Dal nostro inviato

Argentina-Spagna 75-95

Rudy Fernández, doppia doppia da 11 punti e 10 rimbalzi (credits FIBA)

PECHINO – Tra i tanti pregi della Nazionale spagnola, dalla generación del ‘80 in poi, c’è la grande capacità di giocare le finali. L’ennesima conferma arriva a Pechino, dove la selección di Sergio Scariolo si laurea campione del mondo per la seconda volta nelle ultime quattro edizioni battendo in finale l’ammirevole Argentina di Sergio Hernández, arrivata con il fiato corto e tradita sul più bello dai suoi uomini di punta.

L’albiceleste, che ci aveva abituato agli inizi arrembanti, subisce stavolta l’energia spagnola fin dall’avvio, con Scola che fatica a prendere le misure a Oriola e Delia che vaga per le aree arrivando sempre un secondo dopo su ogni taglio o passaggio. Nei primi minuti è il solo Brussino a tenere a galla i suoi, poi Campazzo inizia con i suoi guizzi ma Rudy si rivela un altro rebus irrisolvibile per gli argentini, che per di più tirano male da ogni distanza. Il 31-43 dell’intervallo, con Scola a secco, è per loro un affarone.

Luis Scola, estremamente in difficoltà contro i lunghi spagnoli (credits FIBA)

Nella ripresa si attende la reazione d’orgoglio degli argentini, e invece in campo si nota solo l’autorità con cui la Spagna gestisce e amplia il vantaggio accumulato, toccando un +21 che al 25’ sa già di sentenza. Scola continua a non ingranare (segna i suoi primi punti dalla lunetta al 26’, il primo canestro dal campo al 35′), la difesa argentina viene sorpresa – tra le altre cose – dai tagli di Juancho e la fiammella della speranza albiceleste si fa sempre più flebile, fino a spegnersi attorno alla metà dell’ultimo quarto quando Llull e compagni contengono efficacemente l’ultima, disperata fiammata dell’asse Campazzo-Deck.

Ancora una volta, dunque, la Spagna si prende la medaglia più pregiata (è il quinto oro, tra Europei e Mondiali, negli ultimi 13 anni) e ancora una volta lo fa con merito. Per l’Argentina è il triste epilogo di una splendida cavalcata, con una finale che non rende giustizia all’MVP “morale” del Mondiale, Luis Scola. L’MVP ufficiale (sia della finale che dell’intera competizione) invece è Ricky Rubio, ma noi – da italiani – non possiamo non inorgoglirci per Sergio Scariolo, che si mette al collo il quarto oro con le Furie Rosse (il primo al Mondiale, nel 2006 il CT era Pepu Hernández) e manda in archivio un’annata difficilmente ripetibile, in cui – così come Marc Gasol – ha messo in bacheca anello NBA e oro mondiale.

Ricky Rubio, nominato MVP della finale e dell’intero mondiale (credits FIBA)

Certo, avremmo preferito inorgoglirci con una medaglia azzurra, visto che la Spagna l’abbiamo quasi battuta e nessuna squadra, a questo Worldbasket, è parsa imbattibile. Ma di più – come dicono sempre staff, giocatori e vertici federali – proprio non si poteva fare, e allora complimenti alla Spagna e noi mettiamoci ancora una volta in coda per le briciole.