Il nostro EuroBasket è finito ai quarti di finale, contro una squadra molto più forte di noi e contro cui, prima della partita e dopo, le chance di vittoria dell’Italia erano realmente poche se non nulle. Alla fine siamo di nuovo tra le prime otto d’Europa, come era successo in Slovenia nel 2013 ed in Francia nel 2015 , così come accaduto sul finire degli anni ’90 (tra il ’95 ed il ’99) quando però avevamo anche conquistato un argento ed un titolo europeo. Abbiamo provato a riassumere, con uno stile simile ai nostri Ups&Downs, cosa è stato l’EuroBasket della nostra Nazionale e cosa ci aspetta per il futuro.

UPS

Un Nicolò Melli a corrente alternata (foto di Pasquale Cotugno)

IL RISULTATO – Inutile girarci troppo intorno, la cosa migliore della nostra spedizione è senza dubbio il risultato. E’ vero essere tra le prime otto poteva essere considerato il risultato minimo ma per quello che si è visto in campo questa squadra, per organico ed evidenti limiti offensivi, non poteva andare oltre le prime otto, che alla luce di ciò che si è visto in queste due settimane di basket può realmente considerarsi un successo. Anche solo per citarne due rimaste fuori, Lituania e Francia ci erano superiori e forse avremmo perso anche con la brutta Croazia vista in questa edizione. Ma alla fine tra le prime otto di Europa ci siamo noi, con un risultato arrivato anche grazie ad un pò di fortuna per l’accoppiamento degli ottavi, ma non solo. L’Italia non può che essere lodata per aver raggiunto un traguardo oltre le aspettative, con un grande spirito di squadra, sofferenza e abnegazione difensiva, la capacità di saper anche reagire ai momenti negativi ed il sacrificio dei giocatori più forti di mettersi al servizio della squadra e fare (quasi) sempre la cosa giusta per il bene comune.

EuroBasket decisamente positivo per Marco Belinelli (foto Pasquale Cotugno)

BELINELLI – E’ stata l’ultima uscita di Marco Belinelli con la Nazionale, almeno stando a quanto detto da lui stesso alla vigilia. Ed anche la carta di identità gioca contro il ragazzo di San Giovanni in Persiceto, che tra due anni avrà 33 primavere nel caso ci qualificassimo per i Mondiali cinesi del 2019 e due in più al prossimo EuroBasket. Belinelli si è calato alla perfezione nel suo ruolo di leader offensivo ma anche di guida della squadra, giocando in modo molto più controllato del solito e sfruttando i giochi che la squadra costruiva per poterlo fare tirare piedi a terra. Forzature limitate (forse solo nella gara con la Serbia), anche quando spesso e volentieri l’attacco azzurro batteva in testa, Belinelli è apparso a tratti quasi immarcabile chiudendo l’Europeo con oltre 17 punti di media e con un eloquente 44% da 3 punti, sporcato dal 2/11 della sfida dei quarti. Non sappiamo se sia stata l’ultima apparizione di Belinelli in Nazionale ma sarebbe un peccato sia considerando il sistema di gioco di Sacchetti, ma soprattutto la maturazione in uomo squadra che ha compiuto in questa estate.

Messina e Cusin, la mente ed uno dei migliori interpreti difensivi di questa Italia (foto di Matteo Cogliati)

L’EREDITA’ DI MESSINA – Chiamato in fretta e furia per portarci alle Olimpiadi, Messina solo negli ultimi mesi ha potuto lavorare realmente sulla squadra, provando a plasmarla a sua immagine e somiglianza. Quello che n’è venuto fuori è una squadra con un grande attitudine difensiva, capace di andare anche oltre i propri limiti fisici e, particolare da non sottovalutare quando si è inferiori agli avversari, capace di far giocare male le altre squadre. A questo si è aggiunto lo spirito del gruppo, costruito giorno dopo giorno, una squadra che anche nelle difficoltà sembrava molto più unita del passato con ruoli e gerarchie ben precise. Uno spirito di gruppo che deve essere la base per un futuro che probabilmente non è molto roseo.

