I Mondiali, o meglio la FIBA World Cup, è agli archivi, con Team USA ancora sul gradino più alto del podio, a completare un back-to-back che nella storia è riuscito solo ad altre due nazionali, Brasile e Jugoslavia. Dopo aver aperto la rassegna con i 10 motivi per seguirla, ora Dailybasket prova a riassumere tutto (o quasi) quello che la rassegna iridata ha detto in 15 giorni di grande basket, che finalmente anche in Italia abbiamo potuto assaporare in chiaro (ma ne parliamo tra poco).

Kyrie Irving, semplicemente devastante (foto: Fiba)

Kyrie Irving, MVP della finale e trascinatore di Team USA (foto: Fiba)

STATI UNITI INGIOCABILI – Ci cospargiamo noi per primi il capo di cenere, che avevamo visti Irving&co. alle spalle dei Gasol Bros. A nostra discolpa vogliamo aggiungere che non eravamo soli, e non solo da questa parte dell’Oceano. Sono passati 22 anni da Barcellona ’92, anni in cui il panorama mondiale del basket è cambiato e in cui la stessa squadra americana ha oscillato tra fasi di onnipotenza cestistica a periodi in cui sembrava più che battibile (come non ricordare il clamoroso 6^ posto ai Mondiali del 2002 ad Indianapolis). Quasi a voler chiudere un cerchio gli USA in 15 giorni hanno dato una dimostrazione di superiorità, non solo fisica ma anche tecnica, che forse solo alle Olimpiadi di Barcellona avevano dimostrato da quando la NBA ha deciso di lasciar giocare le sue stelle per le competizioni FIBA. Forse per la prima volta Team USA ha presentato una Squadra (con stelle, stelline e molti comprimari) invece di portare il solito All-Star team, il risultato è stato che hanno rifilato 33 punti di scarto medio, difendendo di squadra e con grande intensità e giocando un basket vero con pochi fronzoli e senza cercare sempre e solo lo spettacolo, dando la sensazione evidente di poter accelerare e rallentare a piacimento, senza preoccuparsi degli avversari. Il clamoroso primo quarto della finale è forse la cartina di tornasole di questo dominio. Che se da un lato fa strabuzzare gli occhi, dall’altro deve far riflettere il Vecchio Continente che, forse in modo presuntuoso, si era illuso di poter competere e di  aver chiuso un gap che mai come questa volta è apparso evidente.

Nel video gli highlights della finale

fonte FIBA.com

Juan Carlos Navarro e la disperazione di una intera nazione (fonte FIBA.com)

IL FLOP SPAGNOLO – Dovevano vincere il Mondiale passando anche sopra agli USA, invece “tornano a casa” senza neanche una medaglia e con un carico di polemiche che difficilmente si placherà. Effettivamente Orenga aveva portato tutti i protagonisti di una generazione d’oro che si era presentata in gran forma all’appuntamento ma che nel momento della verità ha evidenziato quegli stessi limiti che erano venuti fuori 12 mesi fa in Slovenia: la mancanza di un vero leader che si carichi la squadra sulle spalle nelle difficoltà, la cattiva gestione del gruppo ma soprattutto l’incapacità di preparare e leggere le partite da parte dello stesso Orenga. Sul banco degli imputati, oltre al coach, finiscono direttamente anche Rubio (prigioniero del suo pensare di essere una stella), Rudy Fernandez (ancora una volta piccolo quando il gioco si fa duro), i fratelli Gasol (che dopo una prima fase scintillante, si sono fatti travolgere da Lauvergne e Gobert). La disfatta porta con sé i dubbi di cosa accadrà domani, quando bisognerà pensare ad Euro 2015. Qualcuno dice che le stelle si riuniranno per dimostrare a tutti che possono ancora (per l’ultima volta) vincere, altri pensano che forse la Spagna farebbe meglio a ripartire da un nuovo gruppo e magari da un nuovo allenatore. Tra qualche mese sapremo come andrà a finire, per il momento resta solo una delle più grandi sorprese (in negativo) della storia recente del basket.

