De Angelis idem e sarà ancora fuori per molto, stessa situazione per Bartolozzi, che ne avrà ancora un altro. Siamo un po’ in affanno, in settimana facciamo allenamenti mediocri, in partita giochiamo troppo spesso fuori ruolo”.

Danilo Gallerini al tiro

Danilo Gallerini al tiro

Seconda vittoria consecutiva e ora vi trovate in zona playoff, dove può arrivare Giulianova?
“Sarà possibile rispondere solo quando saremo al completo. Dovessimo arrivare a febbraio in forma, non vedo un solo pronostico impossibile per noi. A quel punto non sarei contento di incontrare Giulianova se fossi negli altri. Altrettanto onestamente devo dire che siamo molto, molto indietro”.
Hai 35 anni, tu e Diener siete i giocatori più esperti dell’Etomilu, quali sono i consigli che solitamente dai ai ragazzi più giovani?
“Di smettere, di imparare un mestiere e fare un’esperienza all’estero. Se a 35 anni io e Rudy siamo ancora a questo livello, vuol dire che qualcosa non funziona. Non posso insegnare molto ai giovani, i tempi sono cambiati e le opportunità che avevamo noi a 20 anni ora non ci sono. Adesso o sei veramente forte e vivi la tua vita in funzione del basket, quindi curi l’alimentazione e il corpo, fai allenamenti di squadra, individuali, palestra, pesi e così via, oppure è meglio imparare le lingue”.
La classifica del girone sta cambiando, si puntava tutto su Montegranaro e Falconara, se gli uomini di Steffè stanno mantenendo le promesse, la Sandretto sta calando e altre pretendenti si stanno facendo sotto: te lo aspettavi?
“Abbiamo incontrato tutte le prime della classe. Falconara ha il potenziale maggiore, ma è anche quella che gioca con meno intensità. Non pensavo che Campli fosse così quadrata, invece ero certo di ritrovare Coen con San Severo lassù. Vincerà chi arriverà alla fine con le pile più cariche senza dimenticare che tutte, tranne Falconara, hanno un fattore campo importante”.
Il tuo è un basket dinamico e al tempo stesso elegante: sei cambiato rispetto a qualche anno fa o ti senti sempre lo stesso?
“Con la pancia e un sedere importante posso definirmi un giocatore di peso! Nel tempo ho aumentato le letture e diminuito il gioco in campo aperto come normale che fosse. Quando però vedo la palla entrare mi sento sempre quel bambino che giocava tutto il giorno nel giardino di nonna e tirava da dietro le piante per simulare la difesa”.
Sei romano ma da tempo ti vediamo con addosso casacche abruzzesi, come è nato il rapporto con l’Abruzzo?
“Per caso. Ho iniziato ad Atri, poi sono arrivati Roseto, Chieti e, quattro anni fa, Giulianova. Ormai vivo a San Benedetto del Tronto da dieci anni, e per scelta”.
Se guardi al tuo passato hai qualche rimpianto? Pensi che qualche occasione ti sia sfuggita?
“Tante. Ci sono stati tre o quattro momenti, classiche situazioni da sliding doors: dovevo scegliere se fare una cosa oppure un’altra. Però la valutazione è più complessa: devo sempre ricordare il contesto in cui ho preso certe scelte, e con la consapevolezza di oggi sarebbe troppo facile. Comunque sì, qualche errore l’ho commesso…”.