Dal 1971/72 con Hannum come coach e GM, cambiano i colori del team e cambia il logo.

Dal 1971/72 con Hannum come coach e GM, cambiano i colori del team e cambia il logo.

1^parte

L’anno seguente i Rockets proseguirono il percorso tracciato da Alex Hannum con l’innesto di Warren Jabali, guardia presa dal dispersal draft dei Floridians, campione ABA e MVP dei playoff nel 1969 con la maglia degli Oaks. Jabali era conosciuto per le sue doti realizzative, per l’atletismo e la rapidità che ne facevano anche un ottimo difensore sulla palla e con 17 punti, 6.6 assist, 5.2 rimbalzi e 2.1 recuperi fu fondamentale al fianco del miglior realizzatore di squadra Ralph Simpson (23.3 punti e 4.6 rimbalzi) nel rilanciare i Rockets ad un record positivo (47W-37L). Purtroppo per il secondo anno consecutivo i Pacers campioni ABA ebbero la meglio, anche a causa dei problemi fisici di Jabali, e con questa eliminazione in appena 5 partite finì anche la presidenza Ringsby, che mise in vendita le quote di maggioranza dei Rockets.
Gli subentrarono Bud Fischer e Frank Goldberg, con il roster che non fu inizialmente toccato rimanendo identico nel proprio nucleo principale. La squadra sempre guidata da Hannum dovette affrontare un calo repentino di produttività del proprio leader Simpson (18.7 punti e il 42% al tiro) e tanti problemi fisici di Jabali (giocò appena 49 partite), con una annata che si chiuse con un record negativo (37W-47L), perdendo anche il tiebreaker per il 4°posto playoff con una netta sconfitta contro i Conquistadors di Wilt Chamberlain.

Dalla stagione 1974/75 i Rockets cessano di esistere e nascono i Denver Nuggets

Dalla stagione 1974/75 i Rockets cessano di esistere e nascono i Denver Nuggets

Il calo di pubblico e la difficile situazione in campo portarono la dirigenza a prendere importanti decisioni nel corso del giugno 1974: Hannum fu licenziato dal doppio ruolo di coach e GM, sostituito in panchina da Larry Brown, affiancato dal compagno di tante avventure Doug Moe, dando il ruolo di GM a Carl Scheer (tutti provenienti dai Cougars), e con queste mosse presero vita i nuovi Denver Nuggets, un nome scelto per la storia mineraria del Colorado e per la famosa corsa all’oro del tardo 1800. Il roster fu stravolto, solo Simpson, Robisch e Beck rimasero, mentre Jabali fu ceduto a San Diego dove vide continuare i problemi alle ginocchia e alla schiena che lo portarono ad un prematuro ritiro. Furono firmati Bobby Jones, power forward preso dalla University of North Carolina (viste anche le connessioni di Brown e Moe con i Tarheels), un giocatore che divenne noto per la sua percentuale al tiro altissima (leader ABA con oltre il 60%) e per la sua difesa asfissiante, e soprattutto Mack Calvin, piccola ma inarrestabile guardia già All Star ABA, che seguì il cammino di Brown dai Cougars, e mise in piedi una super stagione da 19.5 punti, 7.7 assist (migliore nella lega) e quasi il 90% ai liberi (migliore nella lega). Questi innesti in aggiunta a Simpson che per il 4°anno in fila fu il miglior marcatore di squadra con 20.6 punti e al solido duo Robisch-Beck, portarono al successo lo stile di gioco e i dettami del nuovo coaching staff, trasformando i Nuggets nella miglior squadra della lega.

Bobby Jones (a destra), fu per 10 anni consecutivi 1°quintetto difensivo della lega (2 anni in ABA e 8 in NBA)

Bobby Jones (a destra), fu per 10 anni consecutivi 1°quintetto difensivo della lega (2 anni in ABA e 8 in NBA)

Il record parlava chiaro, 65W-19L con un perentorio 40-2 tra le mura amiche (miglior record casalingo nel basket professionistico fino al 41-1 dei Celtics nel 1985-86) con Brown eletto coach dell’anno, ma dopo una vittoria al 1° turno contro gli Stars, facendo saltare il banco in gara-6 a Salt Lake City, ancora una volta il cammino di Denver si scontrò con quello dei Pacers. La squadra di Leonard riuscì ad espugnare l’Auditorium Arena in gara-2 e in gara-5 mettendo con le spalle al muro i Nuggets, ma la squadra di Brown vinse una equilibrata gara-6 messa in ghiaccio dai liberi a bersaglio di Calvin, non riuscendo però a porre un freno a McGinnis (40 punti e 23 rimbalzi) nella decisiva gara-7, perdendo la terza partita interna consecutiva ai playoff, dopo averne perse appena 2 nei 6 mesi precedenti. Si arrivò così all’ultimo anno della ABA e i Nuggets, decisi a fare il passo definitivo per la consacrazione, allestirono una formazione impressionante: prima firmarono un’altra star del college, tale David Thompson, ala piccola campione NCAA nel 1974 con North Carolina State University, scelto inizialmente dagli Squires e ottenuto per Mack Calvin e Mike Green, poi con una trade spedirono Robisch ai Claws in cambio di Dan Issel, campione ABA l’anno precedente con i Colonels, un lavoratore instancabile che dopo una annata di alti e bassi tornò a produrre più di 20 punti e 10 rimbalzi di media giocando da centro. Nella nuova McNichols Arena da circa 18 mila posti i Nuggets toccarono ancora le 60W in stagione regolare ottenendo il miglior record della lega per il 2°anno di fila, vincendo anche un insolito All Star Game contro il resto delle star ABA.