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Jimmy Alapag, The Mighty Mouse e l’rgoglio di paese (fonte FIBA.com)

SIAMO TUTTI FILIPPINI – Inutile girarci intorno, la squadra più simpatica dei Mondiali è stata con giri di vantaggio quella delle Filippine. Sarà perché forse il vedere questi ragazzi, che a fatica raggiungono il 1.80, giocarsela quasi alla pari con squadre come Grecia, Croazia e Argentina, ci ha fatto sognare di poter essere anche noi lì a giocare un Mondiale. Sarà perché il più debole attira sempre le simpatie, o forse anche solo perché con il loro spirito hanno contagiato anche Andray Blatche. E’ stato amore a prima vista, perché hanno aperto il Mondiale rischiando di vincere contro la Croazia e hanno trascinato il loro spirito battagliero fino a vincere l’ultima inutile partita contro il Senegal. Aldilà della moda scoppiata tra i giocatori NBA, che sembrano facciano a gara a chi dichiara per primo “Voglio giocare per le Filippine”, a noi resterà impresso Jason William (che all’anagrafe fa anche Castro) che con una “s” in più poteva essere più credibile come giocatore di basket, ma soprattutto gli Highlinder Marc Pingris e il capitano di mille battaglie Jimmy Alapag, un eroe in patria, che come tutte le storie a lieto fine ha deciso di chiudere la carriera in nazionale con una ultima bellissima vittoria, anche se il sogno di giocare in casa il Mondiale alla soglia dei 40 anni potrebbe fargli cambiare idea.

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Coack Krzyzewski e Sasha Djordjevic, i migliori coach del Mondiale (fonte FIBA.com)

COACH K – Al secolo Michael William Krzyzewski, ovvero colui che ha preso in mano Team USA dopo la disfatta dei Mondiali 2002 ed il bronzo olimpico del 2004, portandolo a vincere 2 Mondiali, 2 Olimpiadi e (di passaggio) 1 FIBA Americas in 8 anni, mancando solo l’appuntamento con i Mondiali di Saitama nel 2006. Qualcuno potrebbe obiettare dicendo che è facile vincere allenando le stelle NBA, ma non lo è sempre stato negli ultimi anni e soprattutto qui non vogliamo menzionare Coach K per le sue vittorie (visto che ne ha talmente tante da averne forse perso il conto) quanto per quello che è riuscito a fare in questa estate. La squadra americana era partita senza troppo entusiasmo, tra rinunce della prima ora (James, Anthony, Wade, Duncan) e last-time (Durant), passando per il terribile infortunio di George. Il coach dei Blue Devils ha dovuto rimettere insieme i pezzi di un gruppo allo sbando, ridisegnare tatticamente la squadra ma soprattutto ristabilire gerarchie che sembravano cristallizzate. Non solo, forse per la prima volta abbiamo visto una squadra americana provare a giocare a basket ma soprattutto difendere di squadra, senza cercare di battere solo fisicamente gli avversari. Ultima chicca, l’attacco alla zona, che è sempre stato il tallone di Achille degli americani. Tra gli assistenti Krzyzewski si è portato dietro Jim Boeheim, coach di Syracuse e considerato un mago della zona. Sintomo che Coach K questa volta non ha voluto lasciare nulla di intentato, ed ha avuto ragione lui.

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Repesa (fonte FIBA.com)

LA DISFATTA DEL COACHING EUROPEO – Fa da contraltare alla grande gestione tecnica, tattica ed umana di Krzyzewski, quello che abbiamo visto combinare ai coach europei. Cattiva gestione  dello spogliatoio (Repesa e il quasi sciopero della Croazia), incapacità di lettura della gara e dei momenti (Dettmann e il suicidio finlandese), cattiva preparazione della gara (Orenga e la disfatta spagnola contro la Francia). Le eccezioni sono mosche bianche e non fanno che ampliare la delusione, visto che gli unici a salvarsi sono stati un “esordiente” e uno che non ha mai riscosso troppi consensi. Sasha Djordjevic, alla prima grande manifestazione da capo-allenatore, viene promosso a pieni voti, non solo per la qualità del gioco espresso dalla sua Serbia, ma anche e soprattutto per la gestione della squadra. Non ha avuto il minimo problema a far fuori Vladimir Micov che gli aveva mancato di rispetto durante una partita, nè tanto meno ha avuto peli sulla lingua quando ha pubblicamente attaccato i suoi giocatori dopo la sconfitta con il Brasile. Nel frattempo però stava lavorando di fino, dando ai suoi giocatori i segnali giusti, responsabilizzando Teodosic e Bjelica e lasciando che la squadra trovasse il suo ritmo e la sua ispirazione, mettendo in scena un crescendo rossiniano interrotto solo dai marziani americani, ma sufficiente per portare la Serbia per la prima volta su  un podio mondiale. Per Vincent Collet possiamo invece parlare tranquillamente di una grande rivincita. Contro lo scetticismo di molti (se non tutti) gli addetti ai lavori che non lo hanno mai considerato un grande allenatore e che non gli avevano tributato nessun riconoscimento dopo la vittoria europea dello scorso anno. Spetta a lui il capolavoro tattico del Mondiale, nella grande vittoria contro la Spagna, ma soprattutto, pur privo di Parker, ha saputo portare per la prima volta sul podio mondiale la Francia.

