5220-300x187Nel febbraio del 1967 Arthur Brown, da sempre grande appassionato della pallacanestro, venne contattato dalla ABA per creare un team nella zona di New York. Il compito si rivelò piuttosto complicato, molte arene erano al completo di eventi, mentre altre non volevano intromettersi nella possibile diatriba con i Knicks, la squadra professionistica per eccellenza della città, così Brown decise di puntare sulla Teaneck Armory a Teaneck, a nord ovest di Manhattan, cambiando il nome della squadra in New Jersey Americans. Come primo head coach fu scelto Max Zaslofsky, ex giocatore NBA anche con la maglia dei Knicks, e la squadra era composta da Tony Jackson, guardia da St.John’s e immediatamente punto di riferimento offensivo della squadra (19.4 punti e 6.8 rimbalzi di media) vista la precisione al tiro anche fuori dal perimetro, Bobby Lloyd, point guard di riserva che trovò gradualmente più spazio diventando fondamentale in cabina di regia e a completare il backcourt Mel Nowell, compagno di John Havlicek ad Ohio State. Tra le ali Art Heyman, conosciuto per i trascorsi in maglia Blue Devil, l’esperto Walt Simon e Bruce Spraggins, rookie da Virginia Union, mentre il primo centro titolare fu Dan Anderson che aveva già giocato alla corte di Zaslofsky in team semi-professionistici e divenne una macchina da doppie doppie anche in ABA (14.7 punti e 11 rimbalzi). I primi mesi di regular season furono complicati, gli Americans avevano una difesa colabrodo, in alcune partite subirono oltre 140 punti e la proprietà decise di smuovere le acque con alcuni movimenti: prima Heyman fu girato ai Pipers dopo alcune furiose liti con Zaslofsky e in cambio arrivò Barry Leibowitz, venduto immediatamente agli Oaks per Levern “Jelly” Tart, shooting guard veloce, ambidestro, dotato di molteplici movimenti per segnare e subito prolifico con 19 punti, 3.9 rimbalzi e 3.3 assist, infine anche Jim Caldwell, il primo cambio di Anderson, fu costretto a levare le tende direzione Colonels per Stew Johnson, power forward dalla mano educata anche dal perimetro.

Una immagine interna della Teaneck Armory durante una partita degli Americans

Una immagine interna della Teaneck Armory durante una partita degli Americans

A metà stagione venne firmato Hank Withney, che portò energia in area e particolarmente a rimbalzo (16 punti e 12.9 rimbalzi di media), e con tutti questi innesti la squadra di Zaslofsky riuscì ad agguantare il 4° posto ad est a pari merito con i Colonels, nonostante un record negativo (36W-42L). La partecipazione ai playoff venne così decisa da una partita secca contro la squadra del Kentucky, una partita che non si poté disputare a Teaneck vista la presenza del circo nell’arena e che si tentò di giocare a Long Island alla Commack Arena, un palazzo non attrezzato ad ospitare una partita di basket. Quando i giocatori arrivarono sul parquet gli operai erano ancora al lavoro per mettere la linea del tiro da 3 punti, alcune zone del campo erano instabili con il parquet che si alzava e abbassava tra buchi e piccoli dossi, altre ancora erano scivolose probabilmente a causa della condensa creatasi dal ghiaccio, visto che quello era il campo dei Long Island Ducks di Hockey. Inoltre c’era una notevole differenza di altezza tra i due tabelloni, i ferri erano storti, non c’era alcuna imbottitura sui supporti del canestro e in queste condizioni Kentucky si rifiutò di giocare. Fu contattato il commissioner George Mikan che, per il bene dei giocatori e della lega stessa, diede la vittoria a tavolino ai Colonels. Una folla di circa 400 spettatori seduti da ore al freddo sugli spalti accolse con un applauso ironico la decisione, ma vi fu una situazione ancor più grottesca: infatti gli Americans avevano distribuito molti biglietti omaggio senza nessun marchio preciso sopra che li differenziasse dai biglietti regolari, così tutti poterono richiedere il rimborso del biglietto e nessuno nell’Arena si accorse di nulla.

Il logo dei New York Nets dal 1968

Il logo dei New York Nets dal 1968

Nell’estate del 1968 Brown era stanco del New Jersey, le perdite nel primo anno si aggiravano attorno ai 500 mila dollari e decise di portare la squadra a New York come New York Nets, un nome scelto anche per la rima con Jets e Mets, e come arena fu scelta sorprendentemente la Commack Arena. La prima stagione come Nets non fu certo indimenticabile, a fatica si superavano i 1000 spettatori nella cupa e fredda struttura simile ad un hangar: le condizioni di umidità del parquet in certe zone non erano migliorate, soprattutto sotto ai tabelloni, e l’unico modo per attirare il pubblico era quello di creare delle serate speciali, come le “ABA ball night” in cui venivano regalate repliche dei palloni ufficiali. Molti bambini si presentavano sugli spalti della Commack Arena in quelle serate e mano a mano l’interesse per i Nets cresceva, seppure lo spettacolo in campo non fosse dei migliori. Infatti nonostante Walt Simon che fu il giocatore di riferimento di quella stagione, non solo per la rapidità e la morbida mano dal perimetro (21.1 punti, 8.1 rimbalzi e 3.4 assist di media), ma anche per l’importante ruolo nello spogliatoio, il roster dei Nets fu più volte smantellato: 23 giocatori vestirono la casacca di New York e senza una minima chimica arrivarono solo 17W e ben 61L, terzo peggior record nella storia della ABA, battuto solo negli ultimi anni della lega dagli Squires.


Indice “DailyBasket Focus – ABA History”

Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
Puntata 13 – Conquistadors, l’addio a Chamberlain e l’inizio del declino dei nuovi Sails (2^parte)
Puntata 14 – Amigos, l’anno deludente ad Anaheim e la nascita dei gloriosi Stars di Bill Sharman (1^parte)
Puntata 15 – Stars, i primi ruggenti anni ’70 con le sfide ai Pacers fino alla bancarotta (2^parte)
Puntata 16 – Mavericks, il disasatro a Houston e la nascita dei Carolina Cougars di Billy Cunningham e Larry Brown (1^parte)
Puntata 17 – Cougars, l’ultimo anno di Cunningham fino alla nascita dei disfunzionali Spirits of St. Louis (2^parte)
Puntata 18 – Colonels, dalle iniziali difficoltà fino alle scelte di Dan Issel e Artis Gilmore (1^parte)
Puntata 19 – Colonels, dal successo con coach Hubie Brown fino alla sorprendente scomparsa (2^parte)
Puntata 20 – Spurs, gli anni a Dallas come Chaparrals (1^parte)
Puntata 21 – Spurs, i primi anni a San Antonio con James Silas e George Gervin (2^parte)
Puntata 21 – Pacers, dai gloriosi anni di Brown, Daniels e Lewis fino all’arrivo di McGinnis (1^parte) 
Puntata 22 – Pacers, dai gloriosi anni di Brown, Daniels e Lewis fino all’arrivo di McGinnis (1^parte)
Puntata 23 – Pacers, dal back to back al difficile approdo nella NBA (2^parte)
Puntata 24 – Nuggets, le prime stagioni a Denver come Rockets tra Spencer Haywood e Ralph Simpson (1^parte)
Puntata 25 – Nuggets, l’arrivo in panchina di Larry Brown e la scelta di David Thompson (2^parte)


Dailybasket.it - Tutti i diritti riservati