Il logo dei Carolina Cougars dal 1969

Il logo dei Carolina Cougars dal 1969

1^parte

L’anno seguente con le punte di diamante del roster confermate, ci si sarebbe aspettati un’altra stagione all’arrembaggio per i Cougars di Larry Brown, ma Billy Cunningham fu sottoposto ad un delicato intervento ai reni che lo tenne fuori per oltre 50 partite e senza la leadership dell’MVP in carica la squadra si ritrovò in grosse difficoltà. Mack Calvin (18 punti e 4.2 assist) e Joe Caldwell (14.4 punti, 5.2 rimbalzi e 4.4 assist) presero in mano l’attacco dei Cougars e assieme alla buona annata di Ted “Hound-dog” McClain (13.1 punti, 4.3 rimbalzi, 4.1 assist e 3 recuperi) così soprannominato per le doti da segugio in difesa (nel dicembre 1973 contro i Nets mise a referto 12 recuperi, record ABA), la squadra concluse un’altra stagione positiva con 47W-37L e il 3° record ad est. Al 1° turno contro i Colonels però non ci fu nulla da fare, Calvin con 24.3 punti e 3.3 assist tentò a più riprese di guidare Carolina, ma nonostante il recupero lampo di Cunningham, apparso però piuttosto farraginoso ed in difficoltà con appena 7.3 punti e 5.3 rimbalzi di media con il 29% al tiro, la squadra di Brown fu spazzata via con un perentorio 4-0.

Dalle ceneri dei Cougars nacquero nel 1974 gli Spirits

Dalle ceneri dei Cougars nacquero nel 1974 gli Spirits

Con questo sweep si concluse anche l’avventura nel North Carolina, infatti nonostante l’amore del pubblico per la squadra biancoverde, il proprietario Munchak vendette i Cougars a uomini d’affari di New York con a capo i fratelli Ozzie e Dan Silna che nell’autunno del 1974 spostarono la franchigia a St. Louis (Missouri), dove divennero noti come Spirits of St.Louis, disputando le partite interne alla St.Louis Arena da ben 18000 posti, l’ex casa degli Hawks trasferitesi ad Atlanta 6 anni prima. La squadra fu smantellata, a partire da Larry Brown e Doug Moe che se ne andarono ai Denver Nuggets assieme al GM Carl Scheer, fino ai membri più rappresentativi del roster come Billy Cunningham, che tornò in NBA ai 76ers per altre due stagioni, prima di infortunarsi gravemente al ginocchio e appendere le scarpe al chiodo, diventando poi il coach della squadra di Philadelphia guidata al successo NBA nel 1983, e come Mack Calvin che fu ceduto a Denver, lasciando il solo Joe Caldwell a gestire un nuovo gruppo. Bob MacKinnon, ex assistant coach dei Buffalo Braves, fu scelto come allenatore e il roster costruito dal nuovo GM Rudy Martzke era composto da tanti giovani talentuosi. Su tutti il rookie Marvin Barnes, power forward preso da Providence, soprannominato Bad news per gli eventi che lo videro coinvolto fuori dal campo e che ebbe un debutto incredibile in maglia Spirits con 24 punti, 15.6 rimbalzi e 3.2 assist diventando anche rookie dell’anno. La sua stagione però fu piuttosto travagliata, infatti dopo appena un mese di regular season lasciò il team sparendo nel nulla e passarono alcuni giorni prima che la dirigenza riuscì a rintracciarlo in quel di Dayton (Ohio) ad un torneo di biliardo, deciso a sparire in quanto insoddisfatto del suo contratto. Fortunatamente un punto d’accordo venne trovato e Barnes fu riaccolto in squadra, non senza provvedimenti: infatti si scoprì che Joe Caldwell fu uno dei giocatori che incoraggiò Barnes alla fuga e nonostante il suo ruolo all’interno dello spogliatoio fu cacciato seduta stante, mettendo fine alla sua carriera professionistica. Barnes dal suo ritorno ebbe partite da oltre 50 punti segnati e giocò anche l’All Star Game 1975 tenutosi a San Antonio e al suo fianco ben figurarono anche i rookie Maurice Lucas, centro da Marquette detto “The Enforcer” per la sua aggressività tra rimbalzi (10.2 a partita) e un mid range micidiale (13.2 punti e il 47% al tiro), e Gus Gerrard (ala piccola dalla University of Virginia e terzo marcatore di squadra con 15.7 punti e 7.8 rimbalzi), guidati in cabina di regia da Freddie Lewis (22.6 punti e 5.5 assist), veterano 3 volte campione ABA con i Pacers, arrivato da una trade con i Memphis Sounds. La squadra non riscosse molto seguito tra il pubblico del Missouri e con sole 32W-52L arrivò comunque il 3°posto ad est, lasciando presagire una rapida ripassata ai playoff. Ma al 1° turno vi fu uno degli upset più clamorosi nella storia della lega, con gli Spirits che riuscirono ad avere la meglio in appena 5 partite dei Nets campioni in carica, una franchigia che aveva tra le sue fila Julius Erving, il giocatore simbolo della Lega, e che aveva vinto ben 58 partite, battendo St.Louis in tutti gli 11 incontri stagionali. Dopo una gara-1 persa al fotofinish nonostante i 41 punti di Barnes, gli Spirits riuscirono ad invertire la rotta sempre sulle ali dell’ex Providence e in una emozionante gara 5 al Nassau Coliseum di New York vinsero per 108-107 con canestro decisivo di Lewis a 3 secondi dal termine, approdando alle Eastern Finals contro i Colonels di Hubie Brown, anch’essi reduci da una regular season da 58W. In gara-1 St. Louis con i 35 punti di Lewis si ritrovò sopra di 1 con palla in mano a 30” dal termine, ma Kentucky miracolosamente rubò palla segnando in contropiede e quando nella terza partita della serie Lewis fu messo ko da un infortunio alla caviglia, gli Spirits si ritrovarono con le spalle al muro e vennero travolti per 4-1, nonostante un Barnes strepitoso da 31 punti, 14 rimbalzi e 2 stoppate di media.

