Sono stati da poco ufficializzati gli starters della prossima edizione di Los Angeles dell’All Star Game. Come avevamo riportato prima dell’inizio della stagione, questa edizione sarà caratterizzata da una nuova modalità di formazione delle due squadre che non saranno più divise tra Est e Ovest. Le votazioni sono rimaste le stesse: i dieci giocatori più votati della Eastern Conference e della Western Conference comporranno gli strating five ma come? Prima di tutto i due giocatori più votati nelle due conference saranno i capitani. LeBron James e Stephen Curry si sono aggiudicati il diritto di esserlo e di selezionare quindi i componenti della propria squadra. Si, proprio come il più classico dei campetti domenicali in cui tra amici si sceglievano due capitani e col pari o dispari si decideva chi iniziava a chiamare, con la differenza però che qui non ci saranno i ragazzi del paese, ma campioni di livello mondiale. I più votati a Est oltre a James sono stati: Kyrie Irving, Giannis Antetokoumpo, DeMar DeRozan e Joel Embiid. Per quanto riguarda l’Ovest dietro a Curry il maggior  numero di voti sono andati a: Kevin Durant, James Harden, Anthony Davis e DeMarcus Cousins.

Il Re inizierà con la prima chiamata, potendo scegliere senza limitazioni tra questi otto, poi andrà Curry fino e così via, fino a formare la composizione finale dei quintetti. Anche la votazione per le “riserve” non è cambiata: verranno sempre scelti dai coach di ciascuna Conference con l’obbligo di selezionare due giocatori del backcourt, tre del frontcourt e due ulteriori indipendentemente dal ruolo. I coach non possono votare giocatori della propria squadra. I rimanenti sette per squadra usciranno da questa selezione e i due capitani sceglieranno da questi, sempre in modo alternato, per comporre il loro team di 12 giocatori. I due coach che alleneranno le due squadre saranno selezionati in base a chi avrà il miglior record con la propria squadra al quattro di Febbraio.

Adam Silver con queste modifiche, sta provando a ravvivare un evento che negli ultimi anni ha perso totalmente di competitività. Forse non sarà la soluzione definitiva, ma far scegliere ai giocatori mettendo sul piatto anche rapporti personali, antipatie, simpatie o delusioni per non essere stati chiamati dal proprio amico, potrebbe far alzare il livello di agonismo che questi talenti mostruosi possono mettere in campo, facendo tornare interessante questa partita.

Chissà se LeBron chiamerà Irving…