Parte oggi la nuova rubrica dedicata al basket NBA. Rubrica che cercherà di raccontarvi settimanalmente le news più interessanti e curiose.

Partiamo da San Antonio. La squadra di Gregg Popovich anche in questa stagione è ampiamente in zona playoff (dal 1968-69 a oggi sono mancati dai playoff soltanto in cinque occasioni), ma la sensazione è quella di una squadra che sia alla fine di un ciclo straordinario. Tanti giocatori sono inevitabilmente sul viale del tramonto: Tony Parker, Manu Ginobili e Pau Gasol. A fare ancora più nebulosa la situazione in casa Spurs sono le dichiarazioni di Kawhi Leonard, stella da cui San Antonio vorrebbe ripartire, secondo le quali il giocatore nativo di Los Angeles avrebbe deciso di non scendere più in campo per questa stagione (solo 9 partite giocate a causa di problemi alla caviglia e alla spalla) nonostante l’ok datogli dai medici. Decisione assolutamente non apprezzata dalla dirigenza che sembra essere ai ferri corti con Leonard. Ancora due anni di contratto legano le due parti, ma alla luce di questi fatti una trade durante l’estate non sarebbe poi così clamorosa.

Mese incredibile quello di Febbraio per Anthony Davis: 33.9 punti, 13.2  rimbalzi, 2.3 assist, 2.3 rubate e 2.6 stoppate di media a gara. Impressionante! Titolo di giocatore del mese della Western Conference più che meritato. Dopo la perdita di DeMarcus Cousins per tutta la stagione, i Pelicans sembrano aver assorbito il colpo e hanno chiuso il mese inanellando 6 vittorie consecutive. Bella reazione dopo aver perso un giocatore di questa portata, con Davis che sta avendo cifre clamorose ma anche con coach Alvin Gentry che ha saputo mantenere saldo il gruppo, e ha trovato una nuova identità alla squadra.

 

(credits NBA)

LeBron James, tanto per cambiare, entra ancora una volta nella storia del gioco. Dopo l’ennesima tripla doppia stagionale (dodici per la precisione) ottenuta nella partita casalinga contro i Brooklyn Nets, diventa l’unico giocatore della storia NBA ad ottenere in carriera almeno 30mila punti, 8mila rimbalzi e 8mila assist. Oltre a questo, come se non bastasse, LeBron per la prima volta in carriera chiuderà un mese di stagione regolare con una tripla doppia di media, e questo gli ha permesso di vincere il titolo di giocatore del mese nella Eastern Conference. Stagione davvero meravigliosa quella di James a livello di numeri personali. Tutto questo prima dell’estate in cui sarà free agent e in cui potrebbe andare a firmare un contratto faraonico, vista l’importanza del giocatore e i numeri messi insieme fino ad ora. Inutile dire che una telefonata ai Cavs arriverà probabilmente da tutte le altre ventinove franchigie per capire la volontà del nativo di Akron. James si è detto piacevolmente meravigliato dei messaggi d’amore che gli stanno arrivando da Philadelphia: tutta la città infatti sembra essersi messa in moto per una campagna di reclutamento e convincimento nei confronti di James con messaggi lanciati ovunque, e con uno slogan veramente simpatico che ricalca il classico “trust the process” diventato per l’occasione “complete the process“. Difficile capire ora dove deciderà di andare LeBron o se alla fine rimarrà a “casa”, ma sicuramente vederlo ai Sixers sarebbe davvero accattivante.

 

(credits NBA)

La vittoria di Miami in casa con Philadelphia ha un sapore molto retrò; il canestro della vittoria viene segnato da Dwyane Wade a 5.9″ secondi dalla fine. Questo canestro è molto importante per due motivi: il primo riguarda il ritorno di Wade a Miami, tanto osannato e voluto ma fino a quel canestro non così sfavillante. L’ex giocatore di Bulls e Cavs in uscita dalla panchina contro Phila ha fatto rivedere il Wade versione 1.0 di Miami con 27 punti, 3 palle rubate e due triple a segno. Il secondo motivo è quello che questo tiro può far scattare nella testa di Wade, che solo pochi giorni fa aveva risposto così alla domanda di Barry Jackson del Miami Herald sul suo futuro in NBA : “Non so se giocherò la prossima stagione. Ho detto a tutte le persone attorno a me che prenderò la decisione alla fine di questa annata con gli Heat. E’ il primo anno in cui arrivo all’estate con questo pensiero. Sono sempre arrivato alla fine della stagione come free agent o in uscita da un contratto pronto per firmarne un altro. Quando arriverò a quella decisione vedrò come mi sentirò, vedrò i progetti della franchigia e poi deciderò: ma in ogni caso la decisione sarà solo mia“. Un Wade pronto a lasciare, ma che dopo una giocata del genere può ritrovare la voglia dei continuare e di mettersi ancora in gioco.

I Denver Nuggets nella sfida interna contro i Los Angeles Clippers persa per 122 a 120, ritrovano dopo 44 partite di assenza, per un infortunio al polso, Paul Millsap. In uscita dalla panchina Millsap ha giocato 23 minuti segnando 9 punti. Aldilà della sconfitta i Nuggets ritrovano un giocatore fondamentale, firmato in estate per tre anni con una Team Option sul terzo, che potrà dare un contributo di alto livello nella rincorsa dei Nuggets all’ottavo posto a Ovest.

Il mese di Febbraio oltre ad essere quello di LeBron James è sicuramente anche quello degli Houston Rockets; infatti la squadra texana ha vinto tutte le partite di questo mese (e ha una striscia aperta di 14 vittorie consecutive) e sta dominando la Western Conference (insieme a Golden State) in cui è in vetta. Guidati dal duo Paul/Harden i numeri sono impressionanti: 113.8 punti a gara (secondi nella lega) e miglior Offensive Rating con 115.7. Al momento attuale i Rockets di Mike D’Antoni sembrano l’unica vera antagonista credibile degli Warriors.