DOWNS

Un’assenza che ha fatto tanto rumore (foto di Pasquale Cotugno)

IL FALLIMENTO DI UNA GENERAZIONE – Quella che doveva essere la nostra Generaciòn Dorada, i ragazzi nati tra il 1986 ed il 1988, ha miseramente fallito l’appuntamento con la storia. Si potrà dire che questo gruppo di giocatori ha trovato sulla sua strada gruppi di giocatori avversari forse più forti di loro, ma alla fine sono i risultati la cosa più importante. Tre volte tra le prime otto in Europa, ma nel 2013 la mancata qualificazione ai Mondiali perdendo contro l’Ucraina, poi nel 2016 la sconfitta nel torneo Pre-Olimpico organizzato in casa. Se ci limitiamo a questo EuroBasket non possiamo che notare un leit-motiv che ci ha accompagnato per due settimane e che potremmo riassumere con forti con i deboli, deboli con i forti. L’Italia ha vinto, in un modo o nell’altro, quelle partite in cui partiva da favorita o comunque in cui la differenza tecnica e fisica faceva si che la gara partisse sul filo dell’equilibrio. Si è invece sciolta come neve al sole quando ha giocato contro squadre sulla carta più forti e che si sono dimostrate tali anche alla prova dei fatti. Purtroppo una costante di un gruppo di giocatori che non ha saputo tramutare in risultati il talento di cui dispone e che ha sempre mancato il grande risultato, con due allenatori diversi, sintomo forse di una incapacità di sapere andare oltre i propri limiti e di sapere giocare da underdog. Un’attitudine che dovremmo però imparare bene, perché sarà il nostro destino nei prossimi anni.

Ariel Filloy, uno dei pochi a provare a cambiare qualcosa nel set offensivo (foto di Pasquale Cotugno)

I LIMITI OFFENSIVI – Se nella metà campo difensiva Messina è riuscito a trasmettere idee e mentalità, offensivamente non possiamo dire che le cose siano andate meglio, anche se Messina ha cercato di mettere in testa ai giocatori l’idea di passarsi la palla, di muoversi e di cercare quel “good to great” alla base della filosofia di gioco degli Spurs. L’idea di gioco ha funzionato finché la squadra è stata sorretta dalle percentuali al tiro, perché non appena queste si abbassavano ecco uscire vecchi difetti ed una quasi totale incapacità di trovare soluzioni alternative. Aldilà delle varie elucubrazioni mentali che si sono fatti nel corso dell’Europeo, un dato incontrovertibile è che nelle vittorie abbiamo tirato con il 42%  da 3 e nelle sconfitte con il 31%. Quando le percentuali si sono abbassate l’Italia non è stata in grado di cambiare passo e di trovare alternative credibili al forzare i tiri sperando di invertire la rotta. E da questo punto di vista sono emblematiche le due vittorie contro Georgia e Finlandia, dove l’Italia è riuscita a scavare il solco prima e reagire alla rimonta dopo, aggrappandosi al tiro da fuori. Il tutto con uno schema fisso, “5 fuori” con continui pick&roll sulla palla oppure sul lato debole per fare uscire Belinelli libero per un tiro. Unica alternativa la palla in post basso a Melli il cui impatto, però, non è sempre stato quello che ci si aspettava. Si è detto e si dirà che non abbiamo lunghi grandi e grossi per fare a spallate con i totem europei e sicuramente è vero ma è anche vero che non abbiamo mai provato, se non nella gara contro l’Ucraina, ad alzare i ritmi per mettere in difficoltà squadre più fisiche. E’ vero che non avevamo la possibilità di giocare una gara a 100 ed oltre possessi, perché avremmo rischiato di andare in apnea e soffocare. Però è anche vero che, vedi la gara con la Serbia, avremmo potuto provare qualche strategia offensiva diversa anche solo per evitare di perdere dopo una lenta e lunga agonia.