Marvin Barnes (a destra) trattenuto da Maurice Lucas (al centro)

Marvin Barnes (a destra) trattenuto da Maurice Lucas (al centro)

Dopo questo avvincente exploit e nonostante l’arrivo di Donald Chaney, guardia 2 volte campione NBA con i Celtics (giocò solo 48 partite e con scarso impatto, trovando lo stile degli Spirits poco comprensibile e in preda alla frustrazione tornò in NBA), del rookie M.L. Carr (che poi divenne giocatore nei Celtics di Larry Bird, vincendo 2 anelli) e dei due All-Star Moses Malone e Ron Boone ottenuti dall’abbandono degli Stars in dicembre, la regular season ’75-76 fu una completa delusione. In panchina si succedettero prima Rod Thorn, ex giocatore NBA tra Bullets, Hawks e Sonics (in seguito fu GM dei Bulls di Jordan, dei Nets di Kidd e attualmente è President of Basketball operations della NBA), poi Joe Mullaney, senza però riuscire a trovare il bandolo della matassa, mentre sul campo Barnes continuò ad eccellere (24 punti, 11 rimbalzi e 2 stoppate), ma fu costretto a saltare molte partite per colpa di una causa con un suo ex compagno di college che lo citò in tribunale accusandolo di averlo colpito in testa con un cric, oltre a tanti altri problemi legati all’alcool e all’uso di droghe pesanti che ne limitarono l’intera esistenza negli anni a venire fino alla sua prematura scomparsa nel settembre 2014. Infatti dopo una breve avventura nella NBA tra Pistons, Celtics e Clippers segnata dall’uso smisurato di cocaina prima, durante e dopo le partite, Barnes sbarcò anche in Italia alla Hurlingham Trieste neopromossa in A1 nel 1980, dove piuttosto appesantito e svogliato venne tagliato dopo appena 7 partite, sprecando ulteriormente i mezzi e il talento messi a disposizione da madre natura, come ricorda tuttora Boone: ”A mio avviso Marvin avrebbe potuto diventare uno dei migliori giocatori di sempre. Ogni cosa gli riusciva facile, aveva fiducia nei suoi mezzi, possedeva quel talento innato che avevano i vari West, Magic, Bird. Semplicemente non ha funzionato per lui”.

Maurice Lucas in maglia Blazers, indossata dall'autunno 1976 e con cui divenne subito campione NBA

Maurice Lucas in maglia Blazers, indossata dall’autunno 1976 e con cui divenne subito campione NBA

Maurice Lucas fu inserito in una trade con i Colonels e gli Spirits ricevettero in cambio Caldwell Jones che contribuì con 12.6 punti, 11 rimbalzi e 3.2 stoppate, alternandosi con Malone, limitato da una frattura al piede, oltre al desiderio di rinegoziare il suo contratto, mentre l’ex compagno degli Stars Boone ebbe una stagione prolifica da 21 punti, 4 rimbalzi e 5 assist. I tifosi calarono vertiginosamente, in certe partite non si raggiungevano i 400-500 spettatori e arrivarono appena 35W-49L, fallendo la qualificazione ai playoff, ma la partita più importante si stava giocando nella sede della lega: se fosse proseguito il campionato ABA gli Spirits si sarebbero trasferiti a Salt Lake City come Utah Rockies, ma non fu così, tutto svanì con i negoziati del giugno 1976, con la NBA che prese la decisione di annettere solo 4 team. Fu la fine degli Spirits of Saint Louis, ma non dei sogni dei due proprietari Ozzie e Dan Silna che riuscirono comunque a soddisfare appieno i propri desideri personali ricevendo 1/7 di ogni futuro incasso monetario televisivo da ognuno dei 4 nuovi team NBA in perpetuo. Nel 1970 il contratto con la CBS era poco lucrativo, ma con l’esplosione della popolarità della NBA negli anni ’80-90 si moltiplicarono i contratti televisivi e di conseguenza i guadagni che fino al 2014 sono stati stimati in circa 300 milioni di dollari, a cui si aggiungeranno nei prossimi mesi circa 500 milioni di dollari per porre fine all’accordo stesso.



Indice “DailyBasket Focus – ABA History”

Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
Puntata 13 – Conquistadors, l’addio a Chamberlain e l’inizio del declino dei nuovi Sails (2^parte)
Puntata 14 – Amigos, l’anno deludente ad Anaheim e la nascita dei gloriosi Stars di Bill Sharman (1^parte)
Puntata 15 – Stars, i primi ruggenti anni ’70 con le sfide ai Pacers fino alla bancarotta (2^parte)
Puntata 16 – Mavericks, il disasatro a Houston e la nascita dei Carolina Cougars di Billy Cunningham e Larry Brown (1^parte)


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