 

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Nella stagione triste e poco competitiva dei Dallas Mavericks arriva comunque un evento da celebrare. Nella partita casalinga, persa all’overtime, contro gli Oklahoma City Thunder durante il secondo quarto, Dirk Nowitzki diventa uno dei sei giocatori di tutta la storia della NBA a superare quota 31 mila punti segnati. Classico tiro cadendo all’indietro, per celebrare lo storico momento. Dirk entra a far parte di un gruppo di giocatori a dir poco sensazionali: Kareem Abdul-Jabbar, Karl Malone, Kobe BryantMichael Jordan e Wilt Chamberlain.

I Phoenix Suns che nel corso della stagione avevano licenziato coach Earl Watson a causa degli scarsi risultati, per poi affidare la pacchiana a Jay Triano, non sembrano intenzionati a voler continuare con quest’ultimo in panchina la prossima stagione. I Suns infatti sembrano già voler muoversi in tale direzione per poter mettere sotto contratto appena possibile l’ex coach di Memphis (esonerato lui pure durante la stagione) David Fizdale. Sicuramente per un cantiere aperto come Phoenix, dove Devin Booker è l’unica certezza, l’esperienza di Fizdale potrebbe essere molto importante per avviare finalmente una ricostruzione sensata.

Parliamo ora di rookie. In un anno dove molti dei giocatori pescati dal draft scorso si stanno dimostrando interessanti, due in particolare nel mese di Febbraio, si sono distinti e hanno vinto il premio di rookie del mese. Per quanto riguarda la Eastern Conference il premio è andato a Ben Simmons che nel mese appena finito ha viaggiato a 18.2 punti,7.6 rimbalzi e 8.3 assist di media, aiutando i propri Philadelphia 76ers a vincere otto partite nelle ultime dieci. Nella Western Conference invece è stato Donovan Mitchell degli Utah Jazz a meritarsi tale onorificenza; più che meritata visto che il suo mese di Febbrio recita 21.4 punti, 4.2 rimbalzi e 3.8 assist di media a gara.

 

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Dopo aver concordato con la dirigenza dei Los Angeles Lakers il proprio buyout, Corey Brewer si accasa agli Oklahoma City thunder. Il contratto terminerà alla comunque alla fine di questa stagione. Brewer, veterano NBA con 14 stagioni alle spalle, approda in una squadra sicuramente competitiva e con altre ambizioni rispetto ai Lakers e dalla panchina potrebbe dare ancora un piccolo contributo con la sua velocità e capacità di rubare palloni. In stagione stava giocando pochissimi minuti (12.9 di media) e segnando soltanto 3.7 punti di media. Vedremo ora se riuscirà a ritagliarsi uno spazio più ampio all’interno delle rotazioni dei Thunder.

Continua il momento pazzesco di Damian Lillard, che nella partita vinta in casa dai suoi Blazers contro i Minnesota Timberwolves ha segnato 35 punti. Nelle ultime due settimane Lillard sta mettendo assieme cifre completamente senza senso: 41.7 punti di media a cui aggiunge 7.3 rimbalzi e 8.3 assist e come se non bastasse le triple a bersaglio a gasarono 4.3. Beneficiando di questo momento d’oro del proprio leader, Portland ha una striscia di cinque vittorie consecutive e un posto ormai assicurato nei playoff. Questi Blazers, con gli Spurs un po’ in calo, potrebbero essere una vera mina vagante a Ovest.

 

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La storia di Derrik Rose per quanto riguarda il basket giocato sembra essere vicina alla fine. Dopo essere stato ceduto agli Utah Jazz dai Cavs prima della trade deadline, Rose è stato tagliato anche dalla squadra di Salt Lake City. In un primo momento l’MVP della stagione 2010-2011 sembrava doversi accasare ai Minnesota Timberwolves ma così non è stato ed è tutt’ora in cerca di squadra. Gli infortuni hanno trasformato un giocatore superlativo in un “semplice” giocatore di rotazione. Le ultime news su di lui parlano di un uomo solo, che si sta allenando da solo, a Cleveland in attesa di una chiamata da qualche squadra, chiamata che per ora non sta arrivando. Questo aggiunto alle dichiarazioni di ritiro (poi smentite ma sempre e comunque dette), alla sparizione dell’anno scorso dai Knicks per alcuni giorni, fanno presagire che la carriera di Rose probabilmente è al capolinea. Qualcuno prenderà in mano il telefono prima di giovedì (termine ultimo per firmare free agent in modo da poterli far giocare ai playoff) per dare un’altra chance a Rose?

Per quanto riguarda il mercato due giocatori molto importanti hanno dichiarato di voler restare nella propria squadra attuale. Il primo è DeAndre Jordan, al centro di tanti rumors di mercato in questa stagione, che nella giornata di ieri ha dichiarato questo a Michael Lee di Yahoo Sports: ” Sono qui e sono concentrato sui Clippers. Mi auguro di poter giocare qui altri dieci anni ed è questo il mio obiettivo“. Parole d’amore di D.J. verso la propria squadra che potrà continuare a ricostruire, dopo la partenza di Blake Griffin, su basi solide. Anche l’MVP delle ultime Finals Kevin Durant, che ha una player option sul proprio contratto alla fine di questa stagione, ha spazzato via ogni possibilità di vederlo con un’altra uniforme dichiarando a USA Today di essere sicuro al 100% di voler rinnovare con i Golden State Warriors.


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