David Thompson con la specialità della casa

David Thompson con la specialità della casa

Thompson, conosciuto come “Skywalker” per le sue incredibili doti atletiche e per come veleggiava in aria (aveva una elevazione da fermo di circa 1.10 metri, fece diventare famosa la giocata dell’alley oop sin dai tempi del college e fu definito come una fonte di ispirazione da Michael Jordan), guidò i Nuggets anche con un mid-range fenomenale e con 26 punti, il 51.5% al tiro, 6.3 rimbalzi, 3.7 assist fu eletto rookie of the year. I playoff disputati in forma ridotta visti i continui abbandoni nella lega, videro prima la vittoria di Denver contro i Colonels dopo una lunga maratona conclusasi solo a gara-7 grazie ai 40 punti di Thompson, approdando così alle ultime ABA Finals contro i Nets di Julius Erving. Sotto 3-1 nella serie, i Nuggets ebbero un sussulto d’orgoglio davanti al proprio pubblico vincendo per 118-110 una sofferta gara-5, sfruttando i 21 punti e 11 rimbalzi di un redivivo Dan Issel, salvo poi incappare in una tremenda batosta al Nassau Coliseum che mise fine ai sogni di gloria della squadra di Brown. Infatti con 5′ al termine del 3° quarto i Nuggets conducevano per 80-58 e stavano già pregustando una gara-7 da tutto esaurito alla McNichols Arena. Purtroppo la reazione dei padroni di casa fu rabbiosa e per 5′ lunghi minuti i Nuggets non segnarono dal campo, perdendo poi il controllo nell’ultimo periodo dove misero a referto appena 14 punti, venendo clamorosamente sconfitti per 112-106, nonostante i 42 punti di Thompson (vedi video sottostante) e i 30 e 20 rimbalzi di Issel.

I Nets erano campioni, ma con un seguito di pubblico del genere e con una squadra così talentuosa, i Nuggets presero parte alla fusione con la NBA e sempre guidati dal trio Thompson-Issel-Jones, oltre che da Larry Brown in panchina, l’anno seguente vinsero la Midwest Division con 50W-32L senza stupire nessuno. Thompson in particolare divenne il simbolo dei Nuggets per ben 7 stagioni, nonostante una carriera limitata dai problemi con la droga e ora il suo n°33 è appeso in cima al Pepsi Center, al fianco del n°40 di Beck, del n°44 di Issel e al nome di Doug Moe che divenne coach dei Nuggets per ben 10 stagioni dal 1980.


Indice “DailyBasket Focus – ABA History”

Puntata 1 – La nascita e i primi passi
Puntata 2 – Tra difficoltà economiche e la fine delle ostilità
Puntata 3 – Pipers, dal successo all’anonimato (1^parte)
Puntata 4 – Pipers, dal successo all’anonimato (2^parte)
Puntata 5 – Buccaneers, i primi anni positivi a New Orleans (1^parte)
Puntata 6 – Buccaneers, l’addio alla Louisiana e l’approdo a Memphis (2^parte)
Puntata 7 – Buccaneers, dagli anni disastrosi dei Memphis Tams fino all’epilogo (3^parte)
Puntata 8 – Oaks, dall’ingaggio di Barry alla scoperta di Jabali fino all’abbandono della California (1^parte)
Puntata 9 – Oaks, gli anni dei Virginia Squires tra Charlie Scott, Julius Erving e George Gervin (2^parte)
Puntata 10 – Muskies, l’anno a Minneapolis e l’approdo a Miami come Floridians (1^parte)
Puntata 11 – Floridians, gli anni di coach Bass, di Calvin, Jones e Jabali (2^parte)
Puntata 12 – Conquistadors, da coach K.C. Jones all’ingaggio di Wilt Chamberlain (1^parte)
Puntata 13 – Conquistadors, l’addio a Chamberlain e l’inizio del declino dei nuovi Sails (2^parte)
Puntata 14 – Amigos, l’anno deludente ad Anaheim e la nascita dei gloriosi Stars di Bill Sharman (1^parte)
Puntata 15 – Stars, i primi ruggenti anni ’70 con le sfide ai Pacers fino alla bancarotta (2^parte)
Puntata 16 – Mavericks, il disasatro a Houston e la nascita dei Carolina Cougars di Billy Cunningham e Larry Brown (1^parte)
Puntata 17 – Cougars, l’ultimo anno di Cunningham fino alla nascita dei disfunzionali Spirits of St. Louis (2^parte)
Puntata 18 – Colonels, dalle iniziali difficoltà fino alle scelte di Dan Issel e Artis Gilmore (1^parte)
Puntata 19 – Colonels, dal successo con coach Hubie Brown fino alla sorprendente scomparsa (2^parte)
Puntata 20 – Spurs, gli anni a Dallas come Chaparrals (1^parte)
Puntata 21 – Spurs, i primi anni a San Antonio con James Silas e George Gervin (2^parte)
Puntata 22 – Pacers, dai gloriosi anni di Brown, Daniels e Lewis fino all’arrivo di McGinnis (1^parte)
Puntata 23 – Pacers, dal back to back al difficile approdo nella NBA (2^parte)
Puntata 24 – Nuggets, le prime stagioni a Denver come Rockets tra Spencer Haywood e Ralph Simpson (1^parte)


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