fonte FIBA.com

Dieng è stato l’anima del sorprendente Senegal (fonte FIBA.com)

NON CHIAMATECI MATERASSO – Alla vigilia del Mondiale in molti avevano storto la bocca di  fronte alla decisione della FIBA di allargare la partecipazione alla World Cup portandola a 32 squadre dalla prossima edizione. Secondi i detrattori questo allargamento porterà alla partecipazione di molte squadre “materasso”, destinate a beccare facili “trentelli” dalle squadre meglio attrezzate. La storia di questi mondiali, in realtà, va nel senso opposto e dimostra come tutti, nella pallacanestro, all’interno del giusto contesto, possano giocarsela (quasi) ad armi pari. Ovviamente questo ragionamento non vale per tutte le squadre viste in Spagna. Ad esempio Egitto e Corea del Sud sono ancora ad un livello cestistico che c’entra poco con una rassegna iridata, ma altre squadre, provenienti anche da Asia e Africa, hanno dimostrato che confrontarsi con i più forti, quando hai a disposizione anche un buon materiale umano, può farti fare grandi passi avanti. L’esempio più lampante è stato senza dubbio quello del Sengal in cui, a parte Gorgui Dieng e un altro paio di decenti giocatori, è difficile trovare qualcuno che vada bene per la nostra DNB. Eppure gli africani sono riusciti a battere Portorico e la Croazia di Bojan Bogdanovic e Ante Tomic e a qualificarsi per gli ottavi di finale ripetendo l’exploit dell’Angola nel 2006.

La grinta di Boris Diaw (fonte: fiba.com)

La grinta di Boris Diaw (fonte: fiba.com)

DIAW E I SUOI FRATELLI – I nostri amati-odiati cugini di oltralpe ci hanno ancora una volta dato una bella lezione di sport. Tutti, nessuno escluso, avevano messo la Francia campione d’Europa molto in basso nei ranking pre-Mondiali. L’assenza non solo di Parker, ma anche di De Colo e Ajinca facevano pensare ad una nazionale francese illustre comparsa in Spagna. Non avevamo fatto i conti con l’intelligenza cestistica e la voglia di vincere di Boris Diaw, uno che in campo ti dà sempre l’idea di pensare a tutto fuorché alla partita, il problema è che lui è 1 minuto in anticipo rispetto agli altri nove giocatori in campo. Il lungo degli Spurs ha letteralmente trascinato i suoi compagni sul podio, giocando un Mondiale da fuoriclasse assoluto, prendendosi dall’amico fraterno Parker non solo i galloni di capitano ma anche le chiavi della squadra e guidandola a suo piacimento. Di fianco a lui, Huertel e Diot hanno trovato fiducia per dare ritmo alla squadra, Gobert è diventato un gigante e addirittura Batum si è preso quelle responsabilità che il suo status di stella NBA impone. Olimpiadi escluse, non scendono dal podio da 3 anni e la prossima fermata sarà a Lille nel 2015, dove siamo sicuri ci sarà di nuovo Tony Parker per l’ultima cavalcata di un gruppo vincente.

sportitaliaLogoLA BELLEZZA DEL BASKET IN CHIARO – Avevamo dimenticato quanto fosse bello passare un pomeriggio di sabato o domenica parcheggiati sul divano a guardare basket per oltre 8 ore, e per di più senza pagare nulla. Sportitalia ci ha fatto rivivere queste emozioni, ci ha fatto un bellissimo regalo e si è regalata, probabilmente, tanta credibilità per sedersi al tavolo con LegaBasket e discutere di diritti Tv. Le cose da migliorare ci sono, e non potrebbe essere altrimenti, ma dopo tanti anni sembra qualcuno abbia veramente voglia di voler (e poter) fare qualcosa per la palla a spicchi. E se chi commenta non è proprio uno scout NBA o magari dice che Diaw “è un panzone”, possiamo per una volta far finta di nulla, ma se proprio non ne possiamo fare a meno, abbassiamo il volume e godiamoci lo spettacolo.

I TOP 5 DI DAILYBASKET.IT

Irving, Teodosic, Bogdanovic (Harden), Diaw (Faried), Raduljica

I FLOP 5 DI DAILYBASKET.IT

Rubio, Rose, Fernandez (Papanikolau), Tomic, Ibaka (Bourousis)

E chiudiamo con le migliori 10 azioni del Mondiale, secondo il canale Youtube della FIBA.


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