GRANDE INTENSITÀ DI GIOCO, POCHI ERRORI DELLA LITUANIA

È stata una partita bellissima, per davvero. C’è tanta amarezza, qualche rammarico ma, soprattutto, la consapevolezza che con questa squadra avremmo potuto ambire ad un piazzamento di lusso. Era evidente fin dall’inizio che la Lituania sarebbe stata un’avversaria a dir poco ostica, in grado di alternare giocate singole a rendimenti del collettivo con pochi eguali. Una squadra ben allenata, con rotazioni che hanno fatto la differenza su entrambi le metà campo, anche se in attacco l’impatto è stato oggettivamente devastante, sicuramente al di sopra delle aspettative. Le armi offensive di Pianigiani si sono dimostrate di un livello più alto, ma su 40 (e più) minuti è fondamentale trovare le giuste spaziature, i giusti tiri in ritmo, le giuste circolazioni di palla. Elementi che valorizzano ancora di più il talento individuale. E, in questo frangente, i lituani sono stati più bravi degli azzurri.

Se l’Europeo finisse con questa partita, si cercherebbero colpe che difficilmente colpirebbero uno o più giocatori, ma piuttosto l’attenzione ricadrebbe sulla gestione di Pianigiani, accusato di non aver fatto nulla per tentar di vincere la gara nei minuti conclusivi del quarto finale e nell’overtime. Difficile, però, stabilire chi avrebbe dovuto lasciare il campo per sedersi in panchina. Ogni elemento in campo si stava rivelando indispensabile per poter agguantare la vittoria e l’unico che non aveva impatto in attacco, ovvero Hackett, stava dando grande continuità in fase difensiva. Gli altri 4, ovvero gli NBA più Gentile, avrebbero potuto (e in parte lo hanno fatto alla grande) prendersi responsabilità di una certa portata e convertire in punti i possessi rimanenti. Non sarebbe sbagliato pensare ad un cambio tra Aradori e Hackett, con il secondo che accusava la stanchezza e abbassava il livello della difesa, mentre il primo avrebbe potuto rappresentare una minaccia offensiva e un’alternativa difensiva in grado di tenere il campo in maniera sensata.

Sarebbe stato bello poter vedere in campo anche elementi come Cusin e Melli nei minuti finali, molto efficaci nei minuti trascorsi in campo (6 a testa), ma con il rischio che la loro freschezza si tramutasse in freddezza di mani e poca lucidità in difesa. La prestazione di Bargnani è stata eccellente, a parte qualche disattenzione di troppo in difesa, tenendo conto che la presenza in campo era tutto tranne che scontata. La capacità di Belinelli di trasformare in punti dei tiri di rara difficoltà si è vista ancora una volta. La classe senza limiti di Gallinari ha consentito all’Italia di rimanere a galla nei momenti in cui le cose si mettevano male. Gli attributi di Gentile e la sua predisposizione nell’attaccare il canestro sopportando contatti importanti hanno permesso agli azzurri di concretizzare break importanti. La direzione a fasi alterne di Cinciarini, sempre in difficoltà a trovare un collocamento efficace in campo, è stata comunque di grande aiuto.   Dall’altra parte si è giocata una grande pallacanestro, con gli interpreti giusti al posto giusto, bravi nel fare la cosa giusta. Prova stellare di Valanciunas (26 punti e 15 rimbalzi, tirando 11/13 dal campo e 4/4 ai liberi) e altra conferma di Maciulis (19 punti e 10 rimbalzi, 3/4 da tre punti), ma ricondurre la prova della Lituania a queste singole prestazioni sarebbe assai riduttivo. Anche perché, onestamente, le prove di due talenti come Kalnietis e Kuzminskas non meritano di essere reputate di minor importanza: doppia-doppia per il primo, con 14 punti e 11 assist, e 13 punti per il secondo, con percentuali molto alte e prestazione a 360 gradi. In più ci sono 9 fondamentali assist di Seibutis e un impatto di Milaknis a tratti fatale per la squadra di Pianigiani. C’è tanta amarezza, mista ad un’evidente tristezza per l’opportunità sprecata. Bisogna essere equilibrati nel valutare quanto di buono è stato fatto fino ad ora e quanto di buono si sarebbe potuto (e dovuto) fare, per dimostrarci all’altezza di Spagna, Serbia e Francia, senza dimenticare la grande potenza Greca.

Pensare che il cammino ad Eurobasket sia terminato sarebbe l’errore più grosso in assoluto, dato che l’obiettivo Olimpiadi dovrebbe fare gola ad ogni elemento azzurro. La stanchezza è tanta, sia mentale che fisica, ma la voglia di rendere memorabile questo Europeo deve essere superiore. Senza scuse.

 

LA REPUBBLICA CECA, UNA DELLE RIVELAZIONI DI EUROBASKET 2015

Quando si pensa alla Repubblica Ceca, all’interno di questo Europeo, balzano subito alla mente Tomas Satoransky e Jan Vesely. Fondamentali, anzi di più, per questa squadra, ma sarebbe da stolti pensare che le uniche due minacce siano da ricondurre a questi due grandi talenti. Vesely ha impressionato talmente tanto (anche l’ultima stagione in Turchia ed in Eurolega hanno contribuito) da suscitare l’interesse reale di una buona fetta di franchigie NBA, snobbate inizialmente dal giocatore nella prima parte della off-season, ma che dovrebbe considerare un ritorno nella Lega per la stagione 2016/17, restando così ancora un anno in maglia Fenerbahce. Satoransky sta dimostrando di poter competere ai massimi livelli, dopo un’ottima stagione in maglia blaugrana, e ha già avuto colloqui con i Wizards per la stagione che inizierà a breve. Ci sono buone probabilità di vestire la maglia della squadra che l’aveva scelto al draft, nel migliore dei casi già da questa stagione, mentre in caso contrario se ne parlerebbe per la prossima stagione.

Le ambizioni faranno tutta la differenza, ancor di più degli effettivi valori messi in campo. Sarebbe una prova storica, per una nazionale che non ha mai preso parte ai Mondiali e, tanto meno, alle Olimpiadi. Il massimo risultato raggiunto è stato un 11° posto ad Eurobasket nel 1999, mentre nelle edizioni del 2007 e del 2013 sono arrivati solamente un 15° e un 13° posto.
Impedire ai suoi due elementi di spicco di disputare una buona partita dovrebbe essere un primo passo per raggiungere l’obiettivo, ma di certo non sarà sufficiente. Continuare ciò che di buono è stato fatto fino ad ora è molto importante, limando ancora di più le lacune che si sono viste ad ogni apparizione. Sarebbe ancora meglio ruotare tutti i giocatori a disposizione, conoscendo la voglia dei vari Della Valle e Polonara, oltre alle loro qualità ormai chiare a tutti. Uscire a testa alta sì, ma di certo non con una sconfitta.