Il CT Ettore Messina (foto M.Cogliati)

LE SCELTE DI MESSINA – Non è stata semplice la strada di avvicinamento all’Europeo, con una estate caratterizzata da infortuni più o meno gravi e più o meno evitabili, che hanno costretto Messina a rimettere mano più volte alla sua squadra. Alla fine è venuto fuori un gruppo di giocatori, come già detto, con ruoli e responsabilità ben definite ma sulla cui composizione si è discusso prima e si può, a maggior ragione discutere adesso. Questo Europeo che non qualificava a nulla, soprattutto per una squadra come la nostra alla fine di un ciclo, era un’occasione più unica che rara per mettere in campo un minimo di programmazione per il futuro, soprattutto considerando che alle prossime qualificazioni mondiali non giocheranno nè i giocatori NBA nè quelli impegnati in EuroLeague. Stiamo di fatto parlando di 5 dei primi 8 giocatori per minutaggio in questa squadra, e degli altri sarebbero disponibili solo Baldi Rossi e Burns. Cervi per Cusin aveva un senso, soprattutto in termini di carta di identità, ma poi si è tornati sui propri passi. Portare Abass per non provarlo mai in nessuna situazione ha avuto poco senso; scegliere Cinciarini e non Luca Vitali rientra in una scelta tecnica, ma per fargli sventolare gli asciugamani allora forse sarebbe stato meglio tenere dentro Flaccadori, anche solo per fargli respirare l’aria di un Europeo. Insomma una Nazionale che, viste le scarse speranze di medaglia, poteva essere costruita con un minimo di riguardo per un futuro prossimo che potrebbe essere molto complicato.

Foto Savino Paolella 2014

Il Presidente federale Gianni Petrucci (Foto Savino Paolella 2014)

IL MOVIMENTO – E’ stato senza dubbio l’imputato numero uno nel post-eliminazione e sul banco degli imputati sono saliti in ordine sparso gli allenatori, i procuratori, la Federazione, le società, addirittura il sistema sociale e scolastico italiano. Molte cose condivisibili ed altre meno che non cambiano però il risultato. L’Italia è tra le prime squadre a livello giovanile nel ranking FIBA (non al secondo posto come dice Petrucci) ma siamo ben oltre la 30^ posizione a livello senior. Questa estate abbiamo vinto un’argento mondiale a livello U19 e negli ultimi anni abbiamo raccolto tanto a livello giovanile. Poi qualcosa si rompe ed i ragazzi nel passaggio dalle categorie giovanili ai campionati senior si perdono. Dei campioni d’Europa U20 del 2013 ad Istanbul c’era solo Abass, con Tonut infortunato, ma l’MVP di quegli Europei, Amedeo Della Valle, è stato escluso, gli altri oggi giocano quasi tutti in Serie A2. E’ evidente che manca qualcosa che permetta a questi ragazzi il salto di qualità e questo qualcosa non crediamo sia la mancanza di spazio anche ad alto livello, perché chi ne ha avuto o non ha sfruttato la possibilità oppure non è riuscito a crescere quanto si sperava. Si dice anche che i nostri giocatori devono andare all’estero per fare esperienza. E’ vero che Hackett, Datome e Melli sono cresciuti molto ma ancora una volta non sono riusciti a fare la differenza o quanto meno a portare il loro livello di gioco al piano superiore quando serviva alla squadra. E’ stato anche avanzato un paragone con il mondo della pallavolo ed in tanti si sono scandalizzati per lo spazio che la Rai ha dato agli Europei, con le gare dell’Italia addirittura in prima serata. Detto che, numeri del CONI alla mano, la pallavolo è il secondo sport in Italia per tesserati, bisogna anche ammettere che è uno sport vincente, l’unico di squadra che ci è rimasto, insieme forse alla pallanuoto. Sicuramente alla FIPAV hanno una ricetta vincente se alle medaglie giovanili (giusto questa estate è arrivato un titolo mondiale femminile) seguono i successi a livello senior, magari Petrucci potrebbe chiedere ai vicini d’ufficio, facendo a piedi i 3 minuti scarsi che separano gli uffici delle due Federazioni. Invece ci continuiamo a nascondere dietro sterili numeri e frasi di circostanza oppure partorire, come si vocifera in queste ore, rivoluzioni che di tale non hanno nulla se si parla di consulenti come Tanjevic (tutto il rispetto possibile, ma le sue ultime esperienze non depongono in suo favore), oppure di sostituire uno dei pochi allenatori capaci ed in grado di lavorare con i giovani come Buscaglia. Se il buongiorno si vede dal mattino, l’Italia che verrà sta partendo con il piede sbagliato ed anche EuroBaket2017 non avrà insegnato nulla. Perché in fondo siamo ancora tra le prime 8 d’Europa.


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