Gabriele Carlotti è un ragazzo come tanti. Classe 1984, vive a Buti, nei pressi di Pisa, e la sua passione principale è il basket. Assistant coach in serie B, in quota Etrusca San Miniato, club per il quale cura anche il settore giovanile, Carlotti segue da anni il progetto Juve Anpis in collaborazione con il Centro Salute Mentale di Pontedera e la locale Asl. Il suo compito è quello di allenare un gruppo di diversamente abili in una sorta di fusione di percorso terapeutico e sport. Un progetto, e una squadra, al quale il tecnico toscano tiene particolarmente, che lo rende a dir poco orgoglioso.
Purtroppo, qualche giorno fa, al termine di una partita molto tesa, parliamo del campionato di serie B, Carlotti ha subito un’aggressione verbale da parte di un collega. «In 15 anni di carriera hai allenato solo mongoloidi». Nove parole, solo nove parole, pesanti e orribili. La risposta del Carlotti non si è fatta attendere ed è arrivata via Facebook, una replica semplice e perfetta, sin troppo pacata a dire il vero. Così semplice che dovrebbero capirla tutti. Anche se non è detto… La riportiamo integralmente a seguire, gridando a squarciagola: FORZA JUVE ANPIS!

“Frocio! Demente! Negro! Troia! MONGOLOIDE!
Ormai abbiamo sdoganato tutto. Va tutto bene. Le parole non hanno più alcun peso.
In campo in questi anni ho sentito di tutto e il più delle volte ho fatto finta di niente, altre volte ho risposto a tono, spesso sbagliando, perché quando ti confronti con un imbecille, “ti porta sul suo piano e ti batte sull’esperienza”. Non che sia mai stato uno stinco di santo in panchina e fuori dal campo, ho provocato, fatto qualche bischerata, ma poi c’è un limite davanti al quale è meglio fermarsi; il primo è la violenza fisica, non ho mai alzato una mano su nessuno e mai lo farò. Ma c’è un limite anche alla violenza verbale, perché le parole sono importanti e hanno un peso.
In questo weekend mi è stato detto da un allenatore a tempo pieno: «In 15 anni di carriera hai allenato solo MONGOLOIDI». Le parole hanno un peso. Appurato il fatto di non avere mai allenato nella regione della Mongolia, in Asia continentale, immagino intendesse altra accezione, ai fini di denigrare il mio lavoro rispetto al suo, perché i campioni di livello nazionale e internazionale non sono passati dalla mia palestra. Ho allenato tanti bravi ragazzi, tanti ragazzi che hanno fatto un percorso importante nel basket, non i fenomeni sicuramente, ma spero di essere stato capace di dare a tutti il contributo che meritavano e, di sicuro, ho sempre cercato di dare il massimo barcamenandomi tra prima lo studio, poi il lavoro e la passione del basket.
Ma quella parola non la accetto. MONGOLOIDI. Perché le parole hanno un peso. Che questo signore lo sappia o no, ho una grande fortuna; oltre a fare l’allenatore di basket, non professionista certo, ma almeno con professionalità, tra giovanili e prime squadra, ho la fortuna di allenare un gruppo di ragazzi fantastici, due volte la settimana. Faccio spesso i salti mortali per essere in palestra con loro, quest’anno qualche volta devo saltare per gli orari, ma poco mi dà gioia come lavorare con loro il martedì e il venerdì.
Perché da anni alleno con orgoglio Simone, Giacomo, Andrea, Michele e tanti altri. Sono forse questi i mongoloidi di cui stiamo parlando? Perché le parole hanno un peso. Poi tanto basta smentire ed è tutto come prima. Ma le parole rimangono.
Stia tranquillo. Non mi offendo io e non si offendono nemmeno loro, che sono giocatori di basket, sanno affrontare di peggio, nel basket e nella vita. Si offende il buonsenso e la propria intelligenza e non mi sorprendo più di come in un tragitto tanto piccolo dalla bocca al cervello, si possa fare il giro largo e dire tante cagate.
Un saluto da tutti noi. A presto.”

L’immagine è stata gentilmente fornita da Gabriele Carlotti