Una partita storica è importante anche se giocata in terra inglese. Come è consuetudine da qualche stagione, la NBA porta una partita di regular season a Londra per far godere di questo spettacolo anche noi europei. Partita di sicuro interesse perché a sfidarsi c’erano i Celtics di Kyrie Irving, una delle migliori squadre NBA, e i Philadelphia 76ers pieni di talento e giocatori dal futuro assicurato.

114-103 in favore dei Celtics è stato il punteggio finale, ma questa sfida ci ha lasciato dubbi (su Phila) e certezze (su Boston). I Celtics sono partiti male, deconcentrati, andando sotto anche di 20 punti. Ma la squadra di Brad Stevens ha dimostrato nel secondo tempo che quando è “sul pezzo” difensivamente è davvero difficile da battere. Con un parziale di 37 a 22 nel terzo quarto, Boston ha tramortito i Sixers che non sono più stati capaci di reagire e rientrare. I nomi da segnalare sono i soliti: Irving ha segnato si 20 punti, ma oltre a questo si è dimostrato il vero leader della squadra, segnando canestri pesanti nei momenti topici della gara. Tatum è un rookie, ma impressiona per la sua maturità; capace di aspettare la partita senza forzare e di segnare con una pulizia tecnica spettacolare. A questi aggiungiamo i 21 punti di Brown e i 19 dalla panchina di un Marcus Morris, capace di caricarsi sulle spalle la second unit dei Celtics e ormai recuperato a pieno dal problema al ginocchio che lo affliggeva da inizio stagione.

Philadelphia invece ha lasciato qualche dubbio. Ben Simmons (16 punti) con la sua capacità di creare gioco per se e per i compagni e Joel Embiid (15 punti e 10 rimbalzi) con le proprie doti offensive sono i fari e le stelle future di questa squadra. Ma la strada dei Sixers per diventare una realtà solida e competitiva sembra ancora lunga. Il primo tempo ha fatto vedere tutto ciò che ha di buono la squadra di Brett Brown, movimento della palla veloce, transizione ed Embiid cercato spesso nel pitturato con risultati ottimi. Ma quando Boston ha aumentato la propria intensità difensiva, Simmons e compagni sono andati in difficoltà e non hanno saputo reagire al parziale sopracitato dei Celtics, segnando nel secondo tempo soltanto 46 punti. Questi ragazzi arrivano da anni di sconfitte e di attesa; per costruire a livello anche mentale una squadra vincente servirà ancora tempo e tanta maturazione da parte dei giocatori e dello staff tecnico per gestire al meglio i momenti decisivi della partita.