Se Sandro Gamba fu il condottiero della Nazionale azzurra nella spedizione che valse l’oro agli Europei di Nantes ’83, Pierluigi Marzorati e Renato Villalta furono di certo tra i suoi più valorosi “cavalieri”.

I Cavalieri di Nantes 1983

I Cavalieri di Nantes 1983

Leggendario play il primo, vincitore di coppe e campionati con la maglia di Cantù; ala grande, il secondo, il cui tiro mortifero fu tra l’altro determinante per l’agognata stella per il decimo scudetto della Virtus Bologna. Entrambi, poi, assoluti protagonisti del finale rocambolesco della gara d’esordio dell’Italia contro la Spagna: da un recupero di Villalta arrivò infatti il canestro della vittoria sulla sirena di Marzorati, giudicato col senno di poi decisivo perché consentì agli azzurri di evitare l’Urss in semifinale. Ecco perché DB li ha intervistati per un ricordo in presa diretta di quell’impresa.

DB: L’atmosfera attorno alla Nazionale prima dell’esordio agli Europei del 1983 era contrassegnata da un palpabile scetticismo. La delusione dell’edizione continentale, nell’allora Cecoslovacchia, di due anni prima sembrava aver in parte oscurato la straordinaria medaglia d’argento delle Olimpiadi di Mosca. Qual è il vostro ricordo prima della partenza per la Francia?

MARZORATI: “Effettivamente la delusione di due anni prima aveva tolto un po’ dell’entusiasmo scaturito dopo la grande impresa di Mosca. Non giocavamo effettivamente particolarmente bene, anche nelle amichevoli prima della partenza non eravamo stati brillanti. C’era peraltro anche la consapevolezza di avere un gruppo compatto con grandi giocatori, e questo ci rendeva in parte impermeabili ad alcune difficoltà”.

VILLALTA: “Inutile nascondere che l’entusiasmo nei nostri confronti si era raffredato. Dopo la medaglia d’argento olimpico c’erano grandi aspettative su di noi, anche perché eravamo davvero una squadra ricca di qualità e temperamento. Non abbiamo però mai perso la fiducia né ci siamo particolarmente scomposti prima dell’avvio del torneo. Sapevamo che l’Europeo del 1981 poteva essere solo un episodio, il gruppo era sempre stato estremamente unito, era chiaro che prima o poi la nostra forza sarebbe emersa. Certo il girone di qualificazione iniziale era tutt’altro che agevole, ci aspettava infatti l’esordio con la Spagna”.

DB: Gara con la Spagna che segnerà appunto in modo indelebile l’inizio e la fine di quel torneo: gara durissima da cui usciste con una vittoria all’ultimo secondo e con gli spagnoli che polemizzeranno per una sospetta infrazione di passi proprio nella giocata decisiva.

Pierluigi Marzorati (fonte laprovinciadicomo.it)

Pierluigi Marzorati (fonte laprovinciadicomo.it)

MARZORATI: “Effettivamente avversario più scomodo dal punto di vista tecnico come esordio non poteva capitarci. Fu una gara difficile per tanti motivi: la durezza dell’avversario, la complessità della sfida ci aiutò forse a toglierci un po’ di “ruggine” mentale, dovevamo farci trovare preparati e reagimmo ingaggiando bene la battaglia. Il finale fu  emblematico, recuperammo palla in qualche modo con gli spagnoli che erano ancora in vantaggio: ricordo che andai in contropiede per cercare il miglior tiro possibile, ne uscì una penetrazione che, in modo avventuroso, divenne il canestro della vittoria dopo aver rimbalzato più volte sul ferro. Non ricordo però un’infrazione di passi che possa aver condizionato l’azione”.

VILLALTA: “L’infrazione c’era eccome (sorride, ndr) ed era stata la mia! Eravamo riusciti a recuperare il pallone dopo il possesso di Corbalan e io feci una vera e propria camminata con la palla in mano, un “passi” netto che per nostra fortuna gli arbitri non sanzionarono. Poi il resto lo fece Pierluigi, che come sempre era un asso nel contropiede e si inventò letteralmente la penetrazione che ci regalò il successo. Un tiro che davvero sembrava non dovesse entrare per quante volte ha ballonzolato sul ferro”.

DB: Dopo la Spagna arrivarono altre 3 vittorie nel girone eliminatorio contro i padroni di casa della Francia, Grecia e Svezia. Ma per raggiungere le semifinali dovevate vincere anche contro la Jugoslavia, vice campione in carica e rivale storica degli azzurri. Jugoslavia avanti nel primo tempo, grande rimonta azzurra ma soprattutto a metà ripresa una clamorosa rissa generata da un calcio di Kicanovic proprio a Villalta.

MARZORATI: “Ironia della sorte aprimmo con un avversario difficile e chiudemmo il girone con quella che era a tutti gli effetti la nostra bestia nera, anche se a dire il vero gli jugoslavi erano arrivati alla fine di un grandissimo ciclo che li aveva portati a dominare spesso sia negli europei che nei mondiali. Una fase di transizione con fuoriclasse assoluti verso la parte finale della carriera, come Cosic e Slavnic, e giovani campioni come Drazen Petrovic che si affacciavano sul grande palcoscenico. Ne uscì come era prevedibile una gara spigolosa, noi avemmo il merito di non lasciarci irretire da qualche loro piccola provocazione nel primo tempo e fummo bravi a dare una svolta nella ripresa difendendo molto più duro. Noi avevamo in ogni posizione tantissime alternative, quintetti molto versatili che alla lunga hanno un po’ sfiancato la Jugoslavia, accanto a me c’erano due grandi play come Caglieris e Brunamonti, ma anche nel reparto guardie non scherzavamo, Sacchetti, Riva ed uno scatenato Gilardi che veniva dall’annata magica con il Bancoroma. Insomma, credo avessimo tutte le risorse per batterli e nel secondo tempo siamo stati perfetti. Sulla rissa direi che forse è meglio se ne parla Villalta, perché forse c’era qualche antica ruggine tra i virtussini e qualcuno tra gli jugoslavi…”.

VILLALTA: “Ma no, non c’erano dissapori con quasi nessuno dei giocatori jugoslavi! Con Cosic ad esempio eravamo grandi amici, avevamo giocato insieme a Bologna e c’era profonda stima reciproca, cosi come avevo un’ammirazione straordinaria per Drazen Dalipagic. L’unico effettivamente che non rientrava in questa categoria era Kicanovic: aveva già dei brutti precedenti nelle partite sia di club che di Nazionale, spesso quando lo affrontavi in situazioni di gioco, di nascosto dagli arbitri, sui blocchi ad esempio aveva l’orribile abitudine di sputare. Era davvero un provocatore nato, non ci stupì quel suo calcio tirato in quel caso proprio a me e che generò tutto quel parapiglia. Fu una vera rissa che coinvolse un po’ tutti, soprattutto in prima fila reagirono anche coach Gamba ed il nostro massaggiatore Galleani, insomma non ci tirammo indietro, ed anche questo credo fu un fattore in quella competizione. Un segnale che eravamo un gruppo davvero unito sotto ogni punto di vista, se dovevano batterci non bastavano le provocazioni od altro, sia in campo che fuori c’era un’unione speciale che si manifestò anche in quei momenti concitati”. 

Renato Villalta (fonte www.repubblica.it)

Renato Villalta (fonte www.repubblica.it)

DB: La semifinale con l’Olanda fu, come prevedibile, archiviata agevolmente, in finale però un po’ a sorpresa non vi aspetta l’URSS (campione in carica) ma la Spagna che elimina i sovietici. Inizio e fine ancora con gli spagnoli, spesso battuti durante le manifestazioni internazionali, che hanno una grande squadra, Fernando Martin, Sibilio, San Epifanio e Corbalan, poi vincitore del premio di MVP del torneo.

MARZORATI:” Credo che molti di noi si aspettassero l’Urss in finale, ma la Spagna veniva già da anni di grande crescita ed aveva un roster come hai citato ricchissimo di campioni. Non batti una corazzata come quella sovietica per caso, c’era però in noi una straordinaria consapevolezza. Sentivamo che poteva essere l’anno giusto, quello della consacrazione e della grande impresa. Anche in finale forse avvertimmo che gli spagnoli, pur fortissimi, temevano un po’ la nostra buonasorte contro di loro, anche la vittoria nella gara di apertura credo che in parte li condizionò mentalmente. In finale giocammo splendidamente vincendo la sfida con i nostri rivali battendoli sul ritmo, sull’attacco, sfidandoli proprio sul loro terreno preferito”.

VILLALTA: “C’era davvero tra noi un po’ la convinzione che in qualche modo con la Spagna riuscissimo sempre a cavarcela. A parte una sconfitta di misura due anni prima, spesso eravamo riusciti con qualche finale rocambolesco a portare a casa la vittoria, e molte volte con un ultimo tiro come quello di Marzorati nella partita d’esordio. Davvero credo giocammo la gara perfetta, soprattutto in attacco segnavamo con grande continuità, come ha sottolineato Pierluigi eravamo in una forma straordinaria, e ribadisco c’era proprio un gruppo molto unito e solido. Eravamo prima di tutto grandi amici, qualcosa che poi in campo di permette in situazioni di emergenza di trovare energie e risorse, una vittoria che ricordo ancora oggi con infinito piacere”.

Un breve video sulla rissa tra Italia e Jugoslavia